8
La consapevolezza del problema ambientale, e le attività che ne sono
derivate, ha seguito un percorso da valle a monte: dalla cura
dell’inquinamento (le politiche end-of-pipe tese a neutralizzare gli
effetti ambientali negativi prodotti dalle attività produttive),
all’intervento sui processi produttivi che generano tale inquinamento
(il tema delle tecnologie pulite), alla riprogettazione dei prodotti che
rendono necessari tali processi (il tema dei prodotti puliti). Infine, la
consapevolezza del problema ambientale ha portato alla discussione e
al riorientamento dei comportamenti sociali, cioè delle domande di
prodotti e servizi che, in ultima istanza, motivano l’esistenza di tali
processi e di tali prodotti (il tema dei consumi puliti).
Tale progressione ha comportato una trasformazione delle variabili in
gioco: se il primo gradino (quello delle tecnologie pulite) mette in
campo questioni principalmente tecniche, in quelli successivi (prodotti
e consumi puliti) si amplia progressivamente il ruolo delle questioni
sociali e culturali. Infatti lo sviluppo di prodotti puliti può anche
richiedere delle tecnologie pulite, ma richiede certamente una nuova
capacità progettuale. E similmente, ma in mondo ancora più marcato,
promuovere consumi e comportamenti puliti può richiedere nuovi
prodotti, ma può anche comportare di guidare le scelte verso un nuovo
mix di prodotti e servizi che, per essere accettati, richiedono un
cambiamento nella cultura e nei comportamenti degli utilizzatori.
Proporsi di sviluppare il design per la sostenibilità significa
promuovere la capacità del sistema produttivo di rispondere alla
domanda sociale di benessere utilizzando una quantità di risorse
ambientali drasticamente inferiore di quella attualmente necessaria.
Questo richiede di gestire in modo coordinato tutti gli strumenti di cui
si dispone (prodotti, servizi e comunicazione) e di dare unitarietà e
visibilità alle proprie proposte.
Se da un lato lo scopo dell’economia globale è quello di massimizzare
la ricchezza e il potere delle sue élite; lo scopo dell’eco design è
quello di massimizzare la sostenibilità della rete della vita2.
2
Per Capra la natura e gli esseri viventi non sono entità isolate, ma sempre e comunque “sistemi viventi” dove il
singolo è in uno stretto rapporto di interdipendenza con i suoi simili e il sistema tutto. La somma di queste relazioni,
9
Questi due scenari si trovano oggi in rotta di collisione, in quanto la
forma attualmente assunta dal capitalismo globale è ecologicamente e
socialmente insostenibile.
La grande sfida del Ventunesimo secolo sarà pertanto quella di
cambiare il sistema dei valori che sta alla base dell’economia globale,
in modo da renderla compatibile con le esigenze della dignità umana e
della sostenibilità ecologica.
che legano gli universi della psiche, della biologia, della società e della cultura è una rete: la rete della vita. Fritjof
Capra La scienza della vita; RCS libri S.p.A; Milano 2002, p 380.
10
1. Ergonomia e progettazione industriale
1.1. Definizione ed evoluzione dell’approccio ergonomico in Italia
Secondo la più recente definizione elaborata dalla SIE, Società
Italiana di Ergonomia “l’ergonomia3 è un corpus di conoscenze
interdisciplinari in grado di analizzare, progettare e valutare sistemi
semplici o complessi, nei quali l’uomo figura come operatore o come
utente. Persegue competenza e compatibilità tra il mondo che ci
circonda- oggetti, servizi, ambienti di vita e di lavoro- ed esigenze
umane di natura psico-fisica e sociale, anche con l’obiettivo di
migliorare l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi. Il suo obiettivo è
l’adattamento delle condizioni ambientali, strumentali e organizzative
in cui si svolgono le attività umane, alle esigenze dell’individuo
definite sulla base delle sue esigenze fisiologiche, psicologiche e
socio-culturali, e dei compiti che egli è chiamato a svolgere”.
Nata ufficialmente alla fine degli anni ’40 l’ergonomia è un settore di
ricerca ancora relativamente giovane.
