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Stereotipi di bellezza al femminile: un'approssimazione attraverso due lungometraggi del mondo italiano e angloamericano

Ho strutturato il mio lavoro di tesi partendo da una ricerca svolta per l’esame di “Storia della cultura angloamericana” con argomento “la storia delle donne”, essendomi appassionata al tema della discriminazione ed esclusione femminile ho letto saggi e opere di diverse scrittrici e studiose. Successivamente, ho ampliato la questione studiando le principali opere dei sociologi e studiosi di varie branche disciplinari che si sono interessati di tale argomento, includendo la grande opera di Umberto Eco: “Storia della Bellezza” per comprendere i meccanismi di esclusione legati agli stereotipi di bellezza femminili. Infine ho guardato svariate volte con occhio critico i due film in analisi per trarre delle considerazioni e conclusioni a sostegno delle ipotesi avanzate dai vari studiosi.
Nella mia tesi parlo degli stereotipi femminili, con particolare riferimento al ruolo della bellezza estetica, che spesso viene usata come mezzo di svalutazione della donne; le due pellicole cinematografiche analizzate sono : “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino e “American Beauty”di “Sam Mendes”.
Nel primo capitolo, introduco la cultura femminile attraverso il saggio di storiografia elaborato da dieci studiose, tra cui Michelle Perrot e Natalie Zemon Davis; definisco poi gli elementi che strutturano l’argomento degli stereotipi sociali, partendo dalla definizione del politologo statunitense Walter Lippmann. Passo così all’altro macroargomento: la bellezza, definendo le concezioni estetiche più importanti che fanno parte dell’immaginario collettivo contemporaneo, concentrandomi maggiormente sui canoni femminili. Concludo il capitolo con le storie di alcune donne celebri che sono uscite dai contesti di marginalizzazione, facendosi notare per la loro bruttezza o bellezza.
Nel secondo capitolo, esprimo i punti focali della storia femminile attraverso tre eminenti studiose; Michelle Perrot, tramite cui fornisco una panoramica storica, Natalie Zemon Davis, di cui ho analizzato il romanzo “Donne ai margini: tre vite del diciassettesimo secolo” e Joan Wallach Scott, che combatte il determinismo biologico attraverso l’approccio delle origini del patriarcato, l’approccio marxista ed infine quello psicoanalitico di Freud e della scuola angloamericana.
Nel terzo ed ultimo capitolo della mia tesi, analizzo e pongo in confronto i due film: “La grande bellezza” come campione della cultura italiana, e “American Beauty” come esempio di cultura angloamericana, che oltre ad essere stata oggetto di studio dell’ esame che ho sostenuto con la mia relatrice è la cultura più influente nel mondo Occidentale.
Concludo, esprimendo le mie considerazioni sulla visione della donna nelle due società prese in analisi e le mia opinione su quali siano i mezzi di contrasto alle discriminazioni sociali derivanti dagli stereotipi.

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6 INTRODUZIONE Alla fine del mio percorso di laurea triennale presso l’Università di Siena, ho riflettuto molto su quali tematiche sarebbero state più adatte alla mia tesi; con il mio elaborato vorrei dimostrare di aver fatto tesoro degli insegnamenti che ho ricevuto in questi tre anni e di essere in grado di argomentare in modo adeguato in ambito di Comunicazione, lingua e cultura. Ho scelto come relatrice la docente di Storia della Cultura, poiché i due corsi che ho seguito con lei mi sono stati di grande ispirazione: mi sono addentrata per la prima volta in una disciplina a me nuova, la storia culturale. Durante il corso di cultura angloamericana ho avuto talmente tanta fascinazione per i fenomeni culturali che ci ha proposto la professoressa Semboloni, che ho deciso di farne la mia tesi. A mio parere, uno dei temi più interessanti di storia culturale è la stereotipizzazione all’interno della società; ovvero l’impostazione mentale, che determina le nostre attitudini nei confronti del mondo e causa spesso fenomeni di discriminazione delle differenze umane. A tutti è capitato almeno una volta nella vita di essere “etichettati” in qualche modo, cioè di non essere compresi ed accettati come persone autentiche, piuttosto che entità sociali. Le stigmatizzazioni della società, a mio avviso, possono essere combattute solo con la cultura, l’informazione, il dialogo e la consapevolezza delle dinamiche sociali, psicologiche e ovviamente culturali. Data la vastità dell’argomento, ho dovuto scegliere una piccola parte da analizzare: gli stereotipi di genere dalla prospettiva femminile, legati indissolubilmente al tema della bellezza. Ho scelto di analizzare la tematica da tale prospettiva perché, come illustrerò nel secondo capitolo, le donne hanno subìto oppressioni e discriminazioni per la loro natura femminile, che hanno ostacolato le loro carriere e la loro affermazione nella vita sociale e politica. Oltre a ciò, la scelta è stata anche frutto della mia esperienza di vita e del mio vissuto di giovane donna che, nonostante i ventidue anni, penso abbia già il diritto di opinione. Entrerò nel merito della questione analizzando in prima istanza i contenuti che riguardano gli stereotipi e la bellezza, passerò per excursus storici e strutturerò i rispettivi argomenti secondo gli studi e le ricerche dei più eminenti storici, sociologi e scrittori. Fornite le necessarie e dovute variabili ai due argomenti appena citati, affronterò le principali tappe

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Informazioni tesi

  Autore: Eleonora De Lauri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Scienze della Comunicazione Lingue e Culture, Curriculum Lingue
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Lara Semboloni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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Parole chiave

donne
sfruttamento
diritti
bellezza
esclusione
american beauty
analisi cinematografica
la grande bellezza
sterotipo
storia agloamericana

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