Vincoli di inedificabilità: reiterazione e indennizzabilità
Le origini dell'urbanistica moderna vengono fatte risalire al XVIII secolo, periodo in cui si verificano due fenomeni dirompenti: l'aumento della popolazione e l'avvio del processo d'industrializ-zazione .
Il primo embrione del termine è "urbanesimo" che compare, per la prima volta, negli studi demografici della prima metà dell'Ottocento ed indica quel particolare fenomeno di immigrazione dalla campagna alla città che rappresenta uno degli aspetti più rilevanti della rivoluzione industriale.
In Italia, nei primi anni del Novecento, troviamo il termine urbanismo (o "scienza urbanistica, come alcuni la chiamano") che si distingue, dal suindicato urbanesimo, per il diverso oggetto: il territorio .
L'urbanistica si caratterizza, quindi, per il suo oggetto: il territorio e per le sue finalità: conservare, modificare e riqualificare.
Per raggiungere tali finalità, l'urbanistica deve dirimere i conflitti che sorgono tra interessi individuali e collettivi, attraverso la ricerca di motivazioni razionali alle scelte di sviluppo e/o di trasformazione; pertanto, il suo campo di studio è assai vasto, di natura infradisciplinare (geografia, economia, sociologia, ecologia, ecc..).
L'Urbanistica