Nel suo periodo iniziale si è rivolta principalmente allo studio dei
sistemi uomo-macchina sulla scorta delle conoscenze interdisciplinari
relative al fattore umano, cioè alle caratteristiche fisiche e psico-
percettive dell’uomo.
Successivamente, dalla fine degli anni ’70, l’ergonomia ha esteso i
suoi campi di interesse e di intervento verso settori sempre più ampi
delle attività umane, sino a coinvolgere oggi lo studio delle esigenze e
delle capacità dell’uomo in tutte le attività di vita e di lavoro.
3
Francesca Tosi Ergonomia e progetto, Franco Angeli s.r.l, Milano 2006, p.24.
11
In particolare lo sviluppo della tecnologia e l’apertura di nuovi ambiti
di applicazione delle conoscenze sul fattore umano hanno orientato la
ricerca ergonomica verso la definizione di strumenti metodologici e
operativi in grado di garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori
e di incrementare l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi.
Di conseguenza il termine ergonomia ha assunto significati sempre
più estesi dell’originario adattamento del lavoro all’uomo,
comprendendo oggi l’analisi, la valutazione e la progettazione
dell’interazione uomo-ambiente-prodotto nei diversi contesti in cui si
svolgono le attività dell’uomo.
I campi di ricerca e di intervento più recenti (lo studio dell’interazione
uomo sistema, lo sviluppo delle procedure di verifica dell’usabilità e
della sicurezza d’uso degli ambienti, dei prodotti, delle attrezzature)
testimoniano la carica innovativa della ricerca ergonomica e la sua
capacità di affrontare e di risolvere i problemi sempre nuovi posti
dall’evoluzione tecnologica e sociale.
Se si analizzano le diverse definizioni date all’ergonomia nel corso
della sua storia è evidente come queste riflettano da un lato la
progressiva evoluzione dei suoi contenuti e campi di intervento,
dall’altro l’interpretazione più o meno estesa che dell’ergonomia
hanno dato ricercatori e professionisti.
La matrice comune a tutte le definizioni di ergonomia è costituita da
tre parole chiave:
• Interdisciplinarietà: che rappresenta il carattere distintivo
dell’ergonomia fin dalla sua origine. L’ergonomia4 nasce infatti
non come disciplina, ossia come settore di ricerca definito dalla
specificità dell’approccio scientifico e dalla identificabilità
dell’oggetto di studio, ma come corpus di conoscenze, approccio
interdisciplinare, osmosi di conoscenze, ossia come ambito di
studio e di intervento nel quale si integrano conoscenze e strumenti
metodologici provenienti da differenti settori disciplinari.
4
Francesca Tosi Ergonomia e progetto, Franco Angeli s.r.l, Milano 2006, p 25.
12
• Lavoro: dal termine greco ergon (lavoro) oggi inteso come
insieme delle attività dell’uomo.
Dall’ambito di ricerca tradizionale in cui l’ergonomia si occupava
della valutazione e progettazione della postazione e del
microclima del lavoro, allo studio dei sistemi uomo-ambiente-
prodotto all’interno di tutti i campi in cui si svolgono le attività
umane.
• Adattamento del lavoro all’uomo: questa parola chiave
sottolinea un totale cambiamento di prospettiva nello studio del
rapporto uomo-ambiente-prodotto. L’oggetto di interesse si sposta
dalle caratteristiche e prestazioni dell’oggetto (prodotto, ambiente
o servizio) all’effetto che queste producono sull’uomo.
Nell’arco di 50 anni di storia l’ergonomia segue dunque due
direttrici di sviluppo, la prima caratterizzata dallo studio del micro
ambiente ossia il luogo e la postazione di lavoro e dalla
valutazione e progettazione dei sistemi; la seconda dalla
progressiva focalizzazione sull’utente reale e sulle specificità
dell’interazione utente- prodotto come obiettivo del suo intervento.
Non è più l’uomo genericamente inteso ad essere oggetto di
studio, ma l’utente reale analizzato nel contesto in cui opera di cui
diventa parte integrante insieme alle attrezzature che utilizza.
