Il ruolo di Manfredo Tafuri nella critica architettonica
E’ innegabile l’importanza della figura di Manfredo Tafuri, storico e critico dell’architettura, nel dibattito culturale sull’architettura moderna sviluppatosi in Italia tra gli anni ’60 e ’90, e delle sue analisi lucide, ma anche dai forti accenti politici.
Il suo metodo di ricerca ha influenzato molti architetti, così come è stato importante per Peter Eisenman, che il 22 marzo 2004 ha ricevuto una laurea honoris causa presso la facoltà di architettura “Ludovico Quaroni” di Roma, presentando il suo studio sull’opera di Giuseppe Terragni, dedicata ai suoi maestri: Colin Rowe e, appunto, Manfredo Tafuri . Eisenman, definito da Tafuri “l’anima teorica e indubbiamente la figura più singolare” tra i five architects, (Peter Eisenman, John Hejduk, Michael Graves, Charles Gwathmey, Robert Siegel e Richard Meier), ha inteso con il suo libro rendere un tributo al critico italiano per avergli insegnato “la necessità di riconoscere e osservare come le forze e i contesti storici condizionano dall’esterno le opere degli architetti, inevitabilmente immersi nello spirito del tempo e in quello dei loro committenti”.
Ciò che, a sua volta Tafuri ha ammirato in Eisenman, è stata L’ “assenz di discorso architettonico e rigorosità ascetica, al limite del fanatismo, nella costruzione di quella assenza” ; analizzando le sue opere, Tafuri nota infatti soprattutto la loro “teoricità”, la “perfetta virtualità dell’oggetto. Egli pone, cioè, l’osservatore in uno stato di perfetta alienazione rispetto al reale, corrispondente all’assoluta estraniazione imposta alle forme”.
Ma ciò che Tafuri coglie è soprattutto il fatto che le ricerche di Eisenman non tentano di recuperare l’ideologia vissuta dal movimento moderno, bensì la “vivisezionano” in maniera spietata, per cui “il disincantamento della pura sintassi risponde a quella grande illusione, rifiutandosi di ripercorrere la strada della frustrazione”.
Infine, Tafuri identifica nei five architects e in particolare in Eisenman la “tendenza diffusa a sperimentare lingue private di funzione, estratte, per paradosso, dall’area dei linguaggi” , compiendo così, una sorta di bilancio di quanto l’architettura contemporanea ha ereditato dalle esperienze passate. Questo risultato lo porta a ritenere che i linguaggi architettonici degli anni ’20 e ’30, ritenuti “linguaggi di battaglia” , siano oggi morti e che la stessa “battaglia” dell’architettura sia finita con la sconfitta di quest’ultima.
Come ha osservato Antonino Saggio, “pochissimi come Manfredo Tafuri hanno contribuito a demolire certezze, miti, speranze rivelando le debolezze degli architetti nell’aver creduto in un mito borghese, in una riforma socialdemocratica, in un regime risolutore, in una ricostruzione paesana, in un centro sinistra di piano. Per Tafuri l’opera non indicava soluzioni o destini. Era significante se rappresentava un problema storico”. Nel caso dei New York Five Tafuri non scopre, non rivela, non è “un cacciatore di tarfufi”.I New York Five vivono contraddizioni aperte di un architettura che ha smarrito la sua utopia sociale e si trova con le apparenze autoreferenziali di “architetture di carta”.Basti pensare alla definizione di Eisenman come terrorista formale, di Graves all’insegna della polisemia e all’evoluzione dei diversi autori nei vent’anni successivi .
La sua posizione critica nei confronti delle utopie e della creatività degli architetti sarà la devastante molla che bloccherà del tutto la breve stagione dell’Italian Style.
Nonostante, dunque, l’accesa militanza politica di Tafuri, la sua critica all’ideologia ha implacabilmente bloccato la fiducia nella creatività del progetto, creando nel disincanto l’illusione nel futuro. Il progetto viene ripudiato, perché considerato “un’azione senza speranza”, nel tentativo di dimostrare così il proprio dissenso a quanto è avvenuto dagli inizi del Novecento fino agli anni Ottanta.
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Informazioni tesi
Autore: | Fausta Vela |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Architettura |
Relatore: | Alfonso Gambardella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 141 |
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