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Economia sociale, beni relazionali e felicità

I concetti su cui pone l’accento la tesi sono due. Innanzitutto, l’idea che il comportamento imprenditoriale e più in generale quello dell’agire economico non sono mossi solamente da un interesse particolare, dalla ricerca cioè della massimizzazione dell’utilità individuale; o meglio l’ipotesi per cui l’interesse particolare trova il suo significato più profondo nella relazione, nella comprensione di ciò che lo circonda, fino quasi a diventarne strumento collaborativo. In questo senso, ed è il secondo aspetto, nel “concetto di impresa”, c’è in maniera intrinseca una dimensione di “socialità”, di “relazionalità” e questo, ultimamente, ne determina il valore complessivo.
Un primo passo verso la considerazione di un agire economico, singolo e organizzato, più ricco e complesso, in cui il concetto di impresa è spogliato da quello di profitto, è rappresentato dall’introduzione, attraverso la L. 118/2005 e il relativo Dlgs 155/2006, della qualifica giuridica di “impresa sociale”.
Analizzare il valore “culturale” dell’impresa sociale è un aspetto cardine della tesi, in quanto l’introduzione nel nostro ordinamento e soprattutto nel sistema economico della qualifica di impresa sociale testimonia la presa d’atto, da parte del legislatore, e da parte della società italiana, della non necessaria coincidenza tra il concetto di “attività imprenditoriale” e quello di “finalità lucrativa”.
In particolare, l’analisi dell’impresa in esame è effettuata con riferimento alla prospettiva relazionale dell’Economia sociale, secondo la quale la specificità delle imprese sociali consiste nella produzione di beni relazionali, in grado – a livello micro – di accrescere il benessere individuale e – a livello macro - di attivare processi di accumulazione di capitale sociale nei territori, incidendo positivamente sullo sviluppo sociale ed economico delle comunità, da qui il titolo della tesi di dottorato: “Economia sociale, beni relazionali e felicità”.

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5 Introduzione generale I concetti su cui pone l’accento la tesi sono due. Innanzitutto, l’idea che il comportamento imprenditoriale e più in generale quello dell’agire economico non sono mossi solamente da un interesse particolare, dalla ricerca cioè della massimizzazione dell’utilità individuale; o meglio l’ipotesi per cui l’interesse particolare trova il suo significato più profondo nella relazione, nella comprensione di ciò che lo circonda, fino quasi a diventarne strumento collaborativo. In questo senso, ed è il secondo aspetto, nel “concetto di impresa”, c’è in maniera intrinseca una dimensione di “socialità”, di “relazionalità” e questo, ultimamente, ne determina il valore complessivo. L’impresa è, dunque, sociale per natura, non solo perché fa bene alla società creando benessere, occupazione o quant’altro. Un primo passo verso la considerazione di un agire economico, singolo e organizzato, più ricco e complesso, in sostanza più “vicino” a quello che ognuno di noi sperimenta quotidianamente, in cui il concetto di impresa è spogliato da quello di profitto, è rappresentato dall’introduzione, attraverso la L. 118/2005 e il relativo Dlgs 155/2006, della qualifica giuridica di “impresa sociale”. L’oggetto di studio “impresa sociale” presenta un elevato grado di complessità di analisi, in parte riconducibili alla sfera economica e gestionale, in parte derivanti dalla specificità dei settori in cui i soggetti del terzo settore hanno operato fino ad ora, e in un cui le imprese sociali verranno ad operare, tutti afferenti alla produzione di beni e servizi ad elevato contenuto relazionale, difficili da valutare e standardizzare, che richiedono un elevato grado di coinvolgimento dell’utente e del lavoratore. Analizzare il valore “culturale” dell’impresa sociale è un aspetto cardine della tesi, in quanto l’introduzione nel nostro ordinamento e soprattutto nel sistema economico della qualifica di impresa sociale testimonia la presa d’atto, da parte del legislatore, e da parte della società italiana, della non necessaria coincidenza tra il concetto di “attività imprenditoriale” e quello di “finalità lucrativa”. In particolare, l’analisi dell’impresa in esame è effettuata con riferimento alla prospettiva relazionale dell’Economia sociale, secondo la quale la specificità delle imprese sociali consiste nella produzione di beni relazionali, in grado – a livello micro – di accrescere il benessere individuale e – a livello macro - di attivare processi di accumulazione di capitale sociale nei territori, incidendo positivamente sullo sviluppo sociale ed economico delle comunità, da qui il titolo della tesi di dottorato: “Economia sociale, beni relazionali e felicità”.

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Informazioni tesi

  Autore: Melania Verde
  Tipo: Tesi di Dottorato
Dottorato in Dottorato in Scienze Economiche
Anno: 2009
Docente/Relatore: Marco Prof. Musella
Correlatore: Giuseppeprof. Freni
Istituito da: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
Dipartimento: Dipartimento di Studi Economici
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 178

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Parole chiave

beni relazionali
bilancio sociale
economia sociale
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