Albi illustrati e stereotipi di genere nella scuola dell'infanzia
Le storie che vengono narrate alle bambine e ai bambini hanno una grande influenza sullo sviluppo della loro identità di genere. I contenuti dei libri infatti, siano essi immagini o parole, condizionano la loro percezione della realtà e soprattutto delle possibilità insite in essa, proponendo modelli di identificazione e concezioni della società che definiscono i loro doveri e le loro aspirazioni. I libri per l’infanzia e i manuali scolastici si configurano quindi come veri e propri agenti di trasmissione culturale, che spesso propongono ruoli sessuali rigidi e stereotipati che vengono interiorizzati dai piccoli lettori e dalle piccole lettrici, risultando dannosi per entrambi.
In sostanza i dati emersi dall’analisi dei libri della scuola dell’infanzia imolese confermano quanto già rilevato a livello nazionale dagli studi precedentemente menzionati. Per entrambi i generi le rappresentazioni stereotipate superano di gran lunga quelle anticonvenzionali, è inoltre evidente una forte asimmetria nel modo in cui i personaggi maschili e femminili vengono delineati: ai maschi vengono assegnati ruoli attivi e contesto pubblico/lavorativo, mentre alle femmine spettano ruoli passivi e spazi privati/familiari. Le femmine sono sottorappresentate e identificate per lo più nel ruolo di casalinga e madre, difficilmente infatti svolgono una professione retribuita; sono soprattutto belle, ma anche sensibili e servizievoli. I maschi al contrario vengono sovrastimati e rappresentati in una grande varietà di situazioni, prospettando loro piena libertà di fare esperienza del mondo: svolgono una molteplicità di professioni spesso gratificanti e prestigiose e si muovono liberamente nello spazio viaggiando e praticando attività sportive; vengono proposti come forti e intelligenti. Nonostante ciò sono i modelli alternativi femminili quelli più numerosi, se quindi le femmine nelle storie cominciano ad assumere una maggiore varietà di sfaccettature, i maschi continuano ad aderire rigidamente agli stereotipi tradizionali.
I personaggi della letteratura per l’infanzia continuano quindi per la maggior parte a seguire quella che Elena Gianini Belotti nel 1978 denunciava come “la legge del rosa e del celeste”, secondo la quale alle persone (in questo caso ai personaggi) vengono attribuite caratteristiche considerate tipiche del sesso di appartenenza, causandone una forte stereotipizzazione. Le insegnanti che si pongono l’obiettivo di rendere i bambini e le bambine delle proprie sezioni capaci di contrastare il potere normativo delle categorizzazioni tradizionalmente legate al genere, devono di conseguenza fare attenzione a selezionare albi illustrati che a modelli di maschilità e femminilità tradizionali ne affianchino altrettanti con caratteristiche anticonvenzionali, in modo da proporre una rappresentazione delle donne e degli uomini che abbatta la rigida spartizione dei ruoli, rendendoli interscambiabili.
È infatti anche attraverso la scelta consapevole e ragionata dei libri che si può promuovere una educazione priva di preconcetti di genere, che offra alle bambine ed ai bambini la possibilità di definire i propri progetti di vita, sia privata che lavorativa, assecondando le proprie inclinazioni ed aspirazioni senza vincoli legati all’appartenenza sessuale, nella speranza che si realizzi in futuro quella parità tra i sessi che Alma Sabatini nel 1987 ha definito come “reale possibilità di pieno sviluppo e realizzazione per tutti gli esseri umani nella loro diversità”.
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Informazioni tesi
Autore: | Erica Ippolito |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scuola di psicologia e scienze della formazione |
Corso: | Scienze della Formazione Primaria |
Relatore: | Elena Pacetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 108 |
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FAQ
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