4
2. analisi sintattica della costruzione dico quod (capitolo 3). Ho creduto opportuno
analizzare approfonditamente questo tipo di struttura sintattica a titolo esemplificativo
per sfatare una serie di giudizi negativi sulla lingua di Ammiano. E infatti noto che le
subordinate dichiarative costruite col quod non rientrano nell ambito della sintassi latina
di epoca classica, e la loro presenza nelle Res Gestae Ł stata giudicata da alcuni
studiosi
1
come grecismo dovuto inequivocabilmente alla cattiva conoscenza del Latino
da parte di Ammiano. In questo capitolo ho quindi cercato di dimostrare la superficialit
di questa opinione, mettendo in rilevo da un lato come la presenza del quod dichiarativo
sia attestata in epoca tardo-imperiale e conosca una progressiva diffusione fino a
soppiantare totalmente la classica costruzione AcI, e dall altro come la presenza di
questo modello sintattico nelle Res Gestae (che rimane comunque un fatto piuttosto
isolato se la si considera in proporzione alle dichiarative rese in modo tradizionale),
risponda essenzialmente ad esigenze di tipo stilistico.
3. analisi delle costruzioni participiali (capitolo 4). Anche in questo caso ho rivolto a
mia attenzione ad un aspetto sintattico, ossia la presenza e la funzione dei participi
nell ambito della costruzione del periodo. Anche il frequente ricorso a questo tipo di
costruzione (o, per meglio dire, di subordinazione, in quanto tramite le forme
participiali Ammiano rende una gran parte di subordinate, essenzialmente di tipo
causale, temporale o con una sfumatura piø indefinita tra questi due significati di base
2
)
Ł incorso in critiche negative da parte degli studiosi, che hanno bollato lo stile dello
storico come eccessivamente involuto e infarcito di participi desunti dall uso greco. Ho
cercato dunque di porre la questione sotto una luce completamente differente,
dimostrando che solo un esigua parte dei participi utilizzati da Ammiano possono essere
visti come influsso greco (e, in questo caso, solo con difficolt posso ammettere che non
siano un grecismo a fini artistici, e quindi volontario) e che anzi essi costituiscono una
componente essenziale e ricorrente della storiografia classica: attraverso una breve
rassegna delle vie di sviluppo della strutturazione del periodo storico, da Cesare a
Tacito, ho quindi dimostrato come Ammiano si inserisca pienamente nel solco della
tradizione antica, e come il suo stile vada considerato ancora una volta non in senso
assoluto ma in relazione alle linee di sviluppo della lingua, di cui egli si Ł mostrato
profondo conoscitore.
1.2 Ammiano e Libanio
Non esistono molte notizie sulla vita di Ammiano; tutto quello che si sa viene desunto
dalle stesse Res Gestae e dalla famosa lettera del retore Libanio
3
, inviatagli quando lo
storico si era gi trasferito a Roma. Nacque ad Antiochia, attorno all anno 355, e doveva
appartenere ad un ceto elevato (i piø ritengono che fosse vicino ai circoli dei decurioni
1
Si tratta essenzialmente di Norden 1986 e Selem 1965; per ulteriore bibliografia vedi il capitolo relativo.
2
Occorre ricordare, a questo proposito, che nell ambito di opere storiografiche, in virtø della
sistemazione logica degli avvenimenti che lo storico deve operare, queste tre valori, ossia quello causale,
quello temporale e quello temporale-causale, sono quelli nettamente prevalenti rispetto a tutti gli altri tipi
di subordinazione possibile.
3
Epist. 983, XI p. 186 (F rster)
5
di Antiochia
4
) se Ł vero che ebbe una formazione letteraria di un certo peso ed entr
nell esercito come protector domesticus alle dipendenze del generale Ursicino gi nel
353. E noto che ad Antiochia vi era una scuola di retorica, facente capo al famoso
retore Libanio
5
, nella quale il giovane Ammiano cominci probabilmente a nutrire
quella profonda ammirazione per la cultura e i valori di Roma che lo portarono a
trasferirsi nell Urbe e a comporre un opera storica in Latino
6
; si ipotizza dunque, per
quanto riguarda la formazione culturale dello storico e in particolare l apprendimento
del Latino, che egli doveva gi conoscerlo piuttosto bene dal punto di vista letterario
prima di entrare a far parte dell esercito, e che nel corso della sua carriera militare
complet le sue conoscenze venendo in contatto con la lingua ufficiale ed
amministrativa da un lato, e quella d uso dall altro; una volta fatto proprio il punto di
vista di un vero civis romanus, e maturata l idea di comporre un opera storica di ampio
respiro che avesse anche dichiarati intenti artistici, egli dovette poi approfondire
ulteriormente la sua conoscenza della storiografia latina, la quale non solo si riflette in
una erudita selezione lessicale, ma investe anche la stessa strutturazione del periodo
storico quale era andata sviluppandosi nel corso dei secoli.
