Tradurre l'intertestualità per il piccolo schermo: il caso Stranger Things
La mia tesi si incentra su un unico oggetto di analisi, Stranger Things, che mi ha dato la possibilità di pormi alcuni interrogativi relativi a diversi ambiti. Le tre principali tematiche che ho preso in esame sono la serialità, l'intertestualità, e alcuni aspetti del sottotitolaggio.
Stranger Things, è una serie tv ambientata negli anni Ottanta diretta dai fratelli Duffer, che mi ha particolarmente colpito per l'evidente ispirazione ad opere della letteratura e del cinema di quegli anni.
Molte scene e fotogrammi richiamano esplicitamente opere precedenti, soprattutto i film di Steven Spielberg e i romanzi di Stephen King.
Oltre i testi di questi due artisti, però, ci sono una lunga serie di riferimenti, citazioni e allusioni tratte da altre opere cinematografiche o romanzi di grande successo in quegli anni, che provocano negli spettatori un brivido di nostalgia verso il passato. Spesso questi riferimenti sono difficili da cogliere, soprattutto per lo spettatore che non sappia da dove derivano.
Inizialmente ho quindi ripercorso una breve storia della serialità televisiva, dalle origini fino alla nascita di nuove forme di narrazione, come il transmedia storytelling, o di quei fenomeni di fandom e di nuovo ruolo dell'audience odierna.
Poi mi sono concentrata sullo studio dell'intertestualità, sia dal punto di vista letterario che in relazione al cinema, per capire come tutte queste citazioni fossero state adattate sullo schermo.
Per darne una definizione precisa è stato necessario prendere in considerazione numerosi studi da diverse discipline, come quelli di Julia Kristeva, Umberto Eco, fino ad arrivare ai più calzanti e recenti studi di Norman Fairclough.
Quindi, l'intertestualità è la relazione che ogni testo ha con altri, o meglio l'imprescindibile presenza di discorsi altrui in ogni testo, poiché ogni autore trae il suo materiale più o meno consapevolmente da altri: citazioni, allusioni, plagio, pastiche, parodia… sono tutte forme di intertestualità.
Questi procedimenti intertestuali, però, vengono usati anche nella realizzazione di film e serie tv ogni volta che c'è un richiamo ad un altro testo, ad una serie tv, un film, o alla realtà stessa.
In Stranger Things, ad esempio, film come E.T. L'extra-terrestre e I Goonies costituiscono un modello di partenza per i registi per compiere un esercizio di pastiche, cioè l'imitazione dello stile di un autore. Altri esempi sono i casi di prestiti da testi letterari, come i romanzi di Stephen King. Per esempio, ci sono palesi somiglianze tra alcuni elementi della serie e testi come Firestarter e Carrie, utilizzati per la costruzione del personaggio di Eleven.
L'intertestualità però si presenta nel nostro caso anche come un elemento puramente visivo, nelle numerose scene in cui il riferimento si coglie solo guardando l'immagine. Ad esempio, le scene dei ragazzini in fuga in bicicletta nelle periferie americane ricordano sicuramente Steven Spielberg. Il concetto di Discourse Community, invece, è introdotto in relazione al linguaggio usato dai protagonisti della serie. Alcuni riferimenti intertestuali sono utilizzati dai quattro protagonisti per comunicare tra loro, di modo che spesso lo spettatore, non cogliendoli, non capisce pienamente il significato dei discorsi. I ragazzi infatti condividono un linguaggio comune tratto da mondi immaginari come quelli di Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, Guerre Stellari i comic books, o del gioco di ruolo fantasy Dungeon & Dragons.
Una discourse community, è un gruppo di persone che hanno modi specifici di parlare tra loro, usano una precisa terminologia, condividono obiettivi e hanno valori e credenze in comune. In particolare, però, mi sono rifatta ai sei requisiti elaborati da John Swales per definire una comunità di discorso. Analizzando i dialoghi della serie, infatti, è risultato quindi che i personaggi posseggono questi requisiti.
Infine, mi è sembrato interessante approfondire questi aspetti linguistici dal punto di vista della traduzione, in particolare del sottotitolaggio, una delle pratiche dell'Audiovisual Translation, cioè la traduzione dei testi trasmessi su uno schermo, costruiti su due livelli: quello acustico e quello visivo. Quindi mi sono confrontata con gli studi di esperti del campo, come Jan Pedersen e Henrik Gottlieb. In particolare Gottlieb è stato il mio maggiore punto di riferimento, perché i riferimenti intertestuali presenti nei dialoghi si presentavano come Extralinguistic cultural references (ECRs).
In relazione a questi elementi Gottlieb ha elaborato una propria tassonomia, in cui presenta le strategie utili ad affrontarli nel sottotitolaggio. Le categorie sono suddivise tra quelle che vanno da un grado di massima fedeltà al testo originale ad un grado di minima fedeltà.
Quindi, ho analizzato il sottotitolaggio della serie, cercando di definire quali delle strategie annoverate da Gottlieb fossero state utilizzate per tradurre questi riferimenti e quale fosse il risultato ottenuto.
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Informazioni tesi
Autore: | Luigia Uliveto |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e Culture Europee |
Relatore: | Katherine Russo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 185 |
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