Le mansioni del lavoratore: la tutela della professionalità tra vecchie e nuove declinazioni
La disciplina del mutamento delle mansioni rappresenta uno degli aspetti fondamentali del rapporto di lavoro. L’obiettivo di questo studio è quello di analizzare specificamente la mobilità endoaziendale del lavoratore, in particolare in orizzontale e in verticale verso il basso. A tal fine si è indagato il concetto di mansione per distinguerlo dalle differenti definizioni di qualifiche e categorie e per inquadrare l’oggetto del contratto di lavoro.
Successivamente il lavoro si sofferma sulla disciplina del mutamento delle mansioni, focalizzando le differenze tra la versione originaria dell’art. 2103 c.c., quella statutaria, in vigore dal 1970 al 2015, fino alla più recente revisione dell’art. 2103 cc. a seguito della c.d. riforma del Jobs Act che del 2015 ha riscritto funditus la disciplina attuale. L’esame delle differenti discipline che si sono succedute in tema di flessibilità funzionale interna, attraverso le mansioni, ha riflessi inevitabili sul mondo del lavoro e mette in luce l’ampliamento dell’area debitoria in capo ai lavoratori nell’ambito dell’obbligazione lavorativa perseguito dall’ultimo legislatore. Da ultimo, l’accento è posto sul complesso e sfuggente obbligo di repêchage – che funge da limite elaborato dalla giurisprudenza al licenziamento per giustificato motivo oggettivo – nonché, più ampiamente, sulle tutele di cui gode il lavoratore nell’ipotesi di violazione della disciplina del mutamento di mansioni.
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Informazioni tesi
Autore: | Riccardo Uderzo |
Tipo: | Laurea magistrale a ciclo unico |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi della Tuscia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Daniela Comande' |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 147 |
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FAQ
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