Il rapporto col retore Libanio sembra dunque costituire la premessa per la serie di
ipotesi sulla vita di Ammiano appena menzionate, e viene generalmente accettato da
tutti gli studiosi. Vale tuttavia la pena di menzionare un articolo dell americano C.
Fornara in cui vengono avanzate delle riserve su questa impostazione, le quali sembrano
comunque essere a loro volta non piø probanti della stessa ipotesi confutata
7
. Lo
studioso segnala innanzitutto come «He does not seem very well-versed in the
Antiochene tradition or even a careful reader of Libanius, for he commits an error in
regard to the foundation of the famous temple of Apollo at Daphne which he might have
avoided had he known Libanius Orat. 11,94» e sottolinea poi come da alcuni passi della
lettera di Libanio si capisca che il destinatario non potesse essere Marcellino lo storico.
Vediamo dunque la parte iniziale dell epistola:
4
Si Ł anche ipotizzato che lo stesso Ammiano fosse stato colpito dalle misure prese da Giuliano nei
confronti dei decurioni, come si potrebbe dedurre da alcuni passi (21,12,23; 22,9,12; 25,4,21) in cui lo
storico attacca le misure prese dall imperatore nei confronti di questa classe; Selem 1965 p. 10 ricorda
inoltre la legge di Costanzo del 346 in cui si fa riferimento alla possibilit di sfuggire agli obblighi del
decurionato entrando a far parte del corpo dei protectores domestici.
5
Nato ad Antiochia nel 314, si trasfer ad Atene per intraprendere la carriera sofistica; fu poi maestro
privato a Costantinopoli, e dopo un breve soggiorno a Nicea si stabil a Nicomedia sempre col ruolo di
insegnante; il suo desiderio di ottenere una cattedra come sofista ufficiale ad Antiochia si realizz entro il
355. Per ulteriori dettagli sulla vita e la carriera del retore vedi Norman 1992
6
V. Fornara I 1992 p. 329: «This view further holds that Ammianus, once in place, renewed or developed
a nexus of relationships with men of his class and, expecially, with Libanius, the great rethor of Antioch,
thus renforcing in himself the social attitudes and mental outlook of a typical Antiochene curialis». Lo
studioso in questo articolo confuta tuttavia l ipotesi che la lettera di Libanio, da cui Ł tratta buona parte
delle notizie e delle ipotesi sulla vita di Ammiano, sia effettivamente rivolta a quest ultimo.
7
Vedi C. Fornara 1992 (I) pp. 328-344
6
Liban. epist. XI, 983 Markelli/n%. 1 Kai\ se\ zhlw½ tou½ (Rw/mhn e)/xein
ka)kei/nhn tou½ se/ ! su\ me\n ga\r e)/xeij %(½ tw½n e)n g$½ paraplh/sion ou)de/n, h(
de\ to\n tw½n e(auth½j politw½n, oi(½j pro/gonoi dai/monej, ou)x u(/steron. 2 h)½n me\n
ou)½n dh/ soi me/ga kai\ to\ meta\ sigh½j e)n t$½ toiau/t$ dia/gein kai\ to\ lo/gouj
u(p'a)/llwn legome/nouj de/xesqai - pollou\j de\ h(½ (Rw/mh tre/fei r(h/toraj
patra/sin a)kolouqou½ntaj - nu½n d' , w(j e)/stin a)kou/ein tw½n e)kei½qen
a)fiknoume/nwn, au)to\j h(mi½n e)n e)pidei/xesi tai½j me\n ge/gonaj, tai½j de\ e)/s$
th½j suggrafh½j ei)j polla\ tetmhme/nhj kai\ tou½ fane/ntoj e)paineqe/ntoj
me/roj e(/teron ei)skalou½ntoj. 3 a)kou/w de\ th\n (Rw/mhn au)th\n stefanou½n
soi to\n po/non kai/ kei½sqai yh½fon au)t$½ tw½n me/n se kekrathke/nai, tw½n de\
ou)x h(tth½sqai. tauti\ de\ ou) to\n suggrafe/a kosmei½ mo/non, a)lla\ kai\ h(ma½j,
w(½n e)stin o( suggrafeu/j
8
. 4 mh\ dh\ pau/s$ toiau½ta suntiqei\j kai\ komi/zwn
oi)/koqen ei)j sullo/gouj mhde\ ka/m$j qaumazo/menoj, a)ll'au)to/j te gi/gnou
lampro/teroj xai\ h(mi½n tou½to di/dou. toiou½ton ga\r poli/thj eu)dokimw½n!
