Alessandro Manzoni: Filosofia del linguaggio e filosofia dell'arte fra verità e convenzione
Pensiamo al concetto di “arte” e a quello di “linguaggio”. Si tratta di due ambiti che difficilmente, ad una semplice considerazione, parrebbero uniti. In realtà, se meglio esaminiamo la loro valenza, si può dire che l’ arte, a suo modo rappresenti una forma di linguaggio del tutto peculiare. Perché, come il linguaggio risulta da un’ elaborazione concettuale del pensiero, così anche l’ arte, a ben pensarci, è una forma di espressione elaborata dalla mente che la esprime. Ma non bisogna fermarsi qui. E proprio la filosofia del Manzoni insegna questo. La verità sta solo nel pensiero, per Manzoni, e se il linguaggio è qualcosa di estrinseco rispetto al pensiero, è chiaro che il mondo del vero non può identificarsi con quello linguistico, che è arbitrarietà, convenzione. Se il linguaggio è uno strumento convenzionale, che l’ uomo non ha inventato, ma al quale è stato donato da Dio, e il legame fra segno e idea non è necessario ma arbitrario, si comprende facilmente il motivo per cui la verità non possa aver luogo nel regno del linguaggio. Qui si chiarisce il perché di una prima parte, dedicata alla riflessione manzoniana sul linguaggio. E, al contempo, si spiega anche il perché di una seconda parte dedicata, invece, all’ arte. La prima parte di questa argomentazione ove ha luogo, per così dire, l’ analisi “negativa” del concetto di vero, che nel linguaggio non troviamo se non come verità “arbitraria”, trova risposta nella seconda, che fa ritorno, per approfondirsi, al punto di partenza da cui, in definitiva, si era dischiusa la riflessione manzoniana sul linguaggio. Questo punto è proprio l’ arte. L’ arte per Manzoni è il dominio del vero, che appartiene solo al pensiero. Il pensiero dell’ uomo è vero nella misura in cui ripropone, affermandola, l’ idea che è nella mente divina, rendendola presente. Ma il vero attinto dall’ artista si definisce una peculiare forma di vero, in quanto verosimile, o più precisamente, come vero morale. Che è qualcosa a metà fra realtà e invenzione. Dove l’ intento non è più quello di infondere nell’ animo le passioni, quanto, invece, quello di elevare lo spirito verso una riflessione sentita che coinvolga la razionalità e il pensiero, aprendolo alla dimensione morale. Qui sta la risposta “positiva”a quella ricerca del vero che permea, in modo sotteso, tutta la riflessione manzoniana. La quale, a partire dall’ arte, come sfondo, per svilupparsi nel linguaggio, fa ritorno sull’ arte stessa per approfondirla come dominio del vero. Arte e linguaggio, dunque, non emergono come elementi affini. L’ arbitrarietà , infatti, fa sì che il linguaggio non possa essere qualcosa di creato dal pensiero umano. A differenza dell’ arte, che invece esprime la verità del pensiero che attinge l’ idea da un mondo preesistente. E tuttavia, a ben pensarci, è possibile rintracciare un sottile filo di congiunzione fra i due ambiti proprio in quella nozione di “vero” tanto discussa da Manzoni. Si tratta infatti di una ricerca sottesa a entrambe gli aspetti e che, se nel caso del linguaggio palesa un qualcosa di comprensibile solo come “pseudo –verità”, ( ben lontana dal vero cercato da Manzoni), nell’ arte trova una sua risposta, nonostante si declini in una accezione peculiare , come “verosimile”, o vero morale. Arte e linguaggio varcheranno quindi, in modo diverso, quella comune idea che vuol concepirli come mera espressione del pensiero, separandosene ( come nel caso del linguaggio ), e approfondendosi, in senso più lato, ( come nell’ idea manzoniana di arte ). Ma nonostante la loro diversità, innegabile per la funzione ad essi attribuita da Manzoni, arte e linguaggio rappresenteranno una diversa risposta ad un medesimo problema, che è quello del vero. Una risposta negativa, nella prospettiva manzoniana, sarà quella del linguaggio, dominio dell’ arbitrarietà e di una verità neanche definibile come tale. Una risposta positiva sarà invece, come accennato, quella dell’ arte. Solo l’ arte si paleserà, infatti, come regno positivo del vero, di quella verità in grado di elevare l’ uomo ad una comprensione globale del reale al di là della soggettività e di dischiudere orizzonti di carattere morale, ma non per questo, estromessi dalla razionalità.
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Informazioni tesi
Autore: | Daria Roselli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Sergio Givone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 157 |
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