13
Definizioni di Ergonomia
K.H.F Murrel (1949)
“To fitting the job to the worker”
Adattare il lavoro all’uomo
International Ergonomics Association (IEA)
L’Ergonomia (o Human Factors) è la disciplina scientifica che
studia l’interazione tra gli individui e gli altri elementi di un
sistema nello svolgimento di una determinata attività. Obiettivo
dell’ergonomia è accrescere il benessere dell’uomo e la
performance complessiva del sistema attraverso l’ottimizzazione
della compatibilità uomo-sistema. L’esame progettuale
dell’interazione uomo-sistema include fattori fisici, cognitivi,
organizzativi e ambientali.
E. Grandjen (1983)
Lo studio del comportamento dell’uomo durante il lavoro
G. Cribini (1991)
Oggetto dell’ergonomia sono tutte le relazioni che i soggetti
umani stabiliscono e aggiustano nel corso delle proprie attività
attraverso interrelazioni con l’ambiente, con gli oggetti, con gli
strumenti di lavoro e con altri soggetti.
S.Pheasant (1996)
L’ergonomia è la scienza del lavoro, delle persone che lavorano
e dei modi in cui lavorano, degli strumenti e delle attrezzature
che utilizzano, dei luoghi nei quali lavorano, e degli aspetti
psicosociali delle situazioni di lavoro.
Ergonomics Society (United Kingdom)
L’ergonomia, o Human Factors come è conosciuta negli USA, è
la disciplina che si occupa di studiare le caratteristiche e le
limitazioni umane e applicare queste conoscenze al
miglioramento dell’interazione delle persone con prodotti,
sistemi e ambiente.
Figura 1: Alcune definizioni di ergonomia.
14
Fin dalla sua nascita l’ergonomia ha sviluppato un intenso dibattito
che con il passare del tempo ha consentito di consolidare quei principi
“ filosofici” che ne costituiscono la struttura concettuale.
Questi principi affermano che l’ergonomia è una disciplina che mira al
cambiamento (cioè al progetto) e che quindi è strettamente legata al
fare e che la sua applicazione è influenzata dalle spinte provenienti dal
mondo reale esterno.
Anche in Italia i campi d’azione della ricerca ergonomica applicata si
sono modificati parallelamente all’evoluzione degli aspetti che
caratterizzano la società.
Negli anni ’60 si inizia a parlare di ergonomia in Italia, ma le sue tesi
appaiono come lusso da paesi ricchi. Sono gli anni in cui il nostro
paese avviava a conclusione il cosiddetto “boom economico” che lo
aveva visto impegnato in uno sviluppo economico e produttivo
repentino e poco attento ai costi umani.
L’ergonomia veniva quindi esercitata con tentativi a carattere
prevalentemente individuali, di studi, di contatti, di ricerche in ambito
antropometrico, della fisiologia e della medicina del lavoro,
dell’igiene industriale. Era già presente però in quegli anni
l’intenzione di fare dell’ergonomia un ambito disciplinare che
coinvolgesse al suo interno più discipline.
Sul finire degli anni ’60 si registrano le prime esperienze in fabbrica
volte a mettere a punto metodi analitici per l’individuazione delle
condizioni di rischio e progetti tesi al cambiamento delle condizioni di
lavoro. L’oggetto di queste ricerche è costituito da ciò che fino ad
allora la medicina del lavoro aveva affrontato solo in parte: le posture
di lavoro in riferimento agli impianti e agli strumenti di produzione, la
valutazione del costo energetico richiesto dalle singole operazioni e
dei parametri per la quantificazione degli stress termici.
Inoltre in quegli stessi anni veniva fondata la Società Italiana di
Ergonomia5 e l’ergonomia comincia ad essere attivata in ambito
universitario.
5
Una “Società Italiana di Ergonomia”venne costituita a Roma nel 1961, lo stesso anno in cui si costituiva a Stoccolma l’
International Ergonomics Association alla quale fin da allora la SIE sarà associata. Qualche anno dopo, nel 1996, viene
15
Negli anni ’70 l’attenzione dell’ergonomia si è rivolta più che altro
verso gli ambienti di lavoro ad alto rischio (siderurgia e miniere) ed in
seguito verso i luoghi di lavoro industriale per i problemi ambientali
(rumore, inquinamento, postura).