kosmei½ toi½j au(tou½ th\n po/lin th\n e(autou½.
Le obiezioni presentate dal Fornara sono essenzialmente le seguenti: Marcellino era un
nome comune, e in piø la persona a cui Ł indirizzata la lettera sembra essere un giovane
e per di piø non necessariamente uno storico ( «The verb in question suggra/fein
with his nouns is neutral in meaning and requires an immediate supplement or latent
context in which to be properly understood. suggra/fein becomes specific only when it
is joined to a noun in the accusative»
9
: da questa considerazione lo studioso deduce che
il personaggio in questione poteva essere un oratore, giunto a Roma per la prima volta
come farebbe intuire l esordio della lettera e che la sua recitazione pubblica era stata
sottoposta a giudizio in comparazione con quella di altri), e che Libanio non fa alcun
riferimento al fatto che l opera era composta in latino (sebbene l affermazione h)½n me\n
ou)½n dh/ soi me/ga kai\ to\ meta\ sigh½j e)n t$½ toiau/t$ dia/gein kai\ to\ lo/gouj
u(p'a)/llwn legome/nouj de/xesqai, considerata dallo studioso come prova del fatto
che doveva trattarsi di un giovane oratore anzichØ di uno storico ormai adulto e
rinomato, potrebbe essere considerata come un riferimento al fatto che per Ammiano, di
madrelingua greca, sarebbe stato meglio ascoltare gli oratori la cui eloquenza aveva da
sempre reso Roma celebre, cosa che per non fu necessaria perchØ lo stesso Ammiano
si era distinto subito per le sue capacit di espressione); altra considerazione Ł che:
«Libanius opening is insincere and, therefore, patronizing. The joy is feigned: Libanius
never visited Rome, never wished to do so, and he did not like it when his friends
desired to do so. As addressed to a young man, these words are understandable, even
commendable, marks of courtesy, a warm heart, and quasi-paternal affection. But if
8
L epistola prosegue con una forte lamentatio circa le condizioni attuali dello stesso Libanio, dopo una
morte che lo ha colpito profondamente, e col motivo topico delle lacrime che riempiono la lettera (e)moi\
de\ kai\ ta\ pro\ au)tou½ kai\ au)to\j kai\ ta\ met'au)to\n oi)mwgw½n te a)formai\ kai\ dakru/wn, w(½n
e)pi\ ta\ grafo/mena r(ei½ ta/ plei/w).
9
Fornara 1992 p. 334
7
directed to Ammianus, who ex hypothesi was familiar with his sentiments, the patent
insincerity of this greeting could not but have been offensive»
10
.
La maggior parte degli studiosi ritiene tuttavia che l epistola del retore sia
effettivamente indirizzata ad Ammiano Marcellino, e da questa ammissione desume la
maggior parte di notizie che abbiamo sulla vita dello storico.
