Le relazioni virtuose tra impresa & cultura: il caso Mandarina Duck
E’ noto come l’Italia ospiti una parte ragguardevole del patrimonio artistico mondiale: musei, chiese e abbazie, dimore monumentali e castelli. Oltre che sotto il profilo culturale, il patrimonio in questione ha evidenti e notevoli riflessi sul piano dell’economia nazionale. A differenza di quanto accaduto all’estero i profili economici del patrimonio artistico e culturale italiano - e le implicazioni che ne conseguono sul piano della gestione - sono stati fino a tempi recenti assai trascurati, dato che la logica che ha guidato la gestione del sistema dei beni culturali si è tradizionalmente risolta nella tutela del patrimonio, mentre all’estero è andata da tempo emergendo una visione evolutiva del sistema che pone al centro delle attenzioni il “cliente”, secondo un preciso orientamento al mercato.
Negli ultimi tempi, anche in Italia la situazione è andata cambiando sia sul piano della ricerca scientifica, sia su quello delle condotte poste in atto dai soggetti a vario titolo coinvolti nella gestione e promozione dei beni artistici e culturali. La legge Ronchey ha segnato un punto di svolta, nel rapporto pubblico-privato in attività di promozione, sviluppo e tutela dell’immenso patrimonio storico, artistico e culturale. Ecco che l’investimento in cultura, inteso come collaborazione attiva alla realizzazione e promozione di un progetto culturale, offre alle imprese una speciale opportunità di comunicare in modo nuovo ed efficace i valori della marca e i tratti distintivi della loro identità. Le aziende che scelgono la comunicazione culturale quale elemento strategico della propria comunicazione d’impresa legano ad un intervento socialmente responsabile, strutturato e coerente con la mission aziendale, il loro marchio o il loro prodotto/servizio, in un mercato ormai caratterizzato dall’affollamento e dall’usura degli strumenti commerciali della comunicazione d’impresa.
Un “rapporto virtuoso” tra impresa e cultura in grado di produrre risultati tangibili, che contribuisce all’acquisizione di prestigio, consenso sociale e leadership in aree tradizionalmente estranee al “fare” impresa, favorendo un migliore posizionamento del marchio e la qualificazione delle relazioni interne ed esterne. Investire in cultura genera sulla marca una ricaduta di valori, di garanzia, di progresso, di responsabilità sociale e di affidabilità tali da favorire l’avvicinamento tra impresa e consumatore e la costruzione di valore non solo in termini d’immagine ma anche di investimento economico.
Quanto alle istituzioni coinvolte nell’intervento in cultura, emerge la ricerca di un modello di partnership all’insegna di efficienza, organizzazione, promozione, dialogo e reciprocità di vantaggi. Dunque, lo scambio tra mondo dell’impresa e mondo della cultura e lo sviluppo di un ruolo sempre più attivo e consapevole delle aziende italiane in tale ambito, rappresentano il nodo più critico nella partecipazione dei privati in un settore tradizionalmente gestito dallo Stato con sofferenza.
I dati delle ricerche di mercato di Astra e Demosckopea, mettono in luce quanto gli italiani (e soprattutto i francesi e gli inglesi) siano interessati al mondo dell’arte e della cultura, quanto siano favorevoli all’investimento dell’impresa nelle attività culturali e quanto preferiscano acquistare prodotti, a parità di prezzo e qualità, di un’azienda socialmente responsabile.
Esemplare è il caso Plastimoda Spa, marchio Mandarina Duck, vincitore del Premio Peggy Guggenheim, (concorso Premio Guggenheim Impresa & Cultura) per il progetto culturale più innovativo e con alta valenza sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Milanesi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Marketing e Comunicazione d'Azienda |
Relatore: | Roberto Ravazzoni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 159 |
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