Il ruolo della manipolazione attiva e passiva delle informazioni spaziali sulle differenze di genere: uno studio sui modelli mentali dello spazio
Molti maschietti hanno spesso deriso le loro donne disperse per le strade di città caotiche. Gli uomini si stupiscono della scarsa abilità femminile nel districarsi fra le periferie urbane. Perché le donne hanno meno senso di orientamento dei maschi? Come mai questa abilità si è sviluppata, nell’evoluzione, di più negli uomini? Magari perché la donna dell’età della Pietra si allontanava di meno dall’accampamento, limitata com’era dal dover accudire e trasportare con sé i figli. Erano invece gli uomini a spingersi lontano fino a 30 chilometri dall’accampamento per battute di caccia. Così tra gli uomini il senso dell’orientamento si è sviluppato, di solito, in maniera maggiore che nell’altro sesso. In compenso negli uomini è minore la capacità di comprendere linguaggi poco articolati, quali quelli dei bambini piccoli, abilità nella quale la donna è di molto superiore.
Secondo Hooper J. e Teresi D. (1987): “E’ stato verificato un’infinità di volte che i maschi eccellono nella visualizzazione spaziale tridimensionale. Se però consideriamo gli studi che misurano la “lateralizzazione nella comprensione delle emozioni”, in questo caso l’emisfero destro femminile risulta più specializzato di quello maschile. Esso può essere, infatti, meno specializzato per le relazioni spaziali e al tempo stesso molto specializzato per la comprensione del significato dell’espressione facciale”.
La domanda biologica che spesso ci si pone è questa: uomini e donne hanno cervelli con strutture anatomiche differenti che spiegano modi di ragionare, sensibilità, intelligenze o abilità cognitive diverse? (Rogers L., 1999). Si vorrebbe sapere se la bassa percentuale di donne iscritte alla facoltà di informatica, la predisposizione delle donne per le lingue, o la bassa percentuale di uomini che fanno gli infermieri o il bucato sia in qualche modo scritta nelle nostre cellule, prestabilita da un determinismo biologico che determina abilità, sensibilità e intelligenze diverse. Ed è qui l’insidia di questa tematica. Se le differenze sono biologiche - o addirittura genetiche - vuole anche dire che sono in buona parte immutabili, a meno che non si voglia andare contro natura (Gould Stephen J., 2005). Fin dove i miei comportamenti derivano dall’azione dei miei geni e fin dove invece, l’educazione, il modello socioculturale, le convenzioni sociali, l’apprendimento modellano il mio cervello per farlo diventare maschile o femminile? Quanto c’è di innato e quanto c’è di appreso? Se le caratteristiche biologiche sono determinate dal DNA, solo andando “contro natura”, la donna e l’uomo potranno assumere nuovi ruoli? Per fortuna, i fatti smentiscono queste ipotesi.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Loverre |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Andrea Bosco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 131 |
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