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Uomini che maltrattano le donne: un percorso rieducativo possibile. Strategie di intervento tra prevenzione e reinserimento sociale

La violenza sulla persona è un reato esecrabile, in qualunque forma essa si manifesti: fisica, psicologica, sessuale, economica.
La tesi si pone l’ambizioso obiettivo di far comprendere l’importanza del lavoro trattamentale e di reinserimento sociale degli uomini autori di violenza di genere. Ci si è interrogati sull’opportunità, da parte di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, organismi internazionali e nazionali, organizzazioni no profit, di proseguire nella sola direzione che vede nella vittima la sola figura su cui concentrare le risorse in termini di supporto psicologico, accompagnamento, protezione e impiego di risorse finanziarie. Ci si è interrogati sul possibile coinvolgimento dell’autore di violenza in un percorso a sé stante, mai di contatto con la vittima, che lo veda parte attiva di programmi trattamentali. Si è posto il dubbio circa l’utilità del ricorso ad un sistema punitivo centrico, in termini di raggiungimento di obiettivi di tutela e prevenzione di tali reati.
Si sono confrontati i dati recenti su violenza e femminicidi, dati che si confermano essere allarmanti ovunque. Si è inquadrato il fenomeno entro una cornice normativa internazionale e nazionale a partire dai primi movimenti femministi degli anni ’60 fino ad arrivare al Codice Rosso. Ci si è interrogati sul motivo per cui, seppur a fronte di norme a tutela delle donne, i dati riguardanti la violenza nelle relazioni intime restino allarmanti. Si è cercato di spiegare come l’attenzione rivolta unicamente alla donna non sia sufficiente per la sua messa in sicurezza: da qui la necessità di occuparsi anche dell’uomo che agisce con violenza, con interventi il più possibile strutturali ed omogenei. Si è ripercorsa la storia dei programmi rivolti proprio agli autori di violenza.
L'elaborato si colloca in un quadro normativo che è andato progressivamente verso il riconoscimento di strategie comuni d’intervento che hanno portato alla nascita di un sistema di reti integrato, quali la rete europea Work With Perpetrators e italiana Relive.
Nell’ultima parte si è dettagliato approccio e linee d’azione del CIPM, cooperativa informata ai parametri di giustizia riparativa, nata a Milano nel 1995.
La scelta è frutto di impegno di volontariato da parte della scrivente presso il CIPM di Piacenza, che vede nel reinserimento sociale di autori di violenza l’oggetto del lavoro con persone che si sono rese responsabili di condotte lesive, ma che hanno imparato (o stanno lavorando in tale direzione) ad assumersi le proprie responsabilità, senza minimizzare i comportamenti violenti. Si è ampiamente dimostrato come il solo sistema sanzionatorio retributivo-centrico non sia sufficiente, né a fini preventivi né ad evitare recidive, ma piuttosto contribuisca ad un mero “congelamento” delle problematiche sottese al reato, che al termine della pena tendono a riproporsi.
Appare fondamentale quindi, in ottica securitaria per le vittime, l’attivazione di percorsi trattamentali per i perpetrators sia in carcere, affinché possano essere supportati nell’elaborazione e riflessione rispetto al proprio agito, che sul territorio, affinché possano chiedere aiuto a fronte delle difficoltà che incontreranno al momento dell’uscita dal carcere. Al fine di produrre un cambiamento nell’uomo e nell’assunzione di responsabilità rispetto all’agito violento, si rileva abbassamento di recidive, messa in posizione securitaria della vittima, oltre a un lavoro di prevenzione capace di coinvolgere non solo i diretti interessati, ma anche l’intera comunità. Si auspica di scardinare posizioni patriarcali e stereotipate comprendendo la necessità che la società civile si occupi del reinserimento in società della persona redenta: una persona recuperata equivale ad un potenziale numero di vittime che non saranno mai tali.
Si tratta di sfide ancora aperte, che richiedono un’azione condivisa, nell’ottica che per arginare il fenomeno si debba rendere prioritario l’intervento strutturato e standardizzato dei centri che si occupano degli uomini, accanto alla rete territoriale di supporto alle vittime.

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37 CAPITOLO 3 PROGRAMMI PER E CON UOMINI MALTRATTANTI Negli ultimi cinquant’anni, l’attivismo e le pressioni da parte dei movimenti femministi ed il conseguente intervento di organismi ed istituzioni internazionali, hanno avuto il merito, come si è visto, di definire il fenomeno della violenza di genere, nonché quello di contribuire attivamente allo sviluppo di politiche pubbliche in grado sia di concentrare risorse ed indagini inerenti al contrasto del fenomeno, sia di fronteggiare il problema in modo concreto e strutturato. Dagli anni Novanta si inizia a comprendere che un sistema sanzionatorio e fortemente repressivo non sia l’unica strada percorribile, ma che siano invece necessarie misure volte alla prevenzione e al sostegno delle vittime. Si sviluppano piani di intervento pluriennali con risorse finanziarie dedicate, si consolida la rete di servizi pubblici e privati in grado di interagire ed intervenire in modo sinergico tra loro (in ambito legale, sanitario, sociale, lavorativo, economico ecc..), vengono promosse campagne di sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere, basate sull’importanza dei diritti e delle libertà altrui nonché sul rispetto reciproco. Si estendono anche specifici programmi di formazione rivolti al personale operante, a diversi livelli, all’interno della rete di servizi territoriali che entrano in contatto con le vittime e con gli autori di violenza, al fine di intercettare eventuali criticità il prima possibile. A tale scopo, si sviluppano strumenti di valutazione dei rischi, programmi destinati agli uomini autori di violenza, linee guida e standard da rispettare per poter strutturare interventi diretti agli offenders, o potenziali tali, al fine di prevenire il fenomeno e di scongiurare eventuali recidive in quelle situazioni in cui la violenza si sia già concretizzata. Valutazione, monitoraggio degli interventi realizzati, sviluppo di piani d’azione, reti territoriali sinergiche aventi l’obiettivo di far emergere, prevenire, contrastare la violenza di genere, devono avere come destinatari sia le donne in quanto vittime, che gli uomini in quanto autori di violenza. E questo è quanto effettivamente è avvenuto ed avviene in gran parte del continente industrializzato, anche, come si vedrà a breve, in riferimento ai servizi rivolti specificatamente agli uomini; trattasi di progetti nati nei Paesi

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Teggi
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2022-23
  Università: Università Telematica "E-Campus"
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Ambrogia Cereda
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 167

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Parole chiave

rieducazione
sex offender
violenza sulle donne
reinserimento sociale
violenza di genere
violenza su minori
codice rosso
maltrattanti
autori di violenza
prevenzione violenza

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