Il concorso esterno nei reati associativi
La trattazione esordisce con l’analisi dei risvolti sociocriminologici del fenomeno della contiguità mafiosa. Per ricostruire l’evoluzione del fenomeno del concorso esterno, è indispensabile seguire lo sviluppo della giurisprudenza, attraverso la quale molte obiezioni dogmatiche sono state superate. L’analisi mostra chiaramente come il tema sia decisamente controverso e delicato, tanto che il primo arresto di una certa rilevanza, che fissa alcuni principi forti dopo una serie di pronunce altalenanti, è quello che i giudici del Massimo Consesso di Piazza Cavour hanno reso il 15 ottobre 1994, nella famosa sentenza Demitry. L’excursus giurisprudenziale prosegue attraverso le pronunzie che si allineano al ragionamento della Demitry fino alla altrettanto famosa sentenza Villecco del 21 settembre 2000, nella quale viene sottoposta a verifica la tenuta della sentenza delle Sezioni Unite, sottoponendola ad una serie di spunti critici che in qualche modo tentano di minarne le fondamenta. La rassegna si conclude con gli ultimi due approdi giurisprudenziali, a Sezioni Unite, nei quali si riprende la strada intrapresa dai giudici della Demitry, pur con alcuni cambiamenti di rotta. La prima, è la sentenza Carnevale del 30 ottobre 2002 che, pur confermando la configurabilità del concorso esterno, né aggiustala portata, allontanando l’attenzione dalla c.d. “teoria della fibrillazione” che costituiva uno dei passaggi motivazionali più importanti della Demitry e prospetta inoltre, una diversa concezione del dolo del concorrente. La sentenza Mannino, al momento l’ultima elaborazione a Sezioni Unite, riguarda specificatamente l’accordo elettorale politico-mafioso e si concentra prevalentemente sul momento dell’accertamento del nesso condizionalistico. Sul versante dottrinale, le tappe che hanno portato alla definitiva ammissibilità della fattispecie del concorso esterno nel reato associativo sono segnate da vivaci discussioni ed aspre polemiche divampate tra i rispettivi fronti dei fautori e dei critici. Contrasti acutizzati dall’importanza mass-mediatica dei processi da cui tali scontri dottrinali prendevano le mosse. La povertà del dato legislativo non può che spalancare ampi spazi alla discrezionalità giudiziale. Nel quinto ed ultimo capitolo ci si interroga appunto sull’opportunità di un intervento legislativo in materia, che in qualche modo ponga fine alle problematicità derivanti della creazione giurisprudenziale del concorso esterno.
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Informazioni tesi
Autore: | Cinzia Berto |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Enrico Ambrosetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 307 |
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