Sentieri locali di sviluppo e polices. Il caso dei PIT
Il presente lavoro di tesi vuole essere “un cammino” attraverso un preciso “sentiero di sviluppo”: quello dei PIT.
Nell’ambito della recente esperienza europea, le politiche a sostegno delle aree in ritardo di sviluppo hanno individuato il loro principale protagonista nelle istituzioni intermedie.
Il Programma di sviluppo del Mezzogiorno e il successivo Quadro comunitario di sostegno 2000-2006 hanno insistito in particolar modo sulla necessità di concentrare gli interventi a sostegno dello sviluppo attraverso l’attuazione di Progetti Integrati Territoriali.
Le politiche di coesione dell’Unione Europea si dispiegano in un contesto di governance multilivello e funzionano come un mercato, in cui gli agenti concorrono per ottenere fondi e cooperano per scambiarsi risorse, progetti, tempo, idee e persone.
La Delibera CIPE del 14 maggio 1999 definisce il Progetto Integrato Territoriale come un insieme di «azioni intersettoriali, strettamente coerenti e collegate tra di loro, che convergono verso il conseguimento di un comune obiettivo di sviluppo del territorio » .
Il Progetto Integrato Territoriale persegue dunque – appunto attraverso un approccio integrato – un obiettivo generale di crescita riferito ad uno specifico ambito territoriale, coerente con la programmazione nazionale e regionale.
Il presente cammino verso l'illustrazione di tale strumento di sviluppo, è articolato in quattro capitoli.
Il primo capitolo vuole essere la chiave introduttiva sull'evolversi delle teorie e delle politiche di sviluppo dell'economia italiana, mettendo in evidenza il cambiamento del ruolo dello Stato nell'economia e descrivendo quello che lo stesso Barca definisce: un paradigma e un cantiere aperto, nel quale il problema fondamentale dell'attuazione di questa nuova politica sta nel “produrre le necessarie conoscenze”, cioè nel convincere i soggetti che le detengono a rivelarle gli uni agli altri, a metterle in comune, a passare da conoscenze private individuali ad un progetto.
Il secondo capitolo è una chiara e precisa illustrazione sulla Progettazione Integrata Territoriale, inquadrandola nella nuova programmazione per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Vengono tracciati quelli che sono gli elementi di discontinuità tra Patto e PIT e vengono descritti i servizi RAP per l'assistenza e l'avvio della Programmazione Territoriale.
Inoltre, vengono precisati le fasi per la formazione del progetto, dalla sua ideazione alla sua identificazione, dalla sua preparazione al suo finanziamento, per arrivare alla sua realizzazione e gestione.
Il terzo capitolo vuole invece essere una ricerca di quindici casi di Progetti Integrati Territoriali nelle regioni dell’Obiettivo 1, Alto Basento e Metapontino per la regione Basilicata, Locride e Serre Calabresi per la regione Calabria, Campi Flegrei, Certosa di Padula, Città di Caserta e Pietralcina per la regione Campania, area metropolitana di Bari, territorio salentino Leccese per la regione Puglia, Consorzio 21 di Cagliari e Barigadu-Ghilarzese-Grighine-Marmilla per la regione Sardegna, e Nebrodi, Palermo e Valle del Torto e dei Feudi per la regione Sicilia.
Gli studi di caso sono stati condotti utilizzando una struttura comune, con un’articolazione in quattro parti: contesto, processo istituzionale del PIT, caratteristiche del Progetto ed attuazione, valutazioni di sintesi.
Il quarto ed ultimo capitolo vuole, invece, essere un esempio concreto di Progetto Integrato Territoriale, quello del Pit Alto Basento, già indicato nel precedente capitolo, ma qui meglio analizzato sotto il suo profilo strutturale. La scelta di tale Pit non è lasciata al caso, ma accuratamente valutata da una personale analisi del mio territorio di origine: la Basilicata.
Ho ritenuto, infatti, molto interessante la forte motivazione alla valorizzazione delle risorse naturali, culturali e produttive locali che il PIT Alto Basento ha identificato nella sua “Idea-Forza”.
Con la scelta della sua idea-strategica d'importazione nell'area della Grancia dell'esperienza francese del Parco “Puy du Fou”, si è dato vita ad un Parco tematico articolato nel “Cinespettacolo della Grancia”.
In un'atmosfera spettacolare vengono ripercorse le vicende umane e storiche di una comunità, attraverso la storia del personaggio chiave: Carmine Crocco, simbolo del brigantaggio lucano.
Le conclusioni alle quali si perviene lungo questa analisi di uno specifico “sentiero di sviluppo”, quello dei PIT, inducono ad un'ulteriore riflessione sulla necessità di mettere a sistema tutte le energie di un territorio per accompagnare un qualsiasi processo di sviluppo, e quando quest'ultimo si configura come fenomeno turistico (l'esempio del parco della Grancia), la condivisione e la collaborazione del percorso è l'unica strada per il successo.
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Informazioni tesi
Autore: | Loredana Romagnano |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Maria Rosaria Garofalo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 172 |
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