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Il valore nominale delle azioni nelle società quotate in Borsa

La recente riforma del diritto societario ha introdotto la possibilità di emettere azioni prive di valore nominale. Così l’art. 2346, nei commi 2 e 3 prevede la presenza di azioni senza valore nominale mentre fino all’entrata in vigore della riforma la legge imponeva che tutte le azioni dovessero avere un uguale valore nominale espresso in cifra monetaria. Al posto del valore nominale, nel caso in cui questo sia stato effettivamente abolito, lo stesso articolo prevede l’utilizzo del numero delle azioni in rapporto al totale delle azioni emesse.
Il valore nominale, così come il capitale sociale, è un’indicazione che ha un significato puramente storico, insensibile alle vicende economiche della società: rimane invariato nel tempo e può essere modificato solo attraverso una modifica dello statuto.
Il valore nominale rappresenta tradizionalmente l’investimento minimo richiesto dalla società a chi intenda acquistarne le partecipazioni ed è assunto quale strumento di tutela dei vecchi azionisti tramite il divieto di emissione sotto la pari. Va notato che ciò ha un fondamento solo sotto l’ipotesi che il capitale sociale sia economicamente congruente con l’ammontare dell’investimento collettivo, così come il valore nominale abbia un qualche legame con il valore reale dell’azione.
Il nuovo istituto delle azioni prive di valore nominale presuppone comunque la conservazione del capitale sociale e la sua suddivisione in azioni. Le azioni mantengono un valore contabile figurativo o implicito che risulta dalla divisione dell’ammontare totale del capitale sociale per il numero delle azioni emesse (cosiddetta “parità contabile”).
Lo scopo principale di questa ricerca è quello di evidenziare come il nuovo strumento delle azioni prive di valore nominale ha influito sugli aspetti organizzativi delle società. Come campione di riferimento per questa ricerca si è scelto di considerare il complesso delle società per azioni quotate in borsa che, pur essendo una piccola percentuale del più ampio insieme delle società per azioni, rappresentano un campione significativo in termini qualitativi. Tali società sono caratterizzate infatti dal fare ricorso al mercato secondario dei capitali di rischio e per tale motivo sono assoggettate, oltre alle disposizioni del codice civile, anche a delle leggi speciali, come il Testo Unico Finanziario mirate a garantire un controllo maggiore sull’effettività del patrimonio sociale.

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Introduzione La recente riforma del diritto societario ha introdotto la possibilità di emettere azioni prive di valore nominale. Fino all’entrata in vigore della riforma la legge imponeva, infatti, che tutte le azioni dovessero avere un eguale valore nominale espresso in cifra monetaria. Il valore nominale, così come il capitale sociale, è un’indicazione che ha un significato puramente storico, insensibile alle vicende economiche della società: rimane invariato nel tempo e può essere modificato solo attraverso una modifica dello statuto. Oltre a fungere da misuratore dei diritti sociali, il valore nominale rappresenta tradizionalmente l’investimento minimo richiesto dalla società a chi intenda acquistarne le partecipazioni; funzione, quest’ultima, espressa dalla regola secondo cui le azioni non possono essere emesse per somma inferiore al loro valore nominale. Il nuovo istituto delle azioni prive di valore nominale presuppone comunque la conservazione del capitale sociale e la sua suddivisione in azioni. Le azioni mantengono, quindi, un valore contabile figurativo o implicito che risulta dalla divisione dell’ammontare totale del capitale sociale per il numero delle azioni emesse (cosiddetta “parità contabile”). Lo statuto pertanto dovrà dare indicazione sia dell’importo del capitale sociale che del numero delle azioni in cui è suddiviso, mentre non conterrà più alcuna indicazione in merito al valore nominale. 3

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Galterio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria gestionale
  Relatore: Giovanni Figà Talamanca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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