Il contratto a termine tra esigenze di flessibilità e certezza del diritto
Tradizionalmente, il modello legale tipico di rapporto di lavoro è rappresentato dal contratto di lavoro subordinato enucleabile dall’art. 2094 del codice civile, caratterizzato da un impegno a tempo pieno del lavoratore e da una potenziale durata illimitata del rapporto. Tuttavia, i continui progressi dell’organizzazione produttiva e l’accresciuta esigenza di flessibilità nell’impiego di forza lavoro hanno determinato la frammentazione del modello classico di lavoro subordinato e la proliferazione di modelli alternativi come il contratto a termine caratterizzato dalla durata predeterminata delle prestazioni ed attraverso il quale l’esigenza dell’utilizzazione flessibile del lavoro viene soddisfatta mediante l’apposizione di un termine finale alla durata del contratto, contestualmente alla costituzione del rapporto. I recenti interventi legislativi sulla disciplina di tale tipologia contrattuale costituiscono una delle innovazioni più significative nell’ambito della regolazione della flessibilità del lavoro; si tratta di una normativa che ha dovuto tener conto (sollecitata, tra l’altro, dalle direttive impartite dall’Unione Europea intervenuta nella materia) della contrapposizione dei diversi interessi in gioco: quello dell’impresa ad utilizzare il tempo determinato come strumento ordinario di gestione del personale per adattarlo alle mutevoli esigenze provenienti dal mercato, e l’interesse, opposto, del lavoratore alla stabilità dell’occupazione. L’ago della bilancia, in realtà, non è stato sempre al centro, ma ha subito oscillazioni, spostandosi ora da una parte, ora dall’altra, spesso in conseguenza dell’alternarsi al potere delle diverse maggioranze politiche: la complessa evoluzione normativa di regolazione dell’istituto riflette proprio quell’ alterno dibattersi tra tendenze di favore ad una maggiore flessibilità nella disciplina dei rapporti di lavoro, mediante la previsione di modelli contrattuali diversi da quello tradizionale, e tendenze più vicine alle esigenze di stabilità nelle modalità di impiego del lavoro dipendente.
L’altalena di cambiamenti così ravvicinati non può che lasciar perplessi gli interpreti del diritto. In altri termini, avvocati, sindacalisti, giudici e consulenti del lavoro appena iniziano ad assimilare nuove regole, “vedono” le stesse continuamente modificate, magari in senso contrario, dando vita ad una precarietà di certezze legislative.
I profili di incertezza nella definizione dei confini della fattispecie contrattuale oggetto del presente studio, sono tra l’altro stati già incrementati dal mutamento della tecnica di previsione della causale di apposizione del termine. L’attuale formulazione utilizzata dal legislatore ha permesso certo alle imprese di soddisfare più agevolmente le diverse esigenze di organizzazione flessibile del lavoro, ma ha reso meno certa, a causa della sua elasticità, la legittimità dei contratti a termine, il cui vaglio, sostanzialmente, non resta che affidato alla magistratura, cui risulta, di fatto, attribuita grande discrezionalità, a ragione della genericità dell’individuazione delle ragioni giustificatrici dell’assunzione a tempo determinato. La norma sull’utilizzazione del contratto a termine è stata tra l’altro resa più “permissiva” con gli ultimi ritocchi che l’istituto ha subito lo scorso anno con la legge 133/2008.
Nel dettaglio: il primo capitolo riassume l’evoluzione legislativa dell’istituto ripercorrendo le tappe più importanti che hanno portato all’attuale disciplina, tra le quali il recepimento, nel nostro ordinamento, della direttiva europea sui contratti a termine avvenuto tramite il d. lgs, 368/2001; il secondo capitolo affronta gli aspetti principali della normativa, in riferimento anche alla sostanziale differenza dalla disciplina precedente e con particolare riguardo ai vari profili sotto i quali si è posta in contrasto con gli indirizzi espressi dalla legislazione comunitaria; il terzo e ultimo capitolo esamina il caso particolare di utilizzazione, spesso “disinvolta”, del contratto a termine da parte di un particolare datore di lavoro, le Poste Italiane, il cui frequente e, nella maggior parte dei casi, illegittimo ricorso a tale tipologia di assunzione ha generato un enorme contenzioso giudiziario, sulla cui regolazione è molto spesso intervenuto lo stesso legislatore, creando altrettanti profili di dubbia illegittimità.
Il futuro dei contratti a termine sarà sicuramente ancora travagliato. Siamo tra l’altro in attesa del sollecitato intervento della Corte Costituzionale che, chiamata a pronunciarsi, da numerosi tribunali italiani, su alcuni importanti aspetti di presunta (ma, se vogliamo, palese!) illegittimità costituzionale, si spera metta al più presto fine a questa controversa disciplina dei contratti a termine.
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Informazioni tesi
Autore: | Loredana D'Elia |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Domenico Garofalo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 199 |
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