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Il ruolo delle questioni di valore nella competizione politica: il caso delle elezioni politiche generali del 1994

Per questioni di valore si intende quelle questioni che vengono giudicate in maniera univoca da parte dell’elettorato, ma che vengono attribuite in maniera differente ai vari candidati o partiti. Esistono, infatti, nella società dei valori universalmente condivisi e i partiti possono essere considerati più o meno portatori di questi valori . I partiti, quindi, guadagnano o perdono consensi a seconda che l’elettorato attribuisca loro un surplus o un deficit nel sostegno dei valori condivisi. Le questioni di valore variano di tipo e numero a seconda del momento storico che la società attraversa e possono essere quindi anche più o meno rilevanti ai fini del risultato elettorale.
Queste caratteristiche possono avere un’influenza anche molto rilevante sulla competizione elettorale. In situazioni particolari gli elettori possono prediligere un partito solo perché prevale nei valori senza dare particolare peso ai programmi. Per esempio, si può considerare una situazione in cui un paese versa in una condizione di grave crisi economica. In questo caso tutti i cittadini sono interessati a uscirne al più presto. Quindi il partito che ha la fama di essere maggiormente in grado di gestire una situazione del genere può facilmente risultare vincitore indipendentemente dal programma che propone.
Le questioni di valore si inseriscono nella cornice della teoria spaziale del voto che ne è la base teorica fondamentale. Questa teoria è stata elaborata inizialmente da Anthony Downs in Teoria economica della democrazia . Egli compie la sua analisi attuando un parallelo fra la teoria economica della scelta razionale e la scelta del voto. Propone quindi un modello per cui l’elettore vota per il partito che ha la posizione programmatica più vicina al proprio punto ideale, quindi che gli fornisce il livello di utilità più elevato. La scelta del votante si basa quindi esclusivamente sulle posizioni programmatiche e non considera la possibilità che l’elettore compia la sua scelta utilizzando altri metodi. In realtà in Downs vi è un accenno al voto irrazionale, cioè che il fatto che l’elettore, non essendo in grado di esprimere la propria preferenza sui programmi, possa basarsi su altri elementi. Questa ipotesi, però, viene giudicata come una deviazione dal modello e per questo non considerata. L’errore sta proprio qui, secondo Donald Stokes, uno dei suoi critici. Egli non rigetta completamente il modello di Downs, ma sostiene che questo autore non riesca a tracciare un ritratto realistico del modo in cui si svolge la competizione elettorale tralasciando alcuni aspetti che invece ne farebbero parte. È proprio Stokes che introduce, quindi, il concetto di questioni di valore sostenendo proprio che queste andrebbero inserite nel modello tracciato da Downs. Pertanto tutte le critiche successive non costituiscono un nuovo modello contrapposto, ma piuttosto ne rappresentano l’evoluzione. Il modello di Downs riveste quindi un’importanza cruciale, in quanto costituisce il quadro teorico fondamentale in cui le questioni di valore si inseriscono. Proprio per questo ho deciso di dedicare interamente il primo capitolo alla trattazione di questo autore. La comprensione della teoria economica nel modello di Downs è, infatti, il presupposto fondamentale degli argomenti che vengono trattati successivamente.
Nel secondo capitolo vengono poi presentate le critiche alla teoria di Downs, che introducono le questioni di valore nell’ambito della teoria spaziale del voto. Il primo autore che si occupa di questa tematica è Donald Stokes che introduce il concetto di questioni di valore. La trattazione sistematica avviene però grazie al contributo di James Enelow e Melvin Hinich , che costruiscono un modello matematico in cui vengono inserite le questioni di valore modificando il modello delineato da Downs. Nell’ultima parte del capitolo viene infine analizzato come l’introduzione dei valori modifica il modello di Downs dal punto di vista grafico prendendo in esame tutti gli usi possibili delle questioni di valore nell’ambito della competizione: dalla situazione in cui i partiti subiscono passivamente la presenza di valori nella competizione, a quella in cui i partiti usano, invece, queste questioni in maniera strategica.
L’ultimo capitolo è quello che si riferisce alla parte più complicata del lavoro. Ho, infatti, tentato di dare un esempio concreto di come le questioni di valore possono influenzare un risultato elettorale utilizzando il materiale teorico acquisito.
Viene quindi proposta un’analisi del processo che ha portato alla vittoria di Forza Italia nelle elezioni politiche del 1994. In particolare si sottolinea come il leader dello schieramento, Silvio Berlusconi, abbia attuato un processo di erestetica , agitando il tema del nuovo e battendo lo schieramento Progressista. Si rende evidente anche come il momento storico, segnato dalle inchieste di corruzione politica, sia stato fondamentale per la riuscita di questa strategia.

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INTRODUZIONE In questo elaborato ho deciso di trattare una tematica che attiene a un aspetto particolare della competizione elettorale, cioè il ruolo svolto dalle questioni di valore. Ho ritenuto degno di interesse questo argomento soprattutto per il fatto che il modello che ne scaturisce riesce a dare ragione del concreto svolgimento dei fatti, come viene tra l’altro dimostrato nell’ultimo capitolo. Per questioni di valore si intende quelle questioni che vengono giudicate in maniera univoca da parte dell’elettorato, ma che vengono attribuite in maniera differente ai vari candidati o partiti. Esistono, infatti, nella società dei valori universalmente 1 condivisi e i partiti possono essere considerati più o meno portatori di questi valori. I partiti, quindi, guadagnano o perdono consensi a seconda che l’elettorato attribuisca loro un surplus o un deficit nel sostegno dei valori condivisi. Le questioni di valore variano di tipo e numero a seconda del momento storico che la società attraversa e possono essere quindi anche più o meno rilevanti ai fini del risultato elettorale. Queste caratteristiche possono avere un’influenza anche molto rilevante sulla competizione elettorale. In situazioni particolari gli elettori possono prediligere un partito solo perché prevale nei valori senza dare particolare peso ai programmi. Per esempio, si può considerare una situazione in cui un paese versa in una condizione di grave crisi economica. In questo caso tutti i cittadini sono interessati a uscirne al più presto. Quindi il partito che ha la fama di essere maggiormente in grado di gestire una situazione del genere può facilmente risultare vincitore indipendentemente dal programma che propone. Le questioni di valore si inseriscono nella cornice della teoria spaziale del voto che ne è la base teorica fondamentale. Questa teoria è stata elaborata inizialmente da 1 Stokes (1964) Spatial models of party competition, <<American political science review>>, 57, pp 368-377. 1

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Informazioni tesi

  Autore: Irene Manera
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Paolo Martelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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Parole chiave

1994
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silvio berlusconi
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teoria spaziale del voto
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