L esordio della lettera sarebbe dunque non necessariamente un omaggio forzato, bens
una tipica captatio in cui il verbo zhlw½ esprime una semplice formula di cortesia fra
due amici che pure hanno interessi culturali differenti. La fine del secondo paragrafo
risulta poi particolarmente interessante in quanto ci informa delle modalit di ricezione
dell opera di Ammiano a Roma: di essa o di parti di essa (th½j suggrafh½j ei)j
polla\ tetmhme/nhj) venivano fatte letture pubbliche, il cui apprezzamento diede
all autore la possibilit di comporre una nuova sezione (me/roj e(/teron
ei)skalou½ntoj). Esistono almeno due elementi di prova interni all opera che
confermerebbero questa ipotesi: in primo luogo una grande attenzione per lo stile e per
la ricerca di clausole
11
, sia interne che finali, la cui presenza Ł a maggior ragione
motivata se si pensa ad una lettura ad alta voce, accentuativa, che enfatizzi ancora di piø
gli effetti stilistici gi contenuti a livello lessicale; in secondo luogo alcune
caratteristiche strutturali, quali la presenza di apposite prefazioni ai libri 15 e 26 e la
ripetizione di alcuni temi in due parti distinte (ad esempio 14,6 = 28,4), che farebbero
pensare ad una composizione non lineare ma costituita da sezioni aggiunte. Si potrebbe
anche andare oltre pensando che la parte pubblicata nell anno in cui Libanio fa
riferimento alle Res Gestae fosse quella che arriva fino alla morte di Giuliano, e che i
libri 26-31 fossero stati composti in seguito, dato il successo ottenuto da Ammiano
12
(a)kou/w de\ th\n (Rw/mhn au)th\n stefanou½n soi to\n po/non). E da notare
comunque come la struttura dell epistola risponde ai canoni della retorica classica: alla
prima sezione (par. 1- 4), contenente l iniziale captatio benevolentiae e la celebrazione
10
Fornara 1992 p. 333
11
Harmon 1910
12
Quest ultimo dato si scontrerebbe per con la notizia che lo storico non fu totalmente apprezzato dai
suoi contemporanei, che ritenevano il suo stile eccessivamente involuto e artificioso; bisogna tuttavia
notare come la tradizione manoscritta abbia conservato solo la parte piø recente degli avvenimenti narrati
nelle Res Gestae, quella che probabilmente era stata oggetto delle letture pubbliche e a cui Ammiano
dedic sicuramente piø attenzione (avendo anche a disposizione per la sua stesura materiale di prima
mano), se Ł vero che nei libri dal 14 al 31 vengono raccontati 24 anni di storia (dalla sconfitta di
Magnenzio ai fatti che seguono la battaglia di Adrianopoli, simbolo della disfatta di Roma) contro i ben
257 anni (dal regno di Nerva alla vittoria di Costanzo su Magnenzio) narrati nei libri 1-13. Bisogna
inoltre segnalare, a proposito della probabile aggregazione successiva dei libri 26-31, che nel primo
gruppo di libri sopravvissuti lo schema narrativo Ł di tipo annalistico (basato fondamentalmente sulle
figure di Costanzo e Giuliano e riguardante alternativamente la parte Occidentale e quella Orientale
dell impero), mentre per il secondo gruppo Ammiano segue un criterio geografico e tematico, narrando
ad esempio nel libro 27 i processi di Massimino a Roma (che durarono 5 anni) e nel 29 le imprese di
Teodosio contro Firmio (anch esse svoltesi nel giro di qualche anno).
8
del suo successo a Roma, fa seguito la seconda (par. 5-6, qui non riportata per intero),
marcata dal passaggio su\ me\n ou)½n e)n o(moi/oij ei)\hj! h(mi½n d'e)n pe/nqei keime/noij
ei) mh/ tij qew½n a)mu/neien ktl., con la descrizione delle dolorose vicende occorse a
Libanio e la chiusura contenente il motivo topico delle lacrime che riempiono la lettera
(v. nota 8).
Si Ł dunque soliti ipotizzare che Libanio ed Ammiano fossero concittadini (tauti\ de\
ou) to\n suggrafe/a kosmei½ mo/non, a)lla\ kai\ h(ma½j, w(½n e)stin o(
suggrafeu/j... toiou½ton ga\r poli/thj eu)dokimw½n! kosmei½ toi½j au(tou½ th\n
po/lin th\n e(autou) e che Ammiano, vista la sua cultura e il suo utilizzo degli
strumenti forniti dalla retorica classica nella composizione delle Res Gestae, sia stato un
suo meritevole allievo; non bisogna inoltre dimenticare che Libanio fu in rapporti di
amicizia anche con l imperatore Giuliano ( « on this occasion he found relief in the
accession of Julian. Julian s brief stay in Antioch saw Libanius, despite his physical
frailties, at the height of his rhetorical powers he was accepted as spokesman of a
regime which he could at last identify himself, and he could match his heroues of the
Second Sophistic in relations with the emperor»
13
), testimoniati, oltre che dalla
corrispondenza, anche dalla Monodia e dall Epitaffio composti in onore dell imperatore
alla sua morte (Orat. 17 e 18).
