V
amministrazione
2
. Tale riforma è culminata nel testo della legge
del 7 giugno del 2000, n. 150, “un testo fondamentale, perché si tratta
del primo tentativo di definizione organica e unificata della disciplina della
comunicazione pubblica”
3
.
Alla luce delle revisioni apportate dal dettato normativo,
dunque, si è diffusa una nuova disciplina, la comunicazione
pubblica, una disciplina di “pubblica utilità che racchiude in sé
svariate finalità e tipologie di comunicazione tra cui quella politica, quella
propriamente istituzionale e quella sociale”
4
. I principi dottrinali di
questa disciplina ruotano tutti intorno all’idea che l’attività di
amministrazione degli enti pubblici si ponga, quale obiettivo
precipuo, quello di perseguire il bene della cittadinanza.
2
Dagli anni Novanta l’apparato burocratico italiano ha subito delle profonde modifiche
alla luce delle riforme legislative avviate dalla legge del 7 agosto 1990, n. 241, sul diritto di
accesso dei cittadini ai procedimenti e agli atti amministrativi e proseguite sino alle legge
del 7 giugno del 2000, n. 150, che disciplina le attività di informazione e di
comunicazione delle pubbliche amministrazioni.
3
P. Marsocci, Poteri e Pubblicità. Per una teoria giuridica della comunicazione istituzionale, Cedam,
Padova, 2002, p. 14.
4
A. Mancinelli, L’evoluzione della comunicazione pubblica in Italia, in Istituto nazionale per la
comunicazione (a cura di), Manuale di comunicazione pubblica, Maggioli editore, Rimini,
2002, p. 21.
VI
Pertanto, l’operato amministrativo dev’essere svolto nella
maniera più trasparente possibile e, dunque, ad esso deve
affiancarsi una costante attività di informazione e di
comunicazione nei confronti dei cittadini.
La comunicazione pubblica nasce proprio dall’esigenza delle
istituzioni, centrali, locali e periferiche, di informare il cittadino
sulle attività in corso e sui servizi offerti rispondendo,
contemporaneamente, al bisogno di chiarezza e di trasparenza
richiesto dalla cittadinanza. Dunque, le numerose leggi di
riforma della pubblica amministrazione, approvate dal
legislatore negli ultimi anni, hanno cambiato il funzionamento
interno dell’apparato burocratico proprio in questa direzione,
modificando il modo in cui gli enti pubblici si relazionano con
l’esterno. Infatti, il dettato normativo prevede che l’attività di
comunicazione pubblica abbandoni il proprio carattere di
eventualità divenendo “elemento determinante per lo svolgimento della
funzione amministrativa, per il perseguimento del fine
VII
dell’amministrazione”
5
.
Sulla base dell’innovazione normativa, negli ultimi anni le
attività di comunicazione e di informazione degli enti pubblici
sono cresciute sempre di più e nella quantità e nella qualità e le
istituzioni stesse hanno cominciato a definire una propria
immagine, credibile ma al tempo stesso accattivante, in grado di
catturare le attenzioni del cittadino con il fine ultimo di
instaurarvi un rapporto fiduciario e di veicolare un messaggio
chiaro e comprensibile per tutta la cittadinanza. Al riguardo, è
necessario che si effettuino delle comunicazioni chiare e dirette,
che facciano uso di un linguaggio semplice e comprensibile da
tutti: “il problema consiste dunque […] nell’individuare la soglia [per]
gestire la complessità fisiologica del sistema amministrativo senza che essa
gravi sui cittadini e sui soggetti economici”
6
. Sotto questo profilo la
comunicazione è uno strumento prezioso per semplificare
l’azione amministrativa perché spesso ciò che i cittadini
5
G. Azzariti, La comunicazione come funzione in G. Arena (a cura di), La funzione di
comunicazione nelle pubbliche amministrazioni, II ed., Maggioli, Rimini, 2004, p. 18.
6
G. Arena, La comunicazione di interesse generale, Il Mulino, Bologna, 1995, p. 39.
VIII
lamentano come complessità burocratica non è veramente tale,
ma risiede solo nella mancanza di informazioni comprensibili,
attendibili ed aggiornate.
In questo scenario di riforma, lo sviluppo delle nuove
tecnologie informatiche ha contribuito in maniera determinante
nel ridefinire le modalità delle attività di comunicazione interna
ed esterna degli enti pubblici, consolidando l’importanza
dell’utilizzo dei personal computer e lo sfruttamento della rete
internet presso gli uffici oltre che fornendo i mezzi adeguati per
raggiungere la cittadinanza mediante nuove attività di
comunicazione come, ad esempio, con i Portali e le reti civiche
amministrative.
