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Pietro Cavallini tra Roma e Napoli

Scopo del presente lavoro è fornire una nuova introspezione volta a rilanciare l’esistenza di un legame diretto tra la pittura cavalliniana e quella di Roma antica, che peraltro poco ha da spartire con la lezione di Giotto, contemporaneo di Pietro Cavallini. In questo modo si è cercato di rischiarare la straordinaria riconoscibilità e qualità dell’autografia del maestro romano, permettendo di tracciare un quadro il più possibile omogeneo della figura dell’artista.
Lo studio parte dallo studio delle fonti documentarie, le quali, in un panorama storiografico così esile, rivestono un ruolo chiarificatore su alcuni punti biografici e artistici che hanno caratterizzato l’attività di Cavallini
Il secondo capitolo concerne un breve excursus sulla storiografia cavalliniana, imperniata sui principali capitoli artistici del genio del maestro: il cantiere di San Paolo fuori le Mura, gli apporti in Santa Maria e Santa Cecilia in Trastevere, l’abside di San Giorgio in Velabro, le testimonianze in Santa Maria in Aracoeli, ed infine le evidenze realizzate durante il periodo “napoletano” sotto la reggenza angioina.
L’ultimo capitolo da spazio a due brillanti interpretazioni espresse da Serena Romano e Bruno Zanardi rispettivamente sul cantiere di San Paolo fuori le mura, momento cruciale per conoscere l’atteggiamento di Cavallini nei confronti dell’arte antica, ed sul confronto stilistico tra il Giudizio Universale di Santa Cecilia in Trastevere e le storie di S. Francesco ad Assisi.

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CAPITOLO I Il “fantasma” storiografico di Pietro Cavallini 1,1. L’atto di compravendita del 1273 e i documenti napoletani del 1308 Il primo documento collegato dagli studiosi al pittore Pietro Cavallini è un atto di compravendita del 2 ottobre 1273, ora nell‟archivio di Santa Maria Maggiore, in cui figura come testimone garante un “Petrus dictus Caballinus 1 de Cerronibus”, insieme a “Bartholomaeus Iohannis Cerronis”, probabilmente membro della stessa famiglia. Dal documento si deduce che Pietro, nato non oltre la metà del XIII secolo (per testimoniare bisognava avere l‟età legale), apparteneva alla famiglia romana dei Cerroni, che aveva le sue case nel rione Monti, e che Cavallino era un soprannome. Si tratta di una menzione piuttosto generica dove non compare alcun riferimento alla sua attività di artista per l‟assenza di appellativi quali “pictor” o “magister”. L„identificazione della persona ricordata nel documento appena citato con il pittore non appare sicura nemmeno dinanzi ad un‟altra testimonianza, da porre solo tra il 1330 e il 1360, tramandataci in una nota marginale alla c. 81 r del manoscritto Vat. Lat. 1927 della Biblioteca Apostolica Vaticana, dove si legge: “Huic commemoro Petrum de Cerronibus qui centum annorum numero vitam egit; qui nullo umquam frigore caput vestimento cooperuit, qui 2 fuit et pater meus idest mei Iohannis Cavallini domini pape scriptoris”. Si tratta di un brano certamente non rilevante ai fini della nostra ricerca, nel quale Giovanni Cavallini “scriptor papae” ricorda come il padre visse cento anni e fu di notevole fisico e non portava mai un copricapo qualunque fosse 1 Il documento è stato pubblicato da G. FERRI, 1907, pp. 127-128. Il passo riferito è successivo al protocollo di rito e alla descrizione dei terreni oggetto della compravendita. 2 Il documento è stato pubblicato da R. SABBADINI, 1914, p. 47; cfr. A. TOMEI, 2000, p. 12. 4

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Pezzullo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Vinni Lucherini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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Parole chiave

cappella brancaccio
cappella sant'aspreno
pietro cavallini
san domenico maggiore
san giorgio in velabro
san paolo fuori le mura
santa cecilia in trastevere
santa maria donnaregina vecchia
santa maria in aracoeli
santa maria in trastevere

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