Credo che a questo punto siano due gli interrogativi fondamentali a cui bisogna cercare
di dare una risposta: il primo Ł perchØ Ammiano, seppure discepolo di Libanio (il quale
non aveva fatto propri i valori di una Roma ormai totalmente in crisi e non vedeva di
buon occhio la presunta sottomissione della cultura greca a quella romana
14
), scelse di
recarsi in Occidente anzichØ a Costantinopoli, la quale all epoca era citt piuttosto ricca
di stimoli culturali e sarebbe sopravvissuta alla stessa Roma come fulcro della parte
orientale dell impero; il secondo Ł quale ruolo ebbe effettivamente Libanio nella
immedesimazione di Ammiano con la cultura latina e, in particolare,
nell identificazione di Giuliano come princeps ideale, durante il breve regno del quale
l impero romano era tornato al suo antico splendore e ai suoi valori tradizionali.
13
Vedi Norman 1992 p. 1-3, che tuttavia considera i rapporti tra Giuliano e Libanio a livello piø ufficiale
che personale. Cfr. Calboli 2000: «Dies beweist, da Ammianus mit seiner Heimat Antiochia und mit
Libanius in Verbindung blieb, und Libanius hatte Julian die Rhetorik, obleich indirekt gelehrt, denn, als
Julian gezwungen wurde, nach Nicomedia umzuziehen, Libanius hielten in Nichomedia ein Kolleg zur
Rhetorik und, obgleich Julian verboten wurde, heidnische Lehrer zu h ren, bekam er jedes Tages den
Text der von Libanius gehalten Vorlesung. In der Tat war Julian einer der ersten und begeistersen Schuler
des Libanius».
14
Cfr. Paschoud 1967 p. 36: «C est un ardent dØfenseur des traditions grecques contre l envahissement
des m urs romaines, et le problŁme linguistique l intØresse particuliŁrement. Il regrette que la jeunesse
d Antioche aille BØryte apprendre le droit romain et le latin (or. 1,76): Rome est considØrØe comme une
ville dangereuse pour les Grecs (Epist. 534, 539, 566; or. 48,28-29); ce qu il dØplore surtout (Or. 1,214),
et il n est pas le seul le constater, c est que le latin est indispensable pour un Grec qui veut faire carriŁre
dans l administration ou l armØe. Lui-mŒme, comme beaucoup de ses contemporains mŒme le plus
cultivØs n a pas ØtudiØ la langue occidentale».
9
1.3 Ammiano e la crisi dell Impero Romano
Le Res Gestae sono di importanza fondamentale per comprendere quale ruolo fu
rivestito dallo stesso Ammiano nelle vicende belliche dell impero romano dell epoca.
Nel corso dell opera si assiste infatti ad una serie di passaggi tra narrazione in prima e
in terza persona, che permettono di distinguere dove lo storico fu testimone oculare di
battaglie ed avvenimenti e dove invece fece ricorso a testimonianze di altro genere,
nonchØ di definire con piø precisione le tappe della sua vita, che sappiamo egli pass
alternativamente tra momenti di attivit bellica e pause dedicate all approfondimento
della propria cultura. Sappiamo dalla narrazione stessa che Ammiano milit
nell esercito romano sotto il comando di Ursicino (a partire dal 354), e che, dopo il
congedo di quest ultimo e un ritiro dello stesso Ammiano a vita privata, fu presente alla
spedizione di Giuliano contro la Persia, durante la quale ebbe sicuramente modo di
maturare la sua profonda ammirazione per l imperatore-filosofo.
Dopo la ritirata dell esercito da questa regione, lo storico si ferm ad Antiochia, da dove
segu gli avvenimenti dell Oriente sotto Valente ed ebbe modo di approfondire i suoi
studi e le sue conoscenze dell impero. Si rec in seguito a Roma, in un periodo
compreso fra la battaglia di Adrianopoli e la cacciata degli stranieri dalla citt nel 383,
di cui fu testimone in prima persona.