E’ il periodo in cui vengono fatti, ad esempio, una serie di interventi
progettuali sull’ambiente e sul posto di lavoro nel campo
dell’industria e della stampa.
I problemi che questo settore presentava riguardavano principalmente
la rumorosità delle grandi macchine da stampa tipografica dei
quotidiani e rotocalcografica dei periodici, l’inquinamento da solventi
e da polvere di carta.
L’ergonomia applicata ha permesso attraverso analisi interdisciplinari
e sperimentazioni pilota di attuare interventi fortemente migliorativi e
spesso risolutivi dei problemi dell’industria della stampa.
Dalla fine degli anni ’80 fino ai nostri giorni in concomitanza con la
rivoluzione informatica la ricerca ergonomica si sposta verso l’analisi
del settore terziario e del lavoro d’ufficio.
L’ufficio informatizzato diventa una realtà come lo era la fabbrica
robotizzata.
Alla disciplina ergonomica si chiede sempre più di intervenire sulla
fatica mentale, sullo stress e sulla qualità dell’informazione in
conseguenza del fatto che ci si accorge sempre di più che anche il
lavoro nel terziario presenta i problemi classici di tutti gli ambienti di
lavoro (può essere dannoso per le posture fisse e scorrette, per
l’impegno visivo e mentale).
Tutti gli interventi ergonomici in Italia nei primi vent’anni sono stati
prevalentemente correttivi, volti cioè a sanare situazioni già esistenti
nelle quali i danni si erano già manifestati.
Negli ultimi anni è venuta affermandosi l’idea che la vera prevenzione
si ha quando si interviene in sede di progetto prima che l’evento
dannoso si sia manifestato, ecco perché l’ergonomo viene sempre più
fondata una “Associazione Ergonomica Italiana” ad opera di un gruppo multidisciplinare di ricercatori milanesi. Infine
le due associazioni si fondano a Milano nel 1968 dando vita all’attuale “Società Italiana di Ergonomia” (Luigi Bandini
Buti Ergonomia olistica Il progetto per la variabilità umana, FrancoAngeli s.r.l, Milano 2008, p. 17-18)
16
coinvolto non solo nell’analisi ma anche nella progettazione di edifici,
macchine, prodotti e sistemi informatici.
Obiettivi dell’ergonomia sono oggi l’usabilità e la sicurezza dei
sistemi nei quali l’uomo figura come utente e come parte integrante
del sistema. L’usabilità e la sicurezza del sistema rappresentano le
condizioni essenziali per garantire sia il benessere dell’individuo che
lo stesso funzionamento del sistema, non solo in ambito lavorativo ma
anche in ambito domestico e privato.
Le più recenti linee di sviluppo sono orientate all’analisi della
specificità dell’interazione, cioè alla valutazione delle esigenze, del
comportamento, delle aspettative di coloro che utilizzano o che
potrebbero utilizzare un prodotto, ambiente, servizio.
L’utente è dunque inteso come fruitore reale a cui si rivolge il
progetto, al quale devono essere garantite condizioni di benessere,
sicurezza e semplicità d’uso che tengano conto delle sue specifiche
caratteristiche, esigenze, aspettative e dei compiti che è chiamato a
svolgere all’interno del contesto in cui opera.
1.2. Ergonomia e design
La progettazione ergonomica ha come obiettivo la realizzazione di
oggetti di qualità adatti all’uomo.
Spesso si intende per qualità del progetto la sua rispondenza alle
specifiche richieste, a prescindere dal fatto che esse rispondano o
meno ai bisogni reali dell’utente.
L’ergonomia6 contrappone a questo atteggiamento la qualità
ergonomica che è la rispondenza dell’oggetto alle reali esigenze
funzionali e alle caratteristiche psico-fisiologiche degli utenti. Il
design ergonomico agisce attivamente nel definire l’oggetto attraverso
l’analisi dell’utenza, delle sue caratteristiche e dei suoi bisogni reali.
6
Luigi Bandini Buti Ergonomia olistica Il progetto per la variabilità umana, FrancoAngeli s.r.l, Milano 2008, p. 79.