Azioni Post-Conflitto: Relazioni tra Civili e Militari e Caso Afghanistan
Col presente lavoro, che annunciamo essere suddiviso in due diversi capitoli e comprensivo di una parte conclusiva oltre che della presente introduttiva, si ambisce a far luce su quelli che sono stati gli eventi che hanno favorito l’affiancamento delle operazioni di peacekeeping di “seconda” o “terza” generazione alle operazioni di peacekeeping classico, operazione, questa, che ha comportato l’acquisizione, da parte della componente civile di un peso paragonabile a quello della componente militare.
Le due componenti, viste le più recenti evoluzioni geo-politiche, si sono ritrovate dinanzi alla necessità di collaborare al fine di poter portare a termine ognuno i propri compiti. Se da un lato la componente civile, questa intesa come organizzazioni umanitarie, opera in termini di assistenza e supporto alle popolazioni colpite da guerra, fame e povertà, dall’altro lato, la componente militare opera in termini di sicurezza su quei territori. Se si considera il basso livello di sicurezza che vige nei territori afflitti dalle guerre, ben si comprende il motivo per il quale la componente militare sia necessaria per la componente civile, la quale, è in grado di assistere e supportare la popolazione sofferente anche grazie alla protezione che essa ottiene per mezzo della presenza militare nei territori di competenza.
Sebbene risulti evidente la complementarità delle componenti militari e civili, è opportuno sottolineare che la loro relazione cooperativa risulta essere lacunosa sotto diversi punti di vista. Tra i più importanti vi è sicuramente quello che, a causa di una mancata definizione dei ruoli spettanti ad ogni componente e di diverse strutture organizzative, metodologie di lavoro e finalità perseguite, rischia, da un lato, di ostacolare il perseguimento dei rispettivi obiettivi, dall’altro, di creare una spaccatura tra le due componenti, le cui conseguenze, data la natura delle loro azioni, andrebbero inevitabilmente a riversarsi sulle popolazioni martoriate dalla guerra.
In tal senso, una spaccatura tra le due componenti si è registrata nel 2004 in Afghanistan, territorio da anni vessato soprattutto a causa delle continue guerre, della povertà e delle scarse condizioni igienico-sanitarie. A decretarla è stata Medici senza Frontiere, ONG che ha reputato i Provincial Reconstruction Team (PRT), organismo amministrativo a carattere civile-militare che ha il compito di assistere le istituzionali locali di uno Stato nel consolidare e accrescere la propria autorità, responsabile dell’attacco terroristico che essa ha subito nel 2004 proprio in Afghanistan e che gli è costato la vita di quattro operanti.
In buona sostanza, Medici senza Frontiere prende le distanze dalle forme di cooperazione tra militari e civili perché sostiene che queste, anziché favorire il loro lavoro, di fatto, lo ostacolano, divenendo oltretutto responsabili di un’erosione dello spazio umanitario che porterebbe le ONG a divenire vittima della violenza che affligge un territorio, anziché soccorritori della popolazione che in tale territorio rischia di soccombere.
Si rende quindi evidente la duplice chiave di lettura della cooperazione tra civili e militari nei contesti di guerra. Da un lato la necessaria cooperazione tra le due componenti, dall’altro, il rischio che si delinei una mancata demarcazione tra i ruoli di una e i ruoli dell’altra.
Anticipato a grandi linee quello che è il tema centrale del presente lavoro, si sottolinea che esso sarà suddiviso nel seguente modo: il primo capitolo verterà sulle relazioni tra civili e militari, analizzandone quelli che sono stati gli eventi che l’hanno rese necessarie, e gli attori che ne prendono parte; il secondo capitolo, invece, sarà incentrato sulla delicata questione dell’Afghanistan, Paese che non ha fatto in tempo a riprendersi da decenni di conflitti e che è ripiombato, a seguito degli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre, in una situazione assai complessa. In riferimento a quanto si è recentemente verificato in Afghanistan, avremo modo di comprendere l’impatto che i PRT hanno avuto sull’Afghanistan e il perché questi vengano intesi da buona parte delle organizzazioni umanitarie come strumenti lesivi del loro operato.
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Informazioni tesi
Autore: | Eric Borda |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Operatore Esperto nella Gestione delle Crisi Umanitarie, Prevenzione dei Conflitti e Processi di Ricostruzione Post-Conflitto |
Anno: | 2020 |
Docente/Relatore: | Daniele Paragano |
Istituito da: | Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 52 |
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