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Indice
CAPITOLO 1
DIFFERENZE DI GENERE NELL’ORIENTAMENTO
SPAZIALE:
TEORIE BIOLOGICHE ED EVOLUZIONISTICHE
pag.
Introduzione…………………………………………………………....4
1. Il cervello maschile e femminile: differenze neurobiologiche ……..6
2. Differenze di genere: dal piano biologico al piano cognitivo……11
3. Alcuni risultati sperimentali sulle differenze di genere nelle abilità
cognitive…………………………………………………………...16
3.1 Ormoni sessuali e stili cognitivi……………………………....16
CAPITOLO 2
UOMO E DONNA: DIVERSE STRATEGIE DI
ORIENTAMENTO?
Introduzione…………………………………………………………..24
1. Il concetto di mappa cognitiva……………………….....................26
1.1 Abilità di orientamento e mappa cognitiva…………………….28
2. Differenze di genere nell‟orientamento spaziale:
ricerche empiriche………………………………………………....31
2.1 Prove classiche di abilità spaziale……………………………...31
2.2 Strategie di orientamento spaziale……………………………..34
2.3 Differenze nelle strategie………………………………...…....39
2.4 Fattori di personalità………………………………………......40
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2.5 Esistono substrati neuronali genere-specifici?...........................41
2.6 Un'ipotesi interpretativa…………………………………….....44
CAPITOLO 3
“SPATIAL MENTAL MODELS”: MODALITA’ DI
COSTRUZIONE
1. Gli Spatial Mental Models..............................................................46
2. Informazioni su distanze metriche e categoriche nelle
rappresentazioni mentali derivate da descrizioni route
e survey…………………………………………………………..52
CAPITOLO 4
IL RUOLO DELLA MEMORIA DI LAVORO:
PROCESSAMENTO ATTIVO E PASSIVO
1. La Memoria di Lavoro………………………………………….56
2. Compiti Attivi e Passivi…………………………………….......60
CAPITOLO 5
RICERCA SPERIMENTALE
1. Introduzione…………………………………………………....69
2. Metodo…………………………………………………………71
2.1 Partecipanti…………………………………………………71
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2.2 Setting……………………………………………………....71
2.3 Materiali………………………………………………….....71
2.4 Disegno di ricerca…………………………………………..75
2.5 Procedura…………………………………………………...76
3. Risultati………………………………………………………...80
3.1 Verifica dell‟accuratezza…………………………………...80
3.2 Analisi dei tempi di risposta………………………………86
4. Discussione…………………………………………………….88
5. Conclusioni…………………………………………………….94
Appendice………………………………………………………...96
Bibliografia………………………………………………………110
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CAPITOLO PRIMO
DIFFERENZE DI GENERE NELL’ORIENTAMENTO
SPAZIALE: TEORIE BIOLOGICHE ED
EVOLUZIONISTICHE
INTRODUZIONE
Molti maschietti hanno spesso deriso le loro donne disperse per le
strade di città caotiche. Gli uomini si stupiscono della scarsa abilità
femminile nel districarsi fra le periferie urbane. Perché le donne hanno
meno senso di orientamento dei maschi? Come mai questa abilità si è
sviluppata, nell‟evoluzione, di più negli uomini? Magari perché la
donna dell‟età della Pietra si allontanava di meno dall‟accampamento,
limitata com‟era dal dover accudire e trasportare con sé i figli. Erano
invece gli uomini a spingersi lontano fino a 30 chilometri
dall‟accampamento per battute di caccia. Così tra gli uomini il senso
dell‟orientamento si è sviluppato, di solito, in maniera maggiore che
nell‟altro sesso. In compenso negli uomini è minore la capacità di
comprendere linguaggi poco articolati, quali quelli dei bambini
piccoli, abilità nella quale la donna è di molto superiore.
