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Dall'umano al divino: la leva del corpo nei Cahiers di Simone Weil

A partire dalla lettura dei Quaderni di Simone Weil, in questo elaborato ci si propone di delineare un percorso che, nel pensiero della filosofa e mistica francese, conduca l'essere umano alla dimensione di Dio, del trascendente, a partire dal corpo inteso come tramite fondamentale secondo il principio della leva. Il ruolo del corpo verrà indagato su più livelli, passando per il complesso concetto di sventura e l'incarnazione nella figura di Cristo. Dopo aver introdotto il pensiero di Simone Weil evidenziandone particolarità, esigenze, difficoltà ed il carattere contraddittorio, ci si dedicherà ad una panoramica del concetto di corpo in generale. Esso viene inteso come mezzo fondamentale di esperienza e conoscenza del mondo, per "dare corpo al pensiero", e come leva, via di accesso privilegiata all'esperienza del divino. In seguito, si tratterà la sventura come concetto fondamentale nel pensiero di Weil in quanto metaxy, come ponte tra l'essere umano e Dio, evidenziando l'aspetto del dolore fisico. La sezione conclusiva verrà dedicata ad un'analisi della figura di Cristo in quanto Dio incarnato, sofferente sulla croce, espressione della massima contraddizione ma anche massimo punto di contatto con la dimensione del divino, modello da imitare da parte dell'essere umano che desidera avvicinarsi a Dio. L'esigenza di Simone Weil di non trascurare l'esperienza concreta del corpo nel dare forma alla propria riflessione è dimostrata dalle sue stesse vicende biografiche, in una coerenza tra vita e pensiero che testimonia ancora una volta la centralità dell'esperienza vissuta di corpo nel mondo.

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2 Introduzione Simone era la trollesse. L’incantevole nomignolo, inventato da André, le aleggiava intorno dagli otto-nove anni. Questa definizione di un essere libero, magico, androgino doveva sempre più corrispondere a una realtà di fatto. […] Per gli altri appariva semplicemente non descrivibile nei termini consueti per una donna. Per lei, Simone, che non voleva fra sé e le cose i docili schermi dell’apparenza sociale, era quello l’unico modo di essere. Si proponeva al mondo con aggressiva e spontanea creatività di modi. Questa è ancor oggi cosa difficile, per non dire inammissibile in una donna. [...] Lei, invece, spiccava come una provocazione insostenibile. Non conosceva la misura, perché non concepiva il compromesso di nessun tipo. E agli occhi dei compagni appariva disumana. 1 A proposito di Simone Weil, mistica e filosofa francese vissuta nella prima metà del Novecento, si è detto molto, eppure non di certo abbastanza. Lo scrittore e filosofo francese Albert Camus, una delle menti più eccelse di tutto il Novecento e premio Nobel per la letteratura nel 1957, a seguito della scoperta postuma del pensiero di Weil ne rimase folgorato al punto di definire la pensatrice “il solo grande spirito del nostro tempo”, 2 adoperandosi in prima persona per fare in modo che la sua opera venisse pubblicata e resa nota. Eppure, la genialità di Weil non ha ottenuto ancora la fortuna che, di diritto, meriterebbe. Per me, la scoperta di Simone Weil ha rappresentato il primo incontro con un pensiero filosofico femminile nell’ambito di un corso universitario monografico. Una sottorappresentazione che spesso rende difficoltoso conoscere e approfondire pensieri che, in realtà, non avrebbero nulla da invidiare al canone dal quale a torto vengono esclusi. Nel caso di Weil, tuttavia, tale esclusione adduce motivazioni ulteriori alle mere questioni di genere. Di essa si tenta una giustificazione prendendo le mosse dall’autenticità eccezionale del pensiero weiliano, dal momento che esso rifiuta di piegarsi a norme e correnti determinate. Simone Weil non si accontentò mai, infatti, di riposare su posizioni tradizionali, preferendo inseguire una sfrontata indipendenza di pensiero, la quale le permise di assumere le sembianze di un punto luminoso assolutamente unico nel panorama filosofico. Prima 1 G. Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Milano, Garzanti, 1981, p. 39. André Weil, matematico francese, era il fratello maggiore di Simone Weil. 2 Cfr. G. Fiori, Albert Camus, o della consapevolezza in “Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia”, XV (2013), disponibile su: https://mondodomani.org/dialegesthai (consultato in data 5 giugno 2023).

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