Padri comunque: la continuità di un legame oltre le sbarre in ottica rieducativa
Il cuore di questa tesi, articolato in tre capitoli, affronta la tematica della paternità in carcere. Esso vuole essere un tentativo di conferma su come la continuità del legame "oltre le sbarre" possa portare giovamento al percorso rieducativo del padre detenuto e, in egual misura, a quello di crescita del minore.
Nel corso della lettura è approfondito il concetto di "padre comunque", presente nel titolo: colui che esercita, seppur in condizione di privazione della libertà, consapevolmente e responsabilmente, il proprio ruolo genitoriale. La realtà penitenziaria comprende una pluralità di storie di vita, nonché molteplici modi di intendere la genitorialità; il "padre comunque" riconosce, nella comprensione delle restrizioni imposte, il valore di cui dispone, ricominciando da esso.
Tuttavia, per approfondire l’argomento si presta indispensabile retrocedere fino alla genesi dell’istituzione carceraria, ripercorrendo le tappe che hanno condotto alle sue odierne fondamenta.
Dal 1975 la situazione cambia e, con essa, la concezione della pena: nel primo capitolo si legge come, da quel momento, il rispetto della dignità umana del soggetto recluso, si fece aspetto fondamentale del penitenziario. Nello stesso anno, infatti, nella convinzione che, inoltre per plasticità cerebrale, ciascuna mente potesse essere modellata, comparve la figura del professionista dell’educazione. Il Funzionario Giuridico Pedagogico, con il sostegno dell’équipe, possiede il compito di incanalare i detenuti verso una strada all’insegna della legalità, recuperando un individuo — momentaneamente — smarrito, tramite i progetti trattamentali offerti. Nell’interrogarsi sull’effettiva capacità delle istituzioni di veder garantiti i diritti, lo stesso capitolo offre un resoconto dell’ultimo rapporto sulle condizioni di detenzione italiane, dimostrando come il sistema carcerario sia costantemente un passo indietro al proprio ordinamento.
Il secondo capitolo offre uno sguardo più ravvicinato, allo scopo di destigmatizzare il pregiudizio che vede il padre detenuto come incontestabilmente inadatto. Diversamente dalla libertà del mondo esterno, la genitorialità ristretta deve confrontarsi, in aggiunta, con ostacoli nei quali è difficile non inciampare, quali fra i tanti, quelle sindromi penitenziarie che conducono ad una progressiva perdita del Sé. Risulta pertanto difficoltoso rimanere padre in termini di diritti e doveri e, quindi urgente, il sostegno al soggetto, affinché apprenda, o ri-apprenda, ad essere tale.
L’ultimo capitolo tratta di un’esperienza di volontariato vissuta in prima persona. Nel mio percorso alla Casa Circondariale di Lucca, infatti, ho avuto modo di assistere e partecipare all’organizzazione della “Partita con Papà 2022”, che si pone, tramite il superamento della percezione della differenza, di mettere al primo posto il benessere della relazione genitoriale, nel superiore interesse del minore. In questa parte del testo è fornito un quadro descrittivo del campione in esame e, in aggiunta, conseguentemente, un’intervista, effettuata dalla sottoscritta, alla Dott.ssa Funzionario Giuridico Pedagogico del penitenziario lucchese che ha reso concreta, in prima persona, la riuscita dell’evento.
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Informazioni tesi
Autore: | Gaia Dell’Oriente |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze dell’educazione e della formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Marco Bontempi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 45 |
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