Nascita ed evoluzione della Primavera di Praga
Il processo politico avviato da Kruscev al XX congresso del partito comunista sovietico del febbraio 1956, detto di destalinizzazione poiché causò un graduale distacco dal carattere rigidamente dittatoriale del regime staliniano, favorì l'affermazione di una corrente riformista all'interno del partito comunista cecoslovacco guidata da Alexander Dubcek.
Tale fenomeno, che determinerà la nascita e la successiva evoluzione della cosiddetta “primavera di Praga”, ebbe un contenuto essenzialmente economico e politico; mentre dal punto di vista economico la riforma si basava su alcuni presupposti quali la reintroduzione delle funzioni del mercato, l'indipendenza delle imprese, l'abbandono della programmazione economica dirigista e l'elaborazione di un progetto di autogestione economica che prevedeva la nascita nelle fabbriche di consigli eletti da tutti i dipendenti, da quello politico si programmava l'introduzione di garanzie riguardo alla libertà di parola, di pensiero, di associazione e di circolazione dei cittadini, nonché il rispetto del diritto di sciopero. Si prevedeva inoltre il reintegro del principio della legalità, il quale implicava l'indipendenza dei giudici e in pratica il ripristino dello Stato di diritto.
Questo progetto politico era contenuto nel cosiddetto “Programma d'Azione” approvato il 5 aprile 1968 dal Comitato centrale del partito comunista. Veniva anche previsto un processo di democratizzazione delle norme che disciplinavano la vita interna del partito comunista, con la stabilizzazione giuridica dei diritti della minoranza e il riconoscimento del diritto di critica.
Il nuovo corso riformatore venne sostenuto con forza dagli intellettuali, in modo particolare dagli scrittori, i quali, partendo da una critica molto dura nei confronti del potere totalitario del partito comunista e della concezione dirigistica dell'economia, auspicavano una graduale e pacifica transizione verso un sistema socialista e democratico con il libero concorrere di varie forze politiche tra loro indipendenti. Alle ore 23 del 20 agosto 1968, ponendo quindi una brusca fine al processo politico riformista, numerose unità corazzate sovietiche, tedesche dell'est, polacche, ungheresi e bulgare invasero la Cecoslovacchia: il motivo principale dell'attacco venne costituito dalla volontà di impedire la celebrazione del XIV congresso del partito comunista cecoslovacco, il quale, procedendo all'elezione di un nuovo Comitato centrale, avrebbe sancito la definitiva affermazione dell'ala facente capo al leader Dubcek.
Il suo progetto politico era assai osteggiato dalle forze conservatrici e in generale contrarie all'abolizione della censura, all'indipendenza dei sindacati, all'autogestione operaia e all'ampliamento delle libertà civili e politiche, nel quadro di una graduale reintroduzione del principio della legalità e dello Stato di diritto. La dirigenza sovietica obbligò in pratica lo stesso Dubcek e il presidente della Repubblica Svoboda ad accettare il Protocollo di Mosca del 26 agosto 1968, che imponeva per prima cosa l'annullamento del XIV congresso del partito comunista, le cui decisioni politiche venivano quindi dichiarate illegali.
In questa situazione l'azione politica di Dubcek si rivelò debole: egli infatti, condizionato dalla propria ideologia, si rifiutò di considerare l'ipotesi che il suo “socialismo dal volto umano” si ponesse in radicale contrasto con il modello di comunismo sovietico; egli non seppe neppure sfruttare a proprio vantaggio la situazione creata dalla “guerriglia politica” che la popolazione oppose spontaneamente nei primi giorni dell'occupazione militare, circostanza che obbligava il leader sovietico Breznev a cercare una soluzione politica. L'atteggiamento di Dubcek, troppo incline al compromesso politico nel vano tentativo di preservare il processo riformista, agevolò la transizione verso la fase della cosiddetta normalizzazione, nella quale la popolazione, già piuttosto delusa e disorientata dalla realpolitik dello stesso Dubcek e dall'atteggiamento passivo degli intellettuali, temette perfino di perdere quei pochi benefici che l'ordine restaurato poteva garantire.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Ormella |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1989-90 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Guido Donnini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 161 |
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