L adesione di Ammiano alla cultura romana non si riflette soltanto nella scelta di
comporre un opera storica in Latino, bens comporta una immedesimazione totale con
l ideologia dell impero e la volont di inserirsi a pieno titolo in una tradizione ormai
consolidata da secoli ma gi entrata da tempo in una crisi irreversibile.
Una posizione di questo tipo Ł tanto piø strana se consideriamo che all epoca il
bilinguismo di fatto era poco praticato (lo stesso Libanio non conosceva il latino), e
Ammiano sembra tenere in gran conto i poliglotti: in 18,5,1 ad esempio ricorda
Antoninus utriusque linguae litteras sciens, mentre in 16,5,7, celebrando le virtø
intellettuali di Giuliano, afferma che sed tamen cum haec effecte pleneque colligeret,
nec humiliora despexit poeticam mediocriter et rhetoricam ut ostendit orationum
epistularumque eius cum gravitate comitas incorrupta, et nostrarum externarumque
rerum historiam multiformem. Super his aderat Latine quoque disserendi sufficiens
sermo.
E dunque possibile che Ammiano per primo si sentisse molto orgoglioso della sua
appartenenza a due culture, e che allo stesso tempo da un lato rivedesse in questa
condizione un ritorno ideale ad un epoca, quella di Cicerone e di Augusto, in cui il
bilinguismo era una realt di fatto per gli uomini di cultura, dall altro percepisse come
ormai si fosse creata una irrimediabile frattura tra l Oriente e l Occidente, segno
anch esso della decadenza di Roma e della sua incapacit di gestire l impero come un
tempo.
Rimane comunque un interrogativo la scelta di Ammiano di trasferirsi a Roma anzichØ a
Costantinopoli; una ragione marginale potrebbe essere costituita dall esperienza
negativa che il retore Libanio visse in questa citt
15
; credo tuttavia che fu la biografia
15
V. Norman 1992 p. 1-2: « he was recalled much against his will to a chair in Constantinople.
Disenchanted with what he regarded as the uncouth and parvenu atmosphere of the new capital, he lost no
10
stessa di Ammiano a concentrare i suoi interessi sul mondo latino. «Au cours de ses
campagnes, Ammien a indubitablement dß sentir cro tre en lui un attachement trŁs
puissant pour cet Empire, cet ordre politique, cette civilisation qu il dØfendait; c est ce
sentiment qui l a poussØ approfondir sa connaissance des grands classiques latins
Revenu la vie civile, ayant appris conna tre le berceau de la civilisation romaine,
Ammien concilie son amour pour Rome et son amour pour la culture, la littØrature, en
continuant l uvre du dernier en date des grands historiens romains; or cette histoire
la gloire du peuple romain, inscrite dans la grande lignØe de l historiographie latine,
Øcrite pour ceux qui Øtaient restØs attachØs la tradition occidentale, Ammien a senti
qu elle devait Œtre rØdigØe en latin»
16
.
E necessario a questo punto fare qualche considerazione sulla situazione dell Impero
all epoca in cui Ammiano visse. Nel corso III e IV secolo si assiste ad un progressivo
sfaldamento delle strutture che avevano permesso a Roma di rimanere il centro
amministrativo, politico ed economico dei dell immenso territorio che si trovava a
dominare. La sua egemonia, basata sul lavoro degli schiavi e sullo sfruttamento delle
popolazioni sottomesse, aveva gi dato primi segni di crisi quando, per far fronte ai
primi cedimenti di un sistema troppo squilibrato a livello territoriale e amministrativo, i
privilegi dei cittadini romani erano stati estesi a tutti i cittadini dell impero, che si
trovavano quindi ad avere in sostanza due patrie, una di origine, quella in cui erano
effettivamente nati, ed una di adozione, ossia la stessa Roma. In epoca tardo-imperiale
tuttavia si assiste ad un progressivo smembramento di questo delicato equilibrio,
principalmente a causa della concorrenza di due fattori: da un lato, la continua pressione
delle popolazioni barbare all esterno, che minano i confini dell impero e costringono
l esercito a continue e dispendiose guerre, spesso conclusesi con un insuccesso;
dall altro, i fattori interni di disgregazione, causati da un economia schiavistica che
ormai non aveva piø basi su cui fondarsi, da una separazione dei poteri locali che
tendono a creare disordine e rivendicazioni tra le varie parti dell Impero, e infine da una
progressiva corruzione e decadenza di quei valori che, almeno in ambito letterario e
retorico, avevano fatto di Roma il punto di riferimento ideologico e politico del mondo
allora conosciuto
17
.
