Tra religione e cultura: la mutilazione genitale femminile
La mutilazione genitale femminile è una pratica svolta da alcune comunità etniche, stanziate presso la zona centro-nord dell’Africa. L’operazione ha poca risonanza a livello mondiale poiché le tribù praticanti conservano segretamente questa tradizione, facendo trapelare pochissime informazioni riguardo l’usanza presso le altre culture. Solo in tempi recenti è stato affrontato questo argomento considerato tabù e viene data una definizione ufficiale del termine solo nella metà degli anni ‘90 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’intervento consiste nella rimozione di una parte o di tutti gli organi genitali femminili esterni, talvolta, associata alla cucitura delle parti. Per questo vengono suddivise quattro tipologie di mutilazione genitale femminile; individuando il terzo tipo come la modificazione più grave. Moltissimi sono i rischi associati a questa usanza, soprattutto, quando viene svolta in condizioni precarie d’igiene senza la presenza di figure mediche. Spesso le complicanze generano infezioni ed emorragie che causano la morte delle bambine sulle quali viene svolta la pratica. Le fanciulle vengono mutilate ai genitali in una fascia d’età che oscilla tra le due settimane di vita fino ai sedici anni ma il tasso più alto viene riscontrato intorno ai cinque anni. L’operazione viene ricollegata a motivazioni: religiose, per raggiungere una purezza spirituale ed una maggiore devozione al proprio Dio; culturali, per rispettare le usanze tramandate per secoli dai propri antenati; sessuali, per assicurarsi una vita matrimoniale futura. Certamente, le mutilazioni genitali femminili hanno origini antichissime; sono state rinvenute testimonianze sin dall’Antico Egitto dove veniva praticata anche la circoncisone maschile. Inoltre, alcune fonti sono appartenenti ai greci ed agli antichi romani; altre risalgono al XVIII secolo. Questo fenomeno è individuato come un problema sociale; contrastato in Europa dall’apparto legislativo che vieta alle comunità immigrate di eseguire sul territorio l’operazione ed ostacolato dalle organizzazioni mondiali che combattono per la tutela dei diritti dell’uomo. Spingendo così anche i governi africani alla proclamazione di leggi che proibiscono l’intervento; avviando una lotta contro le mutilazioni genitali femminili.
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Informazioni tesi
Autore: | Camilla Faricelli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Roberto Gritti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 46 |
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FAQ
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