La fitodepurazione per il trattamento degli effluenti zootecnici
La gestione aziendale degli effluenti animali è un problema di primaria importanza negli allevamenti a causa delle norme che tutelano i corpi idrici (Direttiva Nitrati) le quali prevedono la designazione di Zone Vulnerabili da Nitrati di origine agricola (ZVN) e stabiliscono, anche al di fuori di tali zone, i limiti massimi di azoto apportabile in campo. Questa relazione si propone di valutare l'applicabilità di tecniche di fitodepurazione al trattamento degli effluenti zootecnici al fine di ridurre i volumi di refluo e il carico inquinante degli stessi onde evitare contaminazioni dei corpi idrici superficiali e sotterranei. La fitodepurazione è un processo naturale e spontaneo di depurazione delle acque basato sull'interazione suolo-pianta-microorganismi; i sistemi artificiali (constructed wetlands) cercano di riprodurre questi processi in vasche opportunamente progettate per ricreare le condizioni delle zone umide naturali. La fitodepurazione è già applicata come trattamento secondario di piccoli scarichi domestici e urbani. Per applicarla al settore zootecnico è necessario avere deiezioni fluide e ridurre il carico azotato e i solidi sospesi a monte del trattamento per evitare intasamenti all'impianto. Sono inoltre necessarie superfici molto più vaste, considerando i volumi da trattare e la concentrazione di azoto elevata. Sono stati analizzati i dati di una sperimentazione condotta su un impianto a scala reale realizzato in un'azienda suinicola da ingrasso, sita in ZVN. Esso è concepito come finissaggio a valle di un trattamento di separazione della frazione liquida da quella solida e di un processo di nitrificazione-denitrificazione per l'abbattimento dell'azoto ammoniacale. Il sistema è composto di tre vasche a flusso sottosuperficiale verticale in parallelo che convogliano il refluo in una vasca a flusso sottosuperficiale orizzontale. La sperimentazione ha previsto tre fasi in cui sono state variate determinate condizioni di lavoro dell'impianto e ne è stata valutata l'incidenza sull'efficienza depurativa. Apparentemente la rimozione dell'azoto totale è buona (~60% sull'effluente pretrattato), ma i quantitativi rimossi sono molto bassi (~83 kg anno-1) e di scarso significato se riferiti alle notevoli concentrazioni azotate dei liquami suini. I risultati migliori sono stati ottenuti dalle vasche a flusso sottosuperficiale verticale. Non è stata evidenziata una significativa riduzione dei volumi di effluente, in contrasto con altre prove sperimentali. Per valutare l'applicabilità della tecnica sono stati tenuti in considerazione anche i costi di realizzazione e gestione dell'impianto, il reperimento e lo smaltimento dei substrati e la gestione della biomassa vegetale. Ne è emerso un alto costo di investimento iniziale, semplicità di gestione, basso impatto ambientale, difficoltà nel reperimento dei substrati e produzione di biomassa insufficiente per un reimpiego energetico. Poiché non erano disponibili sufficienti informazioni, non si è potuto considerare il problema del possibile intasamento delle vasche. La fitodepurazione risulta quindi adatta come intervento di finissaggio di effluenti zootecnici pretrattati, in un sistema integrato di trattamento dei reflui. A livello teorico la sua applicazione è conveniente per il basso impatto ambientale e la semplicità di gestione. A livello pratico però ci sono ancora molti limiti legati all'efficienza depurativa e il materiale su cui lavorare non è così approfondito da consentire di trarre conclusioni più precise.
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Informazioni tesi
Autore: | Alberto Griglione |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Corso: | Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali |
Relatore: | Carlo Prof. Grignani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 20 |
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