Justice delayed e scelte organizzative: un'analisi delle iniziative legislative, dal pacchetto Flick ad oggi
Parlare di crisi della giustizia, in Italia, significa essenzialmente parlare di crisi di «risultati» ovverosia di inefficacia sociale del diritto, come diretta conseguenza della comprovata inefficienza dell’amministrazione della macchina giudiziaria. Trattasi di un caso significativo di «Italian style» legislativo-amministrativo, da inquadrare in una più ampia questione dell’efficienza pubblica. Ne consegue che l’Italia è, in ambito europeo, il paese con il maggior numero di condanne per la «irragionevolezza» dei tempi processuali. Alle porte della XIII Legislatura, la situazione era tale da lasciare ben poche speranze per il futuro: il penale in picchiata, il civile prossimo alla paralisi e la giustizia amministrativa evidentemente sottodimensionata.
Una approfondita analisi delle iniziative legislative che hanno preso le mosse dal c.d. pacchetto Flick, d’altra parte, ha messo in evidenza una scarsa capacità di progettazione, espressa dalla disorganicità e dalla frammentarietà degli interventi, ma anche e soprattutto dalla mancata previsione di una adeguata copertura organizzativo-amministrativa delle leggi. Per quanto riguarda il problema della durata dei procedimenti giudiziari, esso è stato affrontato in modo prevalentemente indiretto, puntando sulle grandi riforme come giudice unico e sezioni stralcio, peraltro realizzate «a costo zero», con ovvi limiti organizzativi. Nel frattempo, mentre nel settore civile si è fatto sentire l’effetto salutare della precedente istituzione dei giudici di pace, avvenuta nel 1995, la giustizia penale e quella amministrativa hanno registrato ulteriori peggioramenti, in attesa di quegli effetti delle recenti riforme che, viste le premesse, potrebbero non essere all’altezza delle aspettative. Per contro, la spesa per la giustizia è andata aumentando a ritmi davvero irrilevanti.
Le contraddizioni emerse in sede d’analisi sono innumerevoli e riconducono in buona parte al problema «organizzazione». A quanto pare, infatti, il legislatore non ne ha colto la vera essenza denotando una scarsissima cultura organizzativa. Tutto si è ridotto al dibattito sul modello ordinamentale del giudice unico. Inoltre, in una rinnovata ottica efficientista, è stata sviluppata l’idea di una «aziendalizzazione» della giustizia che, tuttavia, presenta prospettive decisamente limitate. Una scarsa attenzione, infine, hanno ricevuto i concreti problemi di natura strutturale, mentre l’entusiasmo per le nuove tecnologie sembra indurre ad un fraintendimento, invero piuttosto diffuso, sul rapporto uomo-macchina.
È necessario ripensare il percorso che conduce alle scelte organizzative.
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea Bellini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Romano Bettini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 208 |
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