Secondo Hooper J. e Teresi D. (1987): “E‟ stato verificato un‟infinità
di volte che i maschi eccellono nella visualizzazione spaziale
tridimensionale. Se però consideriamo gli studi che misurano la
“lateralizzazione nella comprensione delle emozioni”, in questo caso
l‟emisfero destro femminile risulta più specializzato di quello
maschile. Esso può essere, infatti, meno specializzato per le relazioni
Introduzione e paragrafo 1 (e relativi sottoparagrafi) sono tratti dal documento "Orientamento
e rappresentazione dello spazio" disponibile al link
http://www.erickson.it/erickson/repository/pdf/PRODUCT_250_PDF.pdf
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spaziali e al tempo stesso molto specializzato per la comprensione del
significato dell‟espressione facciale”.
La domanda biologica che spesso ci si pone è questa: uomini e donne
hanno cervelli con strutture anatomiche differenti che spiegano modi
di ragionare, sensibilità, intelligenze o abilità cognitive diverse?
(Rogers L., 1999). Si vorrebbe sapere se la bassa percentuale di donne
iscritte alla facoltà di informatica, la predisposizione delle donne per
le lingue, o la bassa percentuale di uomini che fanno gli infermieri o il
bucato sia in qualche modo scritta nelle nostre cellule, prestabilita da
un determinismo biologico che determina abilità, sensibilità e
intelligenze diverse. Ed è qui l‟insidia di questa tematica. Se le
differenze sono biologiche - o addirittura genetiche - vuole anche dire
che sono in buona parte immutabili, a meno che non si voglia andare
contro natura (Gould Stephen J., 2005). Fin dove i miei
comportamenti derivano dall‟azione dei miei geni e fin dove invece,
l‟educazione, il modello socioculturale, le convenzioni sociali,
l‟apprendimento modellano il mio cervello per farlo diventare
maschile o femminile? Quanto c‟è di innato e quanto c‟è di appreso?
Se le caratteristiche biologiche sono determinate dal DNA, solo
andando “contro natura”, la donna e l‟uomo potranno assumere nuovi
ruoli? Per fortuna, i fatti smentiscono queste ipotesi.
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1. Il cervello maschile e femminile: differenze neurobiologiche
Le due metà del cervello (gli emisferi) sono pressoché identiche, ma si
sono specializzate in diverse funzioni. L'emisfero destro si occupa in
prevalenza dei compiti spaziali e di sintesi, quindi disegno
geometrico, lettura di mappe, somiglianze visive, sintesi temporale e
senso musicale sono di suo appannaggio. All'emisfero sinistro
competono i compiti analitici, come l'espressione e la comprensione
del linguaggio, l'analisi dei dettagli, il ragionamento simbolico.
Ricerche scientifiche (e.g. Grön, 2000) hanno dimostrato che il
cervello della donna ha un volume inferiore a quello dell'uomo del 10-
15%. Tuttavia, il peso del cervello non ha nessuna ripercussione,
all‟interno di una specie, sulle varie capacità intellettive. Ogni persona
ha un cervello proporzionato alle dimensioni del suo corpo. Un uomo
con un corpo grande ha un cervello più grande di un uomo con un
corpo più piccolo. Se anche, come verificato, il numero dei neuroni
presenti nella corteccia è diverso, ciò che è importante è la loro
organizzazione e la capacità di formare agglomerati funzionali,
chiamati nuclei, e connessioni interneuronali. Smentita la rilevanza
scientifica del volume encefalico, la differenza di genere è stata, in un
secondo momento, identificata con l'asimmetria tra i due emisferi: le
donne, più comunicative e dotate per le lingue, avrebbero l'emisfero
sinistro più sviluppato rispetto agli uomini, abili invece
nell'orientamento spaziale e maggiormente portati per la matematica
grazie alla superiorità del loro emisfero destro. Nata negli anni
settanta, l'ipotesi dei "due cervelli", per quanto sempre fortemente
Introduzione e paragrafo 1 (e relativi sottoparagrafi) sono tratti dal documento "Orientamento
e rappresentazione dello spazio" disponibile al link
http://www.erickson.it/erickson/repository/pdf/PRODUCT_250_PDF.pdf
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radicata nell'opinione comune, viene smentita insieme al suo
presupposto rigidamente modularista: funzioni cognitive complesse
