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Il benessere psicologico nella relazione genitori e figli

Il benessere psicologico e la felicità risultano essere componenti fondamentali per la salute mentale dell’individuo (Giannakopoulos et al.,2009). Alcuni autori sostengono che gran parte di queste due dimensioni è determinata dalle relazioni sociali, in particolare quelle con i genitori durante l’infanzia, tramite i processi di attaccamento, lo stile genitoriale (Bowlby,1969; Ainsworth,1979), la presenza di una casa e di cure confortevoli e di una comunicazione familiare aperta (Joronen & Astedt-Kurki, 2004). L’ipotesi alla base di questa ricerca consiste nel verificare se e come il benessere psicologico dei genitori e la felicità dei figli siano associati. Per verificare questa ipotesi si è utilizzato una campione di 34 coppie di genitori e figli; ai genitori è stata somministrata la Psychological Well-Being Scale (PWB); (Ryff, 1989) con l’intento di misurare il loro benessere psicologico; la Emotionality, Activity, Sociability Temperament Survey (EAS) (Buss & Plomin, 1984) per misurare il temperamento del figlio tramite il giudizio del genitore. Ai figli sono state somministrate, con lo scopo di misurare la felicità, la Subjective Happiness Scale (SHS) (Lyubomirsky & Lepper, 1999), la Faces Scale (Andrews & Whithey, 1976), il Fordyce Emotions Questionnaire (Fordyce, 1988) e il disegno del volto. I risultati dello studio condotto fanno emergere che il benessere psicologico dei genitori presenta solo una piccola associazione con la felicità dei figli, mentre sono risultate buone associazioni tra quest’ultima e il temperamento.

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CAPITOLO 1 Introduzione. 1. Storia della Psicologia Positiva. Nel suo discorso del 1998 ai membri dell’American Psychological Association, il presidente Martin Seligman, parlando agli psicologi presenti, sottolineò la necessità di tornare alle origini della Psicologia e focalizzare gli sforzi non solo nella cura delle patologie mentali, ma anche sull’obbiettivo di rendere la vita delle persone più produttiva e appagante, identificando i talenti all’interno e aiutandoli a crescere (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000). Queste erano infatti le priorità che la psicologia si prefissava prima dell’avvento della Seconda Guerra Mondiale; finita la guerra, con il ritorno dei soldati in patria, l’attenzione si spostò sul risolvere i problemi da essa derivati e sul riorientamento della vita dei veterani. In quel periodo nacquero molti ospedali per veterani e proliferò la ricerca per la cura della psicopatologie da parte dell’ Istituto Nazionale per la Salute Mentale (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000). Il risultato di questo periodo di forte cambiamento di prospettive, fu l’adozione da parte dei terapeuti di un modello del funzionamento dei pazienti basato sulle patologie, sulle mancanze, e sui deficit piuttosto che sui punti di forza individuali, sulle virtù e sulle aree di benessere. Negli ultimi 10 anni, però la ricerca in Psicologia Positiva ha avuto ampio respiro e nel 2008 fu pubblicata la prima edizione del Journal of Positive Psychology dove furono raccolte tutte le ricerche che avevano come tema le emozioni positive, i punti di forza e il benessere. Sono stati pubblicati anche una grande varietà di libri esclusivamente sul tema della Psicologia Positiva, che inoltre, viene insegnata in molti colleges ed università. Sebbene la Psicologia Positiva sia ancora una branca in espansione e che ci sia ancora molto da comprendere, la letteratura fino ad ora disponibile suggerisce che è possibile che essa possa giocare un ruolo prominente anche nel counseling e nella psicoterapia. Il vasto movimento della Psicologia Positiva ho portato quindi, a mettere in luce aspetti come il ruolo fondamentale delle risorse e delle potenzialità individuali, che le ricerche precedenti, volte ad individuare deficit e punti di debolezza, avevano trascurato. L’originalità della Psicologia Positiva risiede anche nell’assunzione di un ruolo attivo nel promuovere e nello sviluppare le proprie risorse personali. Alla base di questo approccio vi è il concetto di prevenzione, la Psicologia Positiva studia i modelli teorici e i meccanismi che favoriscono il benessere soggettivo, la felicità e la promozione della qualità della vita a partire da condizioni di normalità (Sheldon e King, 2001, Seligman, 1990). 2. Il pensiero positivo. Il pensiero positivo è un costrutto latente rappresentato da i tre indicatori di Autostima, Ottimismo e Soddisfazione di vita, tre costrutti unici ma complementari fra loro (Steca e Caprara,2005). L’ipotesi è che ognuno dei tre costrutti rappresenti uno specifico sistema di pensiero che riflette un sottostante e comune processo cognitivo, che si manifesta nella tendenza 1

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Parole chiave

felicità
temperamento
benessere psicologico
psicologia positiva
benssere soggettivo
relazione genitori e figli

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