Lo “stato dell’arte” di questo cambiamento basato sulla
comunicazione può essere osservato da tre differenti punti di
vista:
ξ dal punto di vista dottrinale, esaminando i principi ispiratori
di questa moderna disciplina quale è, appunto, la
comunicazione pubblica;
IX
ξ dal punto di vista normativo, analizzando il dettato
normativo delle principali leggi di riforma della pubblica
amministrazione approvate dagli anni Novanta ad oggi;
ξ da un punto di vista “interno” agli enti pubblici, osservando
l’attività di comunicazione pubblica svolta all’interno di un
ente locale preso come esempio.
Il fine ultimo di questo lavoro è dunque quello di
circoscrivere le principali problematiche al fine di verificare
l’importanza che assume la comunicazione pubblica per il
singolo cittadino.
10
PRIMA PARTE
DOTTRINA E NORMATIVA DELLA
COMUNICAZIONE PUBBLICA
11
CAPITOLO PRIMO
Spunti dottrinali
per una definizione di
comunicazione pubblica
12
1.1. INTRODUZIONE: UNA COMUNICAZIONE DIFFICILE DA
DEFINIRE.
L’attività di comunicazione degli enti pubblici è stata
introdotta nel nostro ordinamento da pochi anni e, pertanto,
non ha ancora trovato una propria specifica collocazione né
tanto meno una propria specifica identità. Per questa ragione, al
giorno d’oggi, non è possibile fornirne una definizione esatta
dato che la discussione è più che mai aperta ed i contributi
teorici numerosissimi. In particolare, il dibattito su questo tema
è vivace da una quindicina d’anni, da quando cioè si è avviata
una vera e propria rivoluzione normativa per la pubblica
amministrazione a livello nazionale
1
.
1
Il cambiamento normativo cui si fa riferimento riguarda l’introduzione
nell’ordinamento di alcune leggi che hanno modificato l’apparato amministrativo ed il
modo in cui la pubblica amministrazione si relaziona verso i cittadini. Le leggi principali
di riforma sono: la legge del 7 agosto 1990, n. 241, recante “Norme in materia di
procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”; il
decreto legislativo del 3 febbraio 1993, n. 29, recante “Norme per la razionalizzazione
dell’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e di revisione della disciplina in
materia di pubblico impiego”; la legge del 15 marzo 1997, n. 59, di “Delega al Governo
per il conferimento di funzioni e compiti a regioni ed enti locali, per la riforma della
13
La dottrina è ricca di testi e punti di vista autorevoli, ognuno
dei quali fornisce delle argomentazioni più o meno efficaci
volte a definire gli ambiti di interesse di tale problematica.
1.2 UN PO’ DI STORIA: LA CRISI DEGLI ANNI NOVANTA ED IL
CAMBIO DI PARADIGMA.
L’avvio dello studio della problematica relativa alla
comunicazione pubblica può essere fatto risalire ad una data
ben precisa. A livello normativo infatti, si può affermare con
una certa sicurezza, che la comunicazione pubblica sia nata
negli anni Novanta grazie alla promulgazione di due importanti
leggi di riforma della pubblica amministrazione: la legge dell’8
giugno 1990, n.142, di “Ordinamento delle Autonomie locali” e
la legge del 7 agosto 1990, n. 241, recante “Norme in materia di
Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa”; la legge del 15
maggio 1997, n. 127, contenente “Misure urgenti per lo snellimento dell’attività
amministrativa e dei procedimenti di decisione e di controllo” e la legge del 7 giugno
2000, n. 150, recante norme per la “Disciplina delle attività di informazione e di
comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni”.
14
procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai
documenti amministrativi”.
La prima di queste due leggi, la l. 142/90
2
, sancisce
l’autonomia statutaria degli enti locali che possono così dotarsi
di uno statuto proprio all’interno del quale determinare le
forme di partecipazione e di accesso alle informazioni e ai
procedimenti amministrativi dei cittadini. Inoltre, questa legge
sancisce l’obbligo della trasparenza degli enti pubblici nello
svolgimento delle proprie attività.
La seconda delle due leggi menzionate, la l. 241/90, pone
invece la comunicazione al servizio dei principi di trasparenza e
di accesso agli atti per il cittadino. In particolare, essa apre le
porte, fino ad allora inaccessibili, degli enti pubblici
permettendo ai cittadini di visionare gli atti ed i procedimenti
amministrativi che li riguardano in prima persona.
