Il lavoro pubblico locale. Decentramento istituzionale e rapporti ''flessibili''.
Il «lavoro pubblico locale» costituisce, senza dubbio, un tema di grande attualità: rispetto al quale si registra una crescente attenzione sia della dottrina, sia della giurisprudenza. L’interesse scientifico per la materia, che la presente tesi si propone di raccogliere, risulta vivissimo, anzitutto, per effetto delle importanti trasformazioni che, negli ultimi quindici anni, hanno caratterizzato (e si può dire caratterizzano tuttora) gli assetti istituzionali e organizzativi delle pubbliche amministrazioni, consegnando all’interprete un quadro normativo molto complesso e articolato: all’interno del quale spicca la posizione di assoluta centralità delle Regioni e degli Enti locali.
Alla luce anche degli spunti provenienti dalla sociologia e dagli studi sull’organizzazione, la ricerca tenta di dare corpo a quell’idea - centrale nel discorso che si sta facendo - del cambiamento dell’approccio metodologico all’impiego pubblico: da guardarsi non più come blocco monolitico, con regole uguali per tutte le pubbliche amministrazioni, ma necessariamente come insieme di ambiti fortemente diversificati e articolati.
Coerentemente con questa impostazione, l’opera osserva il seguente schema logico.
La prima parte è dedicata alla ricostruzione, in chiave esegetica (e con particolare attenzione ai profili storico-giuridici della normativa), dell’idea di sistema delle fonti di disciplina del lavoro pubblico locale. La riflessione si appunta, anzitutto, sull’assetto di competenze normative, disegnato dalla riforma costituzionale del 2001, e sulle ripercussioni sulla materia dell’ «organizzazione amministrativa» e del «lavoro pubblico».
Nella seconda parte, ci si sofferma, invece, sullo studio di alcuni dei principali tratti, se non i principali, che caratterizzano e connotano il rapporto di impiego pubblico locale, in ragione dei suoi elementi di flessibilità. E segnatamente, di quei profili concernenti l’instaurazione del rapporto di lavoro a tempo determinato, vale a dire le «causali», dei profili formativi nel contratto di formazione e lavoro, degli aspetti relativi alla stipulazione del contratto per prestazioni di lavoro temporaneo, del part-time, e, per la dirigenza, dell’accesso all’incarico, come principale aspetto della flessibilità del lavoro dirigenziale.
L’intreccio tra «decentramento istituzionale» e «rapporti flessibili» realizza bene l’obiettivo, dichiarato in apertura del lavoro, di rintracciare gli spazi per le Regioni e per gli Enti locali nella differenziazione delle discipline dei propri impieghi, consentendo di tracciare, in ultima analisi, tendenze regolative fortemente complementari tra loro e decisamente sganciate da attribuzioni di competenze meramente formali.
Le conseguenze giuridiche dell’analisi sono molto rilevanti, anche sul profilo della disciplina del lavoro dirigenziale: che, com’è noto, occupa un posto cruciale nel processo di riforma del lavoro pubblico e che opera, si può dire, con una doppia anima, istituzionale-organizzativa e strettamente lavoristica. Questa peculiarità della struttura del contratto di lavoro del dirigente - studiata con riferimento alla specifica tematica degli incarichi - consente di percorrere un sentiero interpretativo che appare originale, nella direzione di una grande autonomia delle Regioni e, pur con le dovute differenze legate alla posizione costituzionale, degli Enti locali, nel porre la disciplina degli incarichi che meglio risponde alle esigenze dell’organizzazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Mario Cerbone |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | Diritto del lavoro (XVII ciclo) |
Anno: | 2006 |
Docente/Relatore: | Antonello Zoppoli |
Correlatore: | Mario GiovanniGarofalo |
Istituito da: | Università degli Studi di Bari |
Dipartimento: | Facoltà di Giurisprudenza - Dipartimento sui rappo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 231 |
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