In questa situazione di profonda crisi si assiste ad un tentativo di reazione che, non
trovando soluzioni concrete, si risolve in un rifugio utopico nel passato, nella speranza
che, una volta ristabilito l antico ordine e soprattutto gli antichi valori che avevano reso
Roma grande, si possa tornare al benessere e alla sicurezza di un tempo. Questi rifugio
consiste essenzialmente nell individuazione di un nemico esterno, i barbari, da sempre
nella storiografia visti come popolazioni inferiori (seppure, come nel caso della
time in trying to get away His removal from Constantinople had been secured on the somewhat flimsy
excuse of ill-health, but the unremitting efforts which he had to apply to consolidate his new position,
though productive of startling success, turned these fictitious ailments into real ones. Overwork, gout, and
migraine combined to induce a severe depression which by the end of the decade fed upon professional
and personal worries so as to bring him close to nervous breakdown».
16
Paschoud 1967 p. 37
17
La mancanza di un decollo industriale o commerciale non permetteva infatti a Roma di attingere a
nuove risorse, dopo avere consumato tutto quel che era stato sottratto alle Province; per ulteriore
approfondimento sulla crisi economica e sociale dell Impero v. Schiavone 1996
11
Germania di Tacito, dotate comunque di propri valori positivi dai quali lo stesso popolo
romano pu trarre utili insegnamenti), e nella nascita di un sentimento patriottico, che
non a caso coinvolge tutta la parte occidentale dell impero mentre sembra non toccare
quella orientale, che ormai si era ritagliata una propria autonomia ed era rimasta
sostanzialmente estranea a questo tipo di problemi.
Il sentimento patriottico sembra dunque creare nell immaginario collettivo una realt
parallela a quella effettiva: un esempio illuminante in questo senso Ł, a mio avviso, lo
sdoppiamento psicologico tra Roma Eterna
18
, ossia la Roma dei grandi monumenti, in
cui trionfavano i valori positivi dell uguaglianza e della giustizia (cosa che, inutile dirlo,
non Ł mai avvenuta!), e la Roma attuale, dominata da un aristocrazia ignorante ed
egoista e una plebe xenofoba e corrotta dai privilegi.
Lo stesso Ammiano sembra aderire totalmente a questa ideologia della crisi, non
accorgendosi dei veri problemi che affliggevano l Impero e rifugiandosi anch egli in
una difesa di antichi valori ormai irraggiungibili.
La sua opera si inquadra infatti nel movimento di rinascita culturale pagana legato ai
membri dell aristocrazia senatoria, con cui lo storico probabilmente identificava gli
ideali fruitori delle le Res Gestae
19
. A livello testuale e contenutist ico, come mostrer
piø dettagliatamente nel corso di questo lavoro, sono innumerevoli da parte di Ammiano
i tentativi di inserirsi in una tradizione ormai millenaria: la stessa decisione di
presentarsi come continuatore di Tacito, in corrispondenza con la fioritura di opere
storiche in latino in quest epoca
20
, l adesione ai criteri compositivi che guidarono tutta
18
Prendo in prestito per questa immagine il titolo dell opera di Paschoud, Roma Aeterna, in cui lo
studioso francese analizza una serie di autori pagani e cristiani le loro risposte, a livello di adesione al
regime e di ricerca di valori alternativi, alla crisi in atto. Identifico quindi la Roma Eterna con l ideale
creato dall immaginario collettivo, in netta contrapposizione con l effettiva realt della Roma dell epoca.
19
Selem 1965 pp. 18-20 nota come anche la concezione storica di Ammiano sembra ispirata agli stessi
principi che avevano guidato la storiografia senatoria: alle prammatiche affermazioni di rispetto per la
verit (14,6,2; 15,1,1; 16,1,3; 18,6,23) non corrisponde sempre una loro effettiva messa in atto,
soprattutto quando si tratta di ledere gli interessi di esponenti del Senato o, d altro canto, di rappresentare
imperatori che al Senato furono avversi, come nel caso della deformazione dell opera di Valentiniano (v.
ad es. 26,10,8 Euphrasius vero itemque Phronimius missi arbitrio obiecti sunt Valentiniani et
Phronimus Cherronesum deportatur inclementius in eodem punitus negotio ea re, quod divo Iuliano fuit
acceptus, cuius memorandis virtutibus eius ambo fratres principes obtrectabant nec similes eius nec
suppares. Valentiniano viene presentato come volutamente noncurante degli esempi di mitezza della
tradizione antica, risultando cos escluso senza rimedio dall ideale di humanitas che aveva dominato la
storiografia senatoria).