Dal 7 agosto del 1990, insomma, si comincia a parlare
2
Il testo di questa legge è stato assorbito, ai sensi del decreto legislativo del 18 agosto
2000, n. 267, dal “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”.
15
insistentemente di istituzioni aperte e trasparenti. E’ proprio
con la l. 241/90 che dunque nasce la comunicazione pubblica
sebbene essa, come sarà spiegato in seguito, trovi la propria
piena realizzazione in altre leggi più recenti
3
.
La ragion per cui questo lento processo di formazione delle
istituzioni “trasparenti” ed aperte al cittadino cominci proprio
nel 1990 è facile da intuire. A tutti è noto come il Parlamento e
le istituzioni italiane di quel periodo siano sconvolte dal caso
“Tangentopoli”.
La crisi di fiducia del popolo nei confronti delle istituzioni è
così forte in quel periodo, che cominciare a parlare di apertura,
di trasparenza e di vicinanza al cittadino sembra essere l’unica
soluzione, per quanto poco efficace, per gettare un po’ d’acqua
sul fuoco delle polemiche. Naturalmente, è lecito pensare che
queste leggi fossero già in cantiere da qualche tempo ma certo
gli eventi storici di quel particolare periodo hanno senza dubbio
3
Il riferimento è alla l. 59/97 e alla l. 127/97, le c.d. “leggi Bassanini” e alla legge
150/2000.
16
accelerato il processo di approvazione e di promulgazione delle
leggi stesse.
La legge sull’accesso agli atti amministrativi, in particolare (la
l. 241/90), segna un secco cambio di prospettiva che
consente così di riqualificare la disastrata immagine delle
istituzioni italiane a seguito della crisi degli anni Novanta nel
nome della trasparenza e della logica del servizio a favore del
cittadino.
Proprio grazie alla legge per l’accesso agli atti amministrativi,
si prospetta, dunque, un cambio di paradigma nell’attività delle
p.a.: “Un diverso modo di concepire l’amministrazione: da un tipo di
amministrazione ancora tradizionalmente separata e autoritaria ad
un’amministrazione di tipo nuovo, colloquiale, relazionale”
4
.
4
G. Azzariti, La comunicazione come funzione in: G. Arena (a cura di), La funzione di
comunicazione nelle pubbliche amministrazioni, II ed., Maggioli editore, Rimini, 2004, p. 17.
17
1.3 “LE COMUNICAZIONI PUBBLICHE”.
Una volta completata questa necessaria premessa storica è
possibile offrire una definizione pressoché completa di
comunicazione pubblica anche avvalendosi di alcune fra le più
interessanti argomentazioni proposte dalla dottrina.
La comunicazione pubblica viene definita dai più come una
comunicazione di pubblico interesse, “una comunicazione di
interesse generale”
5
e che riguarda pertanto tutti gli ambiti della
collettività.
Questa disciplina coinvolge diversi ambiti comunicativi e, di
conseguenza, si avvale degli strumenti utilizzati in svariati
settori della comunicazione.
Un errore che spesso viene fatto quando si tratta di
comunicazione pubblica è quello di limitare tale disciplina alla
sola comunicazione istituzionale. In realtà, la comunicazione
pubblica comprende anche la comunicazione sociale svolta
5
G. Arena, La comunicazione di interesse generale, Il Mulino, Bologna, 1995, p. 36.
18
dagli enti no-profit o quella svolta da quelle che vengono definite
come istituzioni “quasi pubbliche” come la Chiesa, le università
e le organizzazioni imprenditoriali e sindacali. In particolare,
diversi autori sostengono che “si definisce come pubblica quella
comunicazione che ha per oggetto gli affari di interesse generale, quelli che
in inglese vengono definiti pubblic affairs […]. La definizione […] di
comunicazione pubblica deriva insomma dagli oggetti ai quali si applica e
non dai soggetti che la praticano”
6
.
Quella pubblica è pertanto una forma di comunicazione
rivolta ad un target di utenti che varia di volta in volta a seconda
del tipo di messaggio che si vuole veicolare. Certo, si tratta di
un target sempre molto ampio dato che può comprendere intere
fasce di cittadini a livello locale, nazionale ed internazionale.
6
P. Mancini, Manuale di comunicazione pubblica, Laterza editrice, Roma-Bari, 2000, p. XI.