La Convenzione di Vienna sulla vendita internazionale alla luce della giurisprudenza tedesca ed austriaca
La Convenzione delle Nazioni Unite sui contratti di vendita internazionale di beni mobili (The UN Convention on Contracts for the International Sale of Goods-CISG) fu approvata a Vienna l’11 aprile 1980 su progetto elaborato dall’Uncitral (Commissione delle Nazioni Unite per il diritto del commercio internazionale), con l’obiettivo di proseguire sulla via dell’unificazione della disciplina della vendita internazionale già intrapresa con l’adozione delle due convenzioni dell’Aja del 1964, vale a dire la Legge uniforme sulla vendita internazionale di beni mobili corporali (Luvi) e la Legge uniforme sulla formazione dei contratti di vendita internazionale di beni mobili corporali (Lufc), che non ebbero tuttavia il successo sperato.
Al contrario, si può affermare che la Convenzione di Vienna abbia ottenuto un buon successo nel perseguimento dell’uniformità del diritto del commercio internazionale. A diciotto anni dalla sua adozione, essa è entrata in vigore in ben quarantotto Paesi, tra cui la quasi totalità degli Stati dell’Unione Europea , gli Stati Uniti d’America e il Canada, la Federazione Russa, la Cina, l’Australia, alcuni Stati dell’Africa, dell’America Latina, del Medio ed Estremo Oriente, così da venire ad essere punto di riferimento costante per la regolamentazione della maggior parte degli scambi di beni a livello mondiale.
Inoltre, a testimonianza della centralità della disciplina uniforme in oggetto nell’ambito della vendita internazionale, vi è la già estesa giurisprudenza formatasi al riguardo. Si ha notizia ormai di più di trecento decisioni emanate da corti statali ed arbitrali in applicazione della Convenzione di Vienna. Naturalmente non tutti gli Stati hanno finora contribuito a questa fioritura giurisprudenziale. Fra questi, purtroppo, è da annoverare l’Italia. Nonostante la Convenzione sia entrata in vigore nel nostro Paese da dieci anni, è ancora irrisorio il numero delle decisioni pronunciate dai nostri giudici e si tratta di pronunzie che per lo più ne escludono l’applicazione. Tale dato assume maggior risalto se confrontato con la situazione in alcuni Stati a noi vicini: Austria, Francia, Germania, Paesi Bassi - nazioni in cui la Convenzione è entrata in vigore non prima che in Italia, se non addirittura alcuni anni dopo , e che sono tra i nostri maggiori partner commerciali - hanno dimostrato di aver preso una notevole familiarità con la disciplina uniforme in oggetto; le Corti Supreme di tutti questi Paesi infatti si sono già pronunciate in materia.
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Informazioni tesi
Autore: | Paolo Emilio Conci |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Franco Ferrari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 239 |
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