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Modello Poem & UGCs: il caso Benefit Cosmetics nei mercati Italia e US

Il progetto di tesi "Modello Poem e UGCs: il caso Benefit Cosmetics nei mercati Italia e U.S." si pone come obiettivo quello di comprendere, analizzare e convertire in strategia il modello P.O.E.M e l’uso degli User Generated Content, strumenti oggigiorno utilizzati dalle aziende per implementare la loro strategia di digital marketing sulle piattaforme social.
Oltre allo studio teorico delle fonti viene affrontato un caso manageriale che ha come oggetto di analisi l’azienda statunitense "Benefit Cosmetics", brand con rilevanza globale, operante nell’ambito della cosmesi.
La struttura dell’elaborato è suddivisa in tre capitoli:
Nel primo capitolo vengono illustrate, tramite ricorso a molteplici fonti teoriche, i concetti di UGCs, modello Poem e relativa descrizione degli elementi che lo compongono, ovvero Earned, Owned, Paid Media, concludendo con la definizione del WEB 2.0 nonché del successivo sviluppo delle principali piattaforme social utilizzate dalle aziende, con relative metriche di misurazione dei risultati.
Nel capitolo secondo viene riportata una breve analisi delle caratteristiche comportamentali degli utenti che si approcciano all’universo Web 2.0-Internet, con indicazione di tempo medio di utilizzo, finalità, tipo di dispositivo dal quale avviene la connessione e soprattutto esaminando il comportamento tenuto dagli utenti durante il percorso di acquisti on line.
Sempre nel secondo capitolo troviamo una breve analisi del settore beauty nel panorama italiano, utilizzando i report dei principali player di categoria, che replica l’andamento del mercato nell’anno 2020, evidenziando le nuove modalità di comportamento dei compratori in un periodo così particolare come quello caratterizzato dalla pandemia e dal conseguente lock down, cui un’enorme platea di soggetti è stata suo malgrado costretta.
Il cenno al mercato italiano è propedeutico alla case history di Benefit Cosmetics, che sarà invece affrontato nel capitolo terzo.
Al termine di questa introduzione, il secondo capitolo prosegue con la progettazione teorica della strategia digitale relativa al modello Poem, da parte delle aziende operanti nel settore Beauty con la conseguente realizzazione pratica.
L’ultimo capitolo verte sull’analisi del caso "Benefit Cosmetics", azienda nata nel 1976 in U.S., approfondendone gli elementi caratterizzanti di Brand Dna che le hanno permesso di distinguersi nel mercato globale della cosmesi nell’ultimo decennio.
Lo studio prende in considerazione due tra i mercati in cui l’azienda opera, ovvero il mercato italiano e quello statunitense, osservandone la strategia applicata alle piattaforme digitali, nei due diversi contesti geografici, per il conseguimento degli obiettivi strategici.
La scelta di analizzare proprio "Benefit Cosmetics" nasce dalla personale esperienza vissuta durante il percorso universitario, in quanto nel corso Digital Marketing, l’ateneo ha ospitato la dottoressa Valentina Pasotti, Marketing and digital Manager di Benefit Cosmetics Italia. La sua testimonianza ci ha permesso di condividere la visione ed applicazione della strategia digitale dell’azienda, caratterizzata da elementi innovativi e disruptive rispetto ad altri players nel mercato della cosmesi.
L’elaborato di tesi viene presentato con lo scopo di sottolineare l’utilità e le enormi potenzialità della digital content strategy, strategia che porta alla creazione di valore aggiunto nonchè ad aumentare la competitività di una azienda che vuole approcciarsi o che è già presente nel mondo digitale.
I dati presentati all’interno di questo elaborato sono stati forniti da aziende leader operanti nel settore e da agenzie che si occupano di analisi dati, attività che riveste un ruolo chiave nel settore marketing digitale.

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7 Gli utenti sono incentivati da altri soggetti in modo sempre più rilevante alla creazione di contenuti se quest’ultimi detengono una reputazione online che infonde fiducia e che va a rinforzare la trust worthiness verso gli atri membri della piattaforma. Ogni piattaforma che ha come mission la crea zione di una community o fanbase ha diversi indicatori di reputazione, con lo scopo di infondere nel creatore di contenuti una grafitazione psicologia attraverso badge o punteggi relativi a varie classi fiche. Se la piattaforma non ha alcun tipo di indicatore esistono comunque altri strumenti adottati che at testano il gradimento della community ed il loro coinvolgimento, come l’uso di LIKE o EMOJI che permettono di esprimere emozioni, seppur in un range di scelta limitato, dettato dalla volontà dei progettisti dopo un’attenta ricerca di mettere a disposizione dell’utente solo le emozioni usate più frequentemente (6 opzioni) su un contenuto postato. Tutti queste metriche di valutazione e di gra tificazione per l’utente rappresentano dei solleciti alla creazione di nuovi contenuti UGC e vengono raggruppati tutti sotto il nome di incentivi sociali. 1.3 Il loro utilizzo nel Web 2.0 Nel 1991, l’informatico e fisico inglese di nome Tim Bernes Lee, capo ricercatore del Cern sviluppa il primo programma in grado di leggere il linguaggio HTML che rappresenta la pietra miliare per la nascita del Word Wide Web (HTTPS://HTTPS://WWW), rivoluzione che prenderà il nome di Web 1.0. Il Web 1.0 denominato in gergo anche Web statico era una complessa struttura che univa tra loro documenti elettronici, grazie agli ipertesti, ovvero la combinazione di testi e immagini. All’interno di essa venivano sviluppati portali, siti e piattaforme di navigazione e tutti i documenti pubblicati sul web basati sul linguaggio html che gli utenti non esperti di informatica difficilmente coglievano. La struttura informatica del web 1.0 era caratterizzata da un flusso di comunicazione di tipo uni direzionale tra un utente ed il content creator , l’utente poteva visualizzare i contenuti creati e messi a disposizione sul web, ma non poteva in nessun modo interagire modificandoli o commentandoli Nel web statico la comunicazione tra l’azienda e i clienti avveniva utilizzando classici mezzi di interazione rappresentati da contatti telefonici diretti , email, fax, pubblicità diretta al target di ri ferimento, senza avere l’opportunità di ricevere un feed back ai contenuti condivisi, in tempo reale, da parte degli utenti. Il vero cambiamento avvenne nel 2004 quando l’editore americano Tom O’ Reilly durante la web conference di San Francisco, coniò il termine WEB 2.0 o web dinamico, seconda fase di sviluppo del World Wide Web. Il Web 2.0 è la rete intesa come una piattaforma dove non è necessario scaricare applicativi sul com puter, in quanto sono già disponibili in rete. Le applicazioni Web 2.0 sono definite da Tim O’Riley come “quelle che permettono di ottenere la maggior parte dei vantaggi intrinseci della piattaforma, fornendo il software come un servizio in continuo aggiornamento e che migliora con l’utilizzo da parte degli utenti” O’ Riley prosegue dicendo anche “Essi forniscono i propri contenuti ricavati da molteplici diverse fonti, in un modo da permetterne il riutilizzo da parte di altri utenti, creando una serie di effetti at traverso un “architettura della partecipazione” che va oltre la metafora delle pagine del Web 1.0 per produrre così user experience più significative”.

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Informazioni tesi

  Autore: Eleonora Corradi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Cremona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Francesca Negri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 32

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Parole chiave

marketing digitale
obiettivi strategici
modello p.o.e.m
piattaforme social
comportamento utenti
benefit cosmetics

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