La lingua e lo stile di Ammiano Marcellino
Nel corso delle mie letture ho delineato un percorso di analisi che andasse a coprire alcuni degli aspetti più peculiari di Ammiano, che possono brevemente riassumersi in:
1. analisi delle citazioni (capitolo 2). Ho creduto opportuno limitare questo lavoro ai soli libri 15 e 25 delle Res Gestae, per dare conto di un fenomeno piuttosto cospicuo e che ha una funzione ben precisa nell’ambito dell’opera: le citazioni di autori latini, canonizzati dalla tradizione, rispondono infatti all’esigenza di inserirsi in un filone letterario ben preciso, tramite una selezione a livello lessicale e stilistico che Ammiano ha operato nel corso dei suoi studi. Le Res Gestae appaiono dunque, a livello formale, come un mélange tra lessico strettamente ammianeo (si tratta di un Latino lontano dalle costruzioni bilanciate di epoca classica, che riflette la lingua ufficiale e letteraria del IV° secolo, ed è caratterizzato da neologismi, notevole uso di termini astratti, e da costruzioni sintattiche sui generis, che vanno tuttavia giudicate non in senso assoluto ma in relazione alle linee di sviluppo interno della lingua in epoca tardo-imperiale) e lessico di derivazione per così dire letteraria, ossia appreso da Ammiano nel corso della sua formazione culturale e riutilizzato mediatamente allo scopo di inserire la propria opera a pieno titolo nella tradizione latina.
Nel corso dell’analisi di questa componente ho essenzialmente cercato di mettere in evidenza gli aspetti più strettamente pragmatici, ossia come il metodo di citazione venga messo in atto e come all’interno dell’insieme degli echi possa essere attuata una differenziazione che tenga conto della loro struttura e finalità.
2. analisi sintattica della costruzione dico quod (capitolo 3). Ho creduto opportuno analizzare approfonditamente questo tipo di struttura sintattica a titolo esemplificativo per sfatare una serie di giudizi negativi sulla lingua di Ammiano. E’ infatti noto che le subordinate dichiarative costruite col quod non rientrano nell’ambito della sintassi latina di epoca classica, e la loro presenza nelle Res Gestae è stata giudicata da alcuni studiosi (NORDEN; SELEM) come grecismo dovuto inequivocabilmente alla cattiva conoscenza del Latino da parte di Ammiano. In questo capitolo ho quindi cercato di dimostrare la superficialità di questa opinione, mettendo in rilevo da un lato come la presenza del quod dichiarativo sia attestata in epoca tardo-imperiale e conosca una progressiva diffusione fino a soppiantare totalmente la classica costruzione AcI, e dall’altro come la presenza di questo modello sintattico nelle Res Gestae (che rimane comunque un fatto piuttosto isolato se la si considera in proporzione alle dichiarative rese in modo tradizionale), risponda essenzialmente ad esigenze di tipo stilistico.
3. analisi delle costruzioni participiali (capitolo 4). Anche in questo caso ho rivolto a mia attenzione ad un aspetto sintattico, ossia la presenza e la funzione dei participi nell’ambito della costruzione del periodo. Anche il frequente ricorso a questo tipo di costruzione (o, per meglio dire, di subordinazione, in quanto tramite le forme participiali Ammiano rende una gran parte di subordinate, essenzialmente di tipo causale, temporale o con una sfumatura più indefinita tra questi due significati di base) è incorso in critiche negative da parte degli studiosi, che hanno bollato lo stile dello storico come eccessivamente involuto e infarcito di participi desunti dall’uso greco. Ho cercato dunque di porre la questione sotto una luce completamente differente, dimostrando che solo un’esigua parte dei participi utilizzati da Ammiano possono essere visti come influsso greco (e, in questo caso, solo con difficoltà posso ammettere che non siano un grecismo a fini artistici, e quindi volontario) e che anzi essi costituiscono una componente essenziale e ricorrente della storiografia classica: attraverso una breve rassegna delle vie di sviluppo della strutturazione del periodo storico, da Cesare a Tacito, ho quindi dimostrato come Ammiano si inserisca pienamente nel solco della tradizione antica, e come il suo stile vada considerato ancora una volta non in senso assoluto ma in relazione alle linee di sviluppo della lingua, di cui egli si è mostrato profondo conoscitore.
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Foschi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere antiche |
Relatore: | Gualtiero Calboli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 126 |
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