20
Basti ricordare ad esempio l opera di Aurelio Vittore, Nicomaco Flaviano e i fittizi autori dell Historia
Augusta; a giudizio dei moderni tuttavia Ammiano risulta essere indubbiamente l ultimo grande storico
dell antichit , per l ampiezza della sua composizione, la profonda cultura e l adesione senza riserve ad
un ideologia che stava conoscendo il suo tramonto, ma che non gli imped di essere un attento osservatore
del suo tempo.
12
la storiografia latina, un attenta scelta lessicale che aveva lo scopo di inserire le Res
Gestae a pieno titolo nella tradizione romana, e infine la ricerca di un non facile
equilibrio tra esigenze drammatico-stilistiche da un lato e strutturali dall altro (in questo
senso, basti pensare al rifiuto, tipico peraltro della storiografia classica, di riportare
dettagli di tipo tecnico o bellico, per non sfuggire al pre/pon richiesto dall opera
storica
21
).
Ho gi accennato a grandi linee al prestigio che Roma continu ad avere pur cessando
di essere la capitale dell impero e dell amministrazione; gli imperatori tuttavia si recano
almeno una volta a visitarla, in quanto essa rimane pur sempre, nell animo dell Ølite
occidentale, l indiscussa capitale ideale. Lo stesso Ammiano fu attratto dal fascino
esercitato dalla citt eterna, e si potrebbe forse leggere un ricordo dello stupore provato
di fronte alla visione dei grandi monumenti nel passo relativo alla venuta di Costanzo a
Roma:
16,10,13 Proinde Romam ingressus imperii virtutumque omnium larem, cum venisset ad
rostra, perspectissimum priscae potentiae forum, obstipuit, perque omne latus quo se oculi
contulissent, miraculorum densitate praestrictus 14 deinde per acclivitates planitiemque
posita urbis membra collustrans et suburbana, quicquid viderat primum, id eminere inter alia
cuncta sperabat 15 verum cum ad Traiani forum venisset etiam numinum assensione
mirabilem, haerebat attonitus, per giganteos contextus circumferens mentem, nec relatu
effabiles, nec rursus mortalibus appetendos. 17 Multis igitur cum stupore visis horrendo,
imperator de fama querebatur, ut invalida vel maligna, quod augens omnia semper in maius,
erga haec explicanda quae Romae sunt obsolescit
La bellezza di Roma Ł resa tramite la descrizione delle colossali costruzioni, ricordo di
uno splendore ormai passato, che colpiscono il visitatore e lo fanno ammutolire:
all elenco dei grandiosi monumenti che si presentano alla vista di Costanzo corrisponde
una serie di verbi indicanti uno stupore che lascia senza parole (obstipuit
miraculorum densitate praestrictus haeberat attonitus). E dunque facile scorgere,
come accennato sopra, la stessa meraviglia provata da Ammiano quando per la prima
volta si rec a Roma, citt che su di lui aveva da sempre esercitato un fascino
irresistibile: questa considerazione risulta ancora piø vera se si considera che l aspetto
monumentale della citt risulta direttamente collegato con quel passato mitico e utopico
su cui si rivolgeva il sentimento patriottico dell epoca.
In un passo del libro 14, lo storico rievoca invece l immagine di Roma in eterno
vittoriosa grazie al tradizionale binomio di Virtus e Fortuna:
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Cfr. Paschoud 1967 p. 53: «Le danger que constitue pour l Empire une fiscalitØ trop lourde n a pas
ØchappØ Ammien. A plusieurs reprises, il s attarde sur l uvre bienfaisante de Julien qui diminue
considØrablement les imp ts en Gaule les conventions stylistiques de l historiographie antique
empŒchent malheureusement notre auteur d entrer dans des dØtails techniques qui nous feraient voir avec
prØcision les moyens qu utilisa Julien pour provoquer une baissØ aussi spectaculaire du taux de l imp t».