Too Big To Fail? Crisi Subprime e Securitization
“Too big to fail? Crisi subprime e securitization” rappresenta un elaborato che studia il tema attualmente molto dibattuto a livello: la crisi subprime, che ha investito inizialmente gli Stati Uniti d’America per poi diffondersi in tutti gli altri Paesi. Il filo conduttore secondo cui è stato costruito l’elaborato è quella di capire quali sono state le conseguenze della crisi sulle banche americane, in particolar modo su due specifiche banche: Bear Stearns e Lehman Brothers.
La prima parte si focalizza sul processo di securitization, in tutti i suoi aspetti ed accezioni: fasi dell’operazione, soggetti coinvolti, rischi e vantaggi. È stato evidenziato come lo sviluppo di questa tipologia d’operazione ha segnato il passaggio da una banca di tipo “originate to hold” ad un modo di fare banca di tipo “originate and transfer”.
Nella seconda parte, invece, è stata analizzata l’attuale situazione di crisi negli Stati Uniti. Il punto di partenza dell’analisi è stata la descrizione della politica laissez faire che il governo Clinton ed in seguito il governo Bush, hanno improntato al mercato americano. Uno degli obiettivi del governo Bush consisteva nel sogno di poter garantire ad ogni americano la proprietà dell’abitazione in cui risiedeva. Affinché questo importante obiettivo si concretizzasse sono state varate una serie di leggi ed emendamenti che hanno permesso alle banche di alleggerire la burocrazia e di abbassare gli standard necessari per la stipulazione di un mutuo. Successivamente, dato che le banche stesse avevano bisogno di liquidità è stato quello di concedere alle Big Five l’autoregolamentazione ed autonomia decisionale riguardo il livello di indebitamento. La conseguenza immediata di questi provvedimenti ed azioni è stata quella del boom dell’erogazione dei mutui per l’acquisto degli immobili e della loro securitization, allo scopo di poter avere oggi la liquidità che altrimenti sarebbe stata disponibile solo alla scadenza del mutuo.
Il programma del presidente Bush ha raggiunto gli obiettivi annunciati dato che al termine del 2007 un americano su tre era proprietario dell’immobile in cui abitava. Il costo di tutto questo però oggi si sta dimostrando troppo grande in quanto le banche, per poter erogare tutti i mutui che avevano erogato, si erano indebitate ben oltre le loro possibilità ed il modello di creazione di ricchezza è diventato insostenibile al punto che nel agosto del 2007 è scoppiata la crisi subprime.
La terza e la quarta parte dell’elaborato si focalizzano sui due case study: Bear Stearns e Lehman Brothers. L’ottica secondo la quale è stato sviluppato lo studio è quella di capire se la corrente di pensiero nata negli anni ’80, secondo la quale le banche non possono fallire in quanto “too big to fail” si fosse evoluto a seguito della trasformazione finanziaria subita dai mercati.
In conclusione del lavoro si evince che oggi non basta più essere “too big to fail” perché l’intervento dello Stato, a favore di una banca che versa in una seria situazione di crisi, sia scontato. Alla luce dei nuovi fatti bisogna essere “too big and tangled to fail”, ovvero oltre ad essere un importante attore del mercato è necessario avere istaurato una fitta rette di rapporti con gli altri operatori del mercato affinché il salvataggio sia assicurato.
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Informazioni tesi
Autore: | Andreea Pirvulescu |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Simona Zambelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 167 |
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