come la competenza comunicativa e la capacità di orientamento
spaziale, ben lungi dal poter essere confinate in regioni segregate del
cervello, dipendono, invece, da circuiti tra aree diverse appartenenti a
entrambi gli emisferi. Una spiegazione della differenza di genere,
particolarmente in voga in questi anni, ci viene dalla psicologia
evoluzionista: le caratteristiche degli uomini e delle donne attuali
sarebbero frutto della selezione naturale, iniziata nella preistoria, in
seguito alla ripartizione dei compiti fondamentali come la caccia e
l'allevamento della prole; i ruoli particolari di ciascun sesso avrebbero
quindi forgiato le strutture cerebrali differenti che abbiamo ereditato
dai nostri antenati. Ma l'ultima frontiera del determinismo biologico è
rappresentata dalle nuove tecniche di neuroimaging: grazie alla
risonanza magnetica funzionale si spera di poter delineare un atlante
completo delle differenze cerebrali che stabiliscono il comportamento
maschile e femminile.
Dal punto di vista anatomico, il cervello femminile e' formato da due
metà simmetriche. Le fibre che mettono in comunicazione i due
emisferi sono diversi nell'uomo e nella donna. Nel cervello maschile
le aree cerebrali possono essere variabili nelle dimensioni e i solchi
intercerebrali presentare delle diverse profondità. Come si sa, le abilità
meccaniche e la percezione visivo -spaziale sono di competenza
dell'emisfero destro, mentre il linguaggio e' dominio del sinistro. Nelle
donne, due aree dei lobi parietale e frontale, collegate al linguaggio,
hanno un volume maggiore rispetto agli uomini, fino al 23% in più.
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L'asimmetria funzionale dei due emisferi e' tipicamente maschile, con
il vantaggio di una veloce elaborazione dell'informazione. Con l'età, il
cervello maschile si restringe più velocemente di quello femminile,
specialmente nelle zone che controllano il pensiero, la pianificazione e
la memoria. Inoltre, un cervello simmetrico, quale quello femminile, e'
meno esposto a lesioni limitate ad uno dei due emisferi.
Fondamentale, poi, per la differenza biologica fra i sessi è l'influenza
ormonale. Gli ormoni sessuali maschili sono importanti
nell'organizzazione cerebrale, già dalle prime fasi dello sviluppo.
Nella sindrome da iperplasia surrenalica congenita, caratterizzata dalla
secrezione irregolare di androgeni da parte della ghiandola surrenale,
le ragazze presentano segni di virilizzazione, abilità spazio-temporali
superiori alla norma e comportamento sociale tipicamente maschile.
In misura minore, le influenze ormonali possono essere valutate
durante il ciclo mestruale. Nelle donne, le migliori prestazioni si
hanno durante le mestruazioni, quando gli ormoni femminili sono
presenti in basse concentrazioni.
I dati più famosi, in merito, sono quelli raccolti da Doreen Kimura
(2004) una ricercatrice che ha elencato capacità cerebrali diverse e ha
cercato di spiegarle sulla base di una lettura dell‟azione degli ormoni,
della genetica e dell‟evoluzione biologica. Kimura (2004) ritiene che
uomini e donne hanno abilità differenti sulla base di una storia
evolutiva. Semplificando, gli uomini delle caverne, cacciatori ed
esploratori, hanno sviluppato abilità spaziali più pronunciate delle
donne. Le donne che restavano al focolare hanno sviluppato abilità per
lavoretti fini e per il linguaggio. E queste diverse abilità le
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riscontriamo ancora oggi nelle facoltà di ingegneria e di lingue
frequentate le prime da uomini e le seconde da donne. L‟iniziale
divisione dei ruoli portava i maschi a sviluppare abilità connesse alla
caccia, all‟esplorazione dell‟ambiente, alla costruzione di utensili; le
donne all‟ accudimento della prole, alla comunicazione linguistica ed
emotiva come mezzo per realizzare meglio questa funzione. Negli
uomini il testosterone favorirebbe la prevalenza dell‟emisfero destro –
che spiega la maggiore competenza in attività visuo -spaziali - mentre
nelle donne finisce col prevalere quello sinistro, con la conseguente
migliore prestazione in attività verbali (Le Vay, 1993).
Tuttavia a questi studi vale la pena sollevare alcune critiche:
1. I risultati non sono concordanti. Altri studi non hanno evidenziato
tali differenze.
2. Se le capacità sono determinate da geni e ormoni perché tali
differenze non si riscontrano in tutte le etnie (fattori ambientali)
3. Se le capacità sono determinate da geni e ormoni perché tali
presunte differenze stanno cambiando nella nostra società (ruolo
dell‟ambiente)
Intendiamoci, trovare delle differenze e spiegarle sulla base di
semplici meccanismi biologici è allettante ma non si può avere la
pretesa di ridurre la complessità dello sviluppo di un essere umano,
che implica milioni di fattori di diversa natura all‟azione di qualche
ormone e di qualche gene.
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Alla luce delle conoscenze attuali appare persino retorica la domanda
posta all‟inizio del recente saggio di Rogers e Rogers (2001): “in che
misura il genere e la sessualità sono „programmati nei geni‟ e in che
misura sono invece acquisiti con l‟apprendimento e la cultura?”.
L‟approccio bio -sociale propone l‟ipotesi che differenze biologiche
tra bambini e bambine inneschino uno schema di predisposizioni o
„preferenze‟: queste nel tempo subiscono delle trasformazioni, dovute
all‟interazione con fattori storici e culturali, fino a diventare qualcosa
di molto diverso dalle differenze biologiche iniziali (Eagly e Wood,
1999; Brannon, 2002). Un modello „dialettico‟ deve tenere conto di
queste influenze reciproche (Hunter e Forden, 2003).
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2. Differenze di genere: dal piano biologico al piano cognitivo
Oggi, dunque, sappiamo che esistono in realtà alcune piccole ma
significative differenze anatomiche fra il cervello della donna e
dell'uomo: in particolare le connessioni fra i due emisferi cerebrali
sono relativamente più sviluppate nella donna che nell'uomo, mentre
in piccoli centri nervosi di una regione del cervello chiamata
ipotalamo, esistono nell'uomo neuroni maggiori in numero e
dimensioni. Utilizzando tecniche di visualizzazione del cervello si è
dimostrato che la donna presenta minor specializzazione emisferica
(quindi minor asimmetria), mentre l'uomo presenta un cervello
funzionalmente asimmetrico (quindi molto lateralizzato) e dominante
a destra. A partire da queste basi biologiche si è cercato di evidenziare
abilità diverse. La maggior asimmetria funzionale nell'uomo
determina, per esempio, la dominanza del linguaggio nell'emisfero
sinistro e delle abilità visuo-spaziali nell'emisfero destro. Nella donna,
invece, grazie alla maggior distribuzione delle fibre di connessione
interemisferiche, questa suddivisione del lavoro non è così evidente.
Tale differenza è il substrato anatomo-funzionale su cui si basano le
caratteristiche comportamentali e cognitive dei due sessi (Tassinari
M., 2004). La somministrazione di test ha rilevato piccole differenze
attitudinali tra uomini e donne nel pensiero logico-matematico, nella
capacità di calcolo, nell'abilità linguistica, nella capacità di
orientamento spaziale. I maschi si rivelano migliori nell'orientamento
spaziale e nella logica matematica di alto livello (Janet Shibley Hyde,
1986); le donne prevalgono nella fluidità verbale (Halpern, 1992),
nella ricchezza del vocabolario e nell'abilità manuale. E‟ possibile