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Crisi dell'euro ed ''exit strategy'': aspetti teorici ed evidenze empiriche

L'interrogativo a cui si è cercato di dare una risposta in questo lavoro è se per una nazione, e nello specifico per l'Italia, fosse stato conveniente valutare l'opportunità di un abbandono della moneta unica, dal punto di vista della politica economica, e se necessario preparare una “exit strategy” che ne permettesse di limitarne gli effetti collaterali.
Nel primo capitolo si affronta sinteticamente la crisi economica e finanziaria mondiale dalle sue origini, negli eccessi di Wall Street, fino agli squilibri europei, attraverso le opinioni e le analisi di numerosi economisti di fama internazionale appartenenti ad entrambe le scuole del pensiero economico. Particolare attenzione è stata data alle politiche economiche di austerità imposte in Europa alle nazioni dell'area euro e ai principali effetti macroeconomici che queste politiche di restrizione hanno avuto sugli stati membri, soprattutto su quelli periferici. Nello specifico si approfondisce la presunta capacità delle politiche di austerità di invertire la tendenza alla crescita del debito pubblico e di migliorare i fondamentali macroeconomici circa l'occupazione, i livelli di risparmio e la crescita economica. Infine vengono analizzate alcune possibili soluzioni agli squilibri che sono stati riscontrati.
Nel secondo capitolo l'attenzione è stata spostata sulla Modern Monetary Theory quale base teorica alternativa per interpretare le ragioni alla base degli squilibri dell'area euro. In particolare si analizza l'origine della moneta, attraverso la visione ortodossa e quella neo-cartalista, per comprendere perché in questa nuova teoria monetaria lo Stato svolge un ruolo tanto importante e il ruolo delle tasse che, in questa nuova interpretazione, non servirebbero per finanziare la spesa pubblica. Inoltre viene analizzato il meccanismo dell'inflazione secondo la visione endogena della moneta, il ruolo della banca centrale e i legami tra deficit di bilancio pubblico, i tassi di interesse e gli investimenti. L'aspetto centrale in questa teoria è rappresentato dalla diversa interpretazione dei deficit di bilancio dello Stato sulla base dell'approccio dei bilanci finanziari settoriali e del loro meccanismo di supporto all'economia nelle fasi recessive. Infine si è analizzato nei dettagli come avviene il meccanismo della spesa statale e le sue relazioni con il settore finanziario privato.
Nel capitolo 3 si approfondiscono i motivi delle divergenze regionali che si sono venute a creare in Europa soprattutto a seguito dell'integrazione dei mercati e all'adozione della moneta unica e il modello centro-periferia sembra ben spiegare le dinamiche della divergenza tra le nazioni “core” e le nazioni periferiche europee. Nell'ultimo paragrafo vengono presi in considerazione il lavoro di Baldwin e Forslid che aggiungono, al modello centro-periferia, il modello della crescita endogena di Romer secondo il quale gli spillover di conoscenza fungerebbero da forza che contrasta e compensa le forze di agglomerazione del modello di Krugman.
Nell'ultimo capitolo, il quarto di questo lavoro, viene impostata una “exit strategy” per l'Italia affrontando le questioni legali ed economiche più rilevanti. Per gli aspetti legali si discutono le procedure contenute nei trattati per un eventuale decisione di abbandono della moneta unica, la validità legale della nuova moneta e le questioni relative alla ridenominazione del debito pubblico e dei debiti privati. Con riferimento agli aspetti economici viene effettuato un confronto per stabilire quale opzione sarebbe migliore tra la soluzione prospettata dal lungo periodo di austerità e di deflazione salariale imposto dalle autorità europee per restare nella moneta unica e la soluzione dell'abbandono ordinato dell'euro. Per la decisione di uscita, in particolare, si discute circa le modalità di gestione della decisione, l'introduzione della nuova moneta e la ridenominazione dei vari debiti. Vengono analizzati gli aspetti legati al tasso di conversione e alla svalutazione e quelli legati alla stampa e all'introduzione delle nuove banconote e monete. Infine si argomentano alcuni strumenti di cui lo Stato potrebbe servirsi per operare in un nuovo contesto di sovranità monetaria.

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INTRODUZIONE Poco dopo che la crisi finanziaria mondiale ha contagiato il Vecchio Continente lo spread tra i titoli di stato italiani e gli omonimi tedeschi è stato assunto a termometro della crisi della moneta unica. Man mano che gli effetti della crisi diventavano sempre più evidenti alcune nazioni hanno cominciato a dare i primi segni di cedimento economico e una volta raggiunto l'apice della loro forza per alcune di loro ha cominciato a farsi largo l'idea di abbandonare l'euro. Qualcuno ha sostenuto che una simile proposta fosse pura follia, una proposta insensata, stupida e sconveniente qualora attuata. Tuttavia col passare del tempo l'idea assurda ha cominciato a raccogliere sempre più attenzioni e molte sono state le analisi frettolose e superficiali su cui si sono basati i giudizi di diversi opinionisti. Allora il dibattito ha cominciato ad entrare nel vivo e tra le due scuole di pensiero economico, quella ortodossa neoclassica e quella eterodossa post-keynesiana, si è rinvigorito il confronto-scontro. Sebbene da sempre affascinato dall'idea della possibilità del ritorno alla moneta nazionale, ho sempre pensato fosse più un desiderio personale che una reale necessità economica. La consapevolezza della serietà dell'argomento però è nata quando nel 2011 in Inghilterra venne organizzato un concorso con un premio di 250 mila sterline. Il premio Wolfson sarebbe stato assegnato al lavoro che meglio avrebbe risposto al quesito “se gli stati membri abbandonassero l'Unione Economica e Monetaria, qual è la migliore gestione del processo economico per fornire le basi più solide per la crescita futura e la prosperità degli attuali membri?”. Avendo questo argomento cominciato ad ottenere particolare attenzione a livello internazionale ho deciso di approfondirlo. In particolare se per una nazione, e nello specifico per l'Italia, fosse stato conveniente valutare l'opportunità di un abbandono della moneta unica, dal punto di vista della politica economica, e se necessario preparare una “exit strategy” che ne permettesse di limitarne gli effetti collaterali. Nel primo capitolo abbiamo analizzato la crisi economica e finanziaria 5

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Informazioni tesi

  Autore: Graziano Fresiello
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi del Sannio
  Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Carmen Vita
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 170

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Parole chiave

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moneta
banca centrale
moneta unica
currency
spesa statale
modern monetary theory
exit strategy
uscita euro
deficit

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