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Giornalismo di guerra: tecniche, evoluzioni, analisi

Scopo di questa tesi è analizzare la figura dell’inviato di guerra, dagli albori al suo ruolo nei conflitti moderni ed ipertecnologici. In questo cammino ho voluto sottolineare i problemi della censura, del news managment, dei rapporti con le fonti e con l’opinione pubblica. In conclusione, analizzando i fattori legati alla manipolazione, alla distorsione delle notizie, alla censura politica e strategica, alla spettacolarizzazione degli eventi (indotta dal mezzo televisivo), e mediante anche interviste con gli inviati italiani più “esperti” di conflitti, ho cercato di capire se e in che misura questi elementi possano “sporcare” la veridicità e la credibilità dei reportage di guerra.

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2 INTRODUZIONE La figura dell’inviato di guerra, come lo conosciamo adesso, ha subìto notevoli cambiamenti nel tempo, e molteplici trasformazioni. Trasformazioni agevolate -e probabilmente causate- dall’evoluzione delle tecnologie della comunicazione di massa: si è passati infatti dalla posta a cavallo al telegrafo, dal satellite ad internet. L’inviato di guerra è un testimone, è qualcuno mandato sul luogo del conflitto per raccontarlo all’opinione pubblica, per mostrarlo sui nostri schermi cosi com’è, e fare in modo che ognuno di noi possa formarsi la sua opinione. Ma questo processo di testimonianza, di “traghettamento” di fatti e immagini da posti lontanissimi ai salotti di casa nostra, non è così semplice ed immediato. Ogni inviato, nelle diverse epoche storiche, ha avuto i suoi problemi, sempre uguali pur essendo sempre differenti: rapporto con le fonti e con le autorità militari, meccanismi di censura sempre più sottili e tentacolari. Fino ad oggi, quando il problema principale è diventato narrare l’inenarrabile, ovvero testimoniare conflitti dove il nemico è invisibile, dove le macchine da guerra sembrano prevalere sull’individualità umana. Durante un conflitto siamo noi spettatori a chiedere, a pretendere dai mass media un racconto, un ordine narrativo: vogliamo sapere chi sono i buoni e chi i cattivi, chi ha vinto e chi ha perso. La nostra è una domanda di “senso”, vogliamo che il media ci spieghi cosa sta succedendo. E la televisione è forse il mezzo di

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Di Belardino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Fabio Tricoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 92

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Parole chiave

giornalisti di guerra
guerra
news managment
spettacolarizzazione

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