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Il giornalismo italiano come watchdog: le carte deontologiche disattese

Questa tesi si propone di analizzare le origini e lo sviluppo storico del giornalismo italiano nell’ottica di motivare i “vizi” che ancora oggi rendono questo mestiere imperfetto. Il giornalismo è nato per ottemperare ad una missione: rendere le persone consapevoli dei meccanismi che regolano le società moderne, renderli capaci di giudicare, motivatamente, quello che accade. Il giornalismo dovrebbe quindi concorrere alla formazione dell’opinione pubblica, accrescendo il grado di democrazia.
Come vedremo, i governanti di ogni epoca hanno spesso avuto convenienza nel guidare un popolo inconsapevole e silente. L’obiettivo più alto del giornalismo dovrebbe essere quello di informare e, nel contempo, dare voce a tutti, nell’ottica della conquista di quei diritti proclamati dalle nostre costituzioni democratiche. Purtroppo, per interessi che vanno oltre questo obiettivo ideale, il giornalismo si è spesso reso inadeguato davanti a questa missione.
Vedremo in che modo, e con quali limiti, il giornalismo ha preso le mosse nel nostro paese, anche con brevi accenni al mondo anglosassone.

Analizzeremo poi l’ideale di obiettività, tanto necessario quanto irraggiungibile. Molti autori che si sono interessati di giornalismo ne hanno scritto, con punti di vista estremamente diversi.
L’obiettività è una sorta di regola non scritta del giornalismo: nessuna carta deontologica la cita, eppure rimane uno dei capisaldi del mestiere. Nessuna informazione può essere completa e veritiera se non è presentata in modo obiettivo. Certamente ogni giornalista presenta un fatto sotto il suo punto di vista, comunicando una “sua” verità, ma questo non lo esime dal dover essere il più preciso possibile, presentando ogni sfaccettatura di un fatto, quindi evitando una rappresentazione monocromatica della realtà. Trascurando l’obiettività si giunge spesso a una delle più eclatanti deformazioni del giornalismo: la deformazione della notizia.

L’ultimo capitolo è dedicato a un breve excursus sulle carte deontologiche presenti oggi in Italia, con qualche accenno al livello europeo. Sono riportati i passi più importanti delle carte, elencati i principi guida del mestiere, e le evoluzioni che, negli anni, hanno portato a una maggiore tutela dei diritti dei cittadini, primo tra tutti quello alla privacy, contrapposto al diritto di cronaca. Riportando vari esempi si dimostra l’inadeguatezza delle carte e delle sanzioni: con questi metodi la risoluzione delle deformazioni del giornalismo è ancora lontana. Si giunge alla conclusione che questi problemi si potrebbero sanare solamente con una maggior considerazione degli operatori verso l’etica professionale

Le conclusioni tentano di tirare le somme dell’analisi compiuta e fanno luce su una recente proposta, avanzata dall’ Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana) e dal Professor Adriano Fabris, che alle prescrizioni della deontologia tenta di affiancare dei rimedi etici a quei problemi che da anni, e ancora oggi, affliggono il giornalismo italiano.

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- 1 - Capitolo I Lo sviluppo storico del giornalismo italiano e confronto con il modello anglosassone Il giornalismo italiano Ł stato legato, fin dalla sua nascita, al potere politico. Ancora oggi molti quotidiani nascono con una precisa finalit p olitica e partigiana. E dov Ł in questo scenario lo spazio per l obiettivit proclamata dal le carte deontologiche della professione? Ci proponiamo qui di esaminare, in una prospettiva storica, il formarsi del mestiere di giornalista in Italia, affetto, sin dai primordi, di un peccato originale di cui la stampa italiana risente ancora oggi. Il giornalismo italiano Ł nato, e si Ł conservato per lungo tempo, con delle precise caratteristiche. Il contesto storico che vede nascere e svilupparsi il giornalismo in Italia, non Ł particolarmente positivo dal punto di vista sia economico che culturale.1 1. 1. Le gazzette, in Europa ed in Italia. Gli albori del giornalismo europeo si scorgono con le gazzette, all inizio dei Seicento: il primato si deve a citt come Anversa, Augusta, Stra sburgo (tra il 1605 ed il 1609) grazie al loro ruolo politico e commerciale. In Italia le prime gazzette nascono a Firenze e Genova, rispettivamente nel 1636 e 1639. Gi circolavano da tempo avvisi e fogli di notizia, destinati a divenire gazzette dal 1563 quando uno di questi venne messo in vendita al prezzo di una gazeta. Infatti, come gli avvisi, le prime gazzette escono senza titolo e contengono notizie dall estero e poche notizie locali. Sono, in definitiva, fogli volanti e spesse volte manoscritti. Inoltre c Ł un grosso scarto di tempo tra l avvenimento e l effettiva circolazione della noti zia. Gi in questo periodo ben poca libert Ł riservata al compilatore e allo stampatore: la stampa e l attivit giornalistica sono poste sotto il regime di esclusiva, un privilegio concesso al principe, e alla censura preventiva. Spesso inoltre il compilatore Ł un uomo di fiducia del 1 Cfr. I contenuti di questo capitolo sono tratti dai seguenti testi: P. Murialdi, Storia del giornalismo italiano, Il Mulino, Bologna 2006. A. Mazzanti, L obiettivit giornalistica: un ideale maltrattato Il caso italiano in una prospettiva storico- comparativa (1800-1990), Liguori, Napoli 1991.

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