Rapporto di lavoro e lesione della dignità umana
Nel rapporto di lavoro, i casi in cui la dignità umana del lavoratore viene lesa o sminuita, sono numerosi e frequenti.
Nonostante l’esistenza di un apparato normativo volto a riconoscere e tutelare i diritti fondamentali della persona del lavoratore, tra cui, innanzi tutto, quello al rispetto della libertà, della dignità e della personalità morale del lavoratore, molto spesso l’esercizio dei poteri imprenditoriali avviene al di fuori dei limiti posti dalla legge, come dimostra ampiamente la giurisprudenza lavoristica in materia.
Scopo principale del lavoro di ricerca e di approfondimento da me svolto in questa tesi, è stato appunto quello di fornire un quadro generale delle ipotesi più ricorrenti in cui il lavoratore, a causa di un esercizio scorretto dei poteri datoriali, viene leso nella propria dignità e personalità morale.
La prima ipotesi da me analizzata nel secondo capitolo (il primo capitolo è infatti dedicato ad una sommaria illustrazione della normativa costituzionale, civilistica e statutaria posta a tutela della dignità del lavoratore), è quella della c.d. “dequalificazione professionale”, espressione con la quale si fa riferimento al caso in cui il lavoratore venga adibito a mansioni inferiori rispetto a quelle per le quali è stato assunto, o al caso in cui lo stesso venga lasciato completamente inattivo o ancora venga progressivamente svuotato dei propri compiti, mediante, ad es., affiancamento di un altro lavoratore.
Il capitolo, che, a mio giudizio rappresenta uno dei capitoli più densi dell’intera trattazione, si apre con un primo paragrafo, avente una funzione di inquadramento generale della tematica della dequalificazione, nel quale viene illustrato il contenuto della disposizione di cui all’art. 2103 del c.c., così come modificato dall’art.13 dello Statuto.
Nei successivi paragrafi, si illustrano invece, le varie ipotesi di dequalificazione professionale così come individuate dalla giurisprudenza e si tratta il problema del risarcimento dei danni da demansionamento, illustrando le diverse posizioni che la giurisprudenza assume al riguardo, specialmente in tema di natura del danno, responsabilità, prova e quantificazione.
Il metodo utilizzato nell’esposizione della tematica, è stato quindi, quello di partire da un inquadramento generale del tema, facendo riferimento alla normativa che lo disciplina, per poi passare ad illustrare i casi in cui questa normativa viene violata da comportamenti scorretti del datore di lavoro, fino ad arrivare ad esporre i rimedi giudiziali, dal risarcimento dei danni alla reintegrazione nella propria posizione lavorativa, che la giurisprudenza appresta a tutela del lavoratore.
Tale metodo è stato utilizzato anche nella trattazione della tematica di cui al capitolo terzo, intitolato alla dignità ed alla riservatezza nel rapporto di lavoro, considerando che i due concetti sono strettamente collegati tra di loro.
Molteplici, sono, infatti, i casi ricavabili da un’analisi del panorama giurisprudenziale esistente in materia, in cui il lavoratore viene leso nella sua dignità a causa di un’attività di controllo del datore che travalica i limiti imposti dallo Statuto.
Trattandosi di una tematica molto ampia, è stato necessario distinguere ed affrontare separatamente il tema dei controlli sull’attività lavorativa, la cui regolamentazione è contenuta negli artt. 2/4 dello Statuto, rispetto a quello dei controlli sul lavoratore, che si esplicano mediante gli accertamenti sanitari e le visite personali di controllo (artt. 5/6 dello Statuto) ed a quello della riservatezza, il cui riferimento normativo è nell’art.8 dello Statuto.
Nel capitolo l’accento è posto prevalentemente sulla questione, affrontata ampiamente dalla giurisprudenza, dei controlli occulti o esercitati in forme subdole, per es. attraverso l’utilizzazione di investigatori privati, dal datore di lavoro, nonché sulla liceità di quelle tecniche di indagine sulla personalità del lavoratore basate su test psico-attitudinali, analisi grafologiche o elementi astrologici, ed ancora sul problema dei rapporti tra tutela della riservatezza ed utilizzazione delle moderne tecnologie che consentono l’acquisizione, nonché l’elaborazione di un enorme numero di dati personali in modo potenzialmente lesivo del diritto alla privacy riconosciuto dalle legge n.675/’96 ad ogni individuo.
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Informazioni tesi
Autore: | Valeria Mirco |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Franco Carinci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 172 |
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