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Sinergie audiovisive: l’avanguardia cinematografica e il video musicale

"Quasi il vecchio sogno d’arte totale delle avanguardie: cinema, musica, teatro, poesia, computer art che interagiscono nello spazio di pochi minuti".
Così Pier Vittorio Tondelli descrive il video musicale nel libro un week end postmoderno. Le parole di Tondelli descrivono il video musicale, rilevando la comunanza tra quest’ultimo e le avanguardie. Le avanguardie furono indubbiamente un grande laboratorio di sperimentazione e di sistemi inediti di comunicazione, ed hanno trovato nel cinema un mezzo attraverso il quale era possibile unire la fotografia con la danza e l’arte visiva con la musica. In contrasto al cinema narrativo classico, si afferma negli anni ’20 un cinema di avanguardia che si proponeva di essere differente dal modello ormai istituzionalizzato. È questo un cinema esiguo sul piano quantitativo, ma estremamente ricco nella sperimentazione e nell’originalità. Realizzare un cinema diverso da quello ormai presente nell’immaginario collettivo, e che non avesse come obiettivo quello di rappresentare tale immaginario, è il sogno di alcuni artisti e teorici: un cinema completamente inusuale, di volta in volta mutabile, a seconda delle ricerche linguistiche dei vari movimenti d’avanguardia e capace di costruire in modo rigoroso le potenzialità e le specificità del cinema come arte autonoma.
È utile sottolineare come vi sia un filo conduttore tra le avanguardie e la forma artistica del videoclip: la rielaborazione dell’immagine, del colore, il linguaggio ritmico e l’idea di movimento e dinamicità dell’opera d’arte; l’esaltazione dell’irrazionale, dell’onirico; il concetto di enfasi e distorsione della realtà; tutte peculiarità queste che fanno pensare al videoclip come al nobile discendente delle avanguardie del Novecento. Se la connotazione delle avanguardie storiche era di introdurre caos nell’ordine e sovvertire le regole, il videoclip si propone di proseguire la demarcazione di quel caos all’interno di un contesto prettamente televisivo e multimediale. Se si considerano, ad esempio, casi di cinema d’avanguardia come Entr'acte di René Clair, Ballet Mécanique di Fernand Léger (entrambi del 1924) e Un chien andalou di Luis Buñuel (1929) per capire come molti dei video musicali abbiano trovato la strada già spianata sul versante della sperimentazione e delle procedure di realizzazione.
Secondo alcuni autori, all’interno del cinema d’avanguardia, molte delle sperimentazioni che si sono succedute hanno influenzato non poco la produzione linguistica audiovisiva degli anni a seguire. Soprattutto sembra che la prima avanguardia cinematografica abbia favorito molte delle innovazioni che sono state poi adottate dai video musicali, sperimentando pioneristicamente la fusione di suono e immagini nello stesso spazio. Possiamo concludere affermando che il mondo dell’Avanguardia e quello del videoclip sono due ambiti apparentemente distanti e conflittuali che hanno, però, in comune la loro stessa essenza, la loro materia organica e culturale, e cioè l’arte. Due mondi così differenti, eppure così vicini, separati soo da una sottile linea di confine.
Ovviamente quando parliamo di videoclip bisogna sempre fare una distinzione tra “il video musicale semplice” e il “videoclip artistico”, perché il secondo non solo parla spesso attraverso metafore ed uno spiccato simbolismo, ma per essere pienamente comprensibile e compreso, presuppone e necessita un coinvolgimento mentale ed emotivo. Inoltre, per cogliere totalmente il senso e il valore video musicale artistico si ha bisogno di conoscenze culturali più specifiche rispetto a quelle essenziali per la comprensione dei video musicali semplici.
In sostanza, si ha la sensazione che più ci si impegna a rintracciare sul piano formale delle differenze, più ne ricaviamo delle similitudini. L’importante è sempre e comunque tenere differenziate queste due modalità espressive, perché nascono e si evolvono in contesti e per scopi differenti. Ma non è assolutamente impensabile sostenere che il mondo dell’avanguardia e il mondo del videoclip, in molte occasioni hanno abbandonato le loro strade parallele per incontrarsi.

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Introduzione Il videoclip costituisce una tipologia di testo audiovisivo realizzato mediante la congiunzione di un brano musicale e un insieme di immagini. Esso nasce come supporto promozionale alla musica di un cantante o di un gruppo con lo scopo di permettere a una canzone o un brano di essere trasmessi ripetutamente sui canali televisivi ed internet. Nel corso del tempo molteplici sono stati gli studi incentrati a focalizzare gli elementi che hanno condotto alla nascita di questo audiovisivo di tipo promozionale. È difficile stabilire con esattezza la data dell’invenzione del videoclip, così come lo è per il cinema. Nonostante normalmente si accetti che la tecnologia del cinematografo sia stata inventata da Edison e perfezionata dai fratelli Lumière il 28 dicembre 1895 (giorno in cui, in una delle sale del Grand Café di Parigi, ebbe luogo una delle più famose proiezioni della storia del cinema), la loro opera fu in realtà il coronamento di un secolo di ricerche. Infatti, dagli inizi del 1800 fino agli inizi del Novecento è tutto un susseguirsi di esperimenti e invenzioni nel campo dell’immagine in movimento. Le argomentazioni circa la nascita del fenomeno del videoclip fornite da studiosi e teorici sono, per questo motivo, in alcuni casi eterogenee e in altri casi del tutto discrepanti. Sia Domenico Liggeri sia Bruno Di Marino affermano, rispettivamente in Musica per i nostri occhi1 e Clip! 20 anni di musica in video2, che il video musicale ha avuto origine già a partire dal pre-cinema ed attribuiscono in particolar modo a Thomas Alva Edison la paternità della spinta propulsiva che ha portato a coniugare musica e immagini. Edison, infatti, brevetta nel 1891 quel kinetoscopio grazie al quale offre la possibilità di mostrare concretamente immagini in movimento. Esteriormente, questo era simile ad una cassa, nella cui parte superiore si trovava un oculare attraverso il quale lo spettatore poteva scorgere le immagini proiettate all’interno, visibili mediante l’uso di una 1 D. LIGGERI, Musica per i nostri occhi. Storie e segreti dei videoclip, Bompiani, Milano, 2007, p. 55. 2 B. DI MARINO, Clip! 20 anni di musica in video (1981-2001), Castelvecchi, Milano, 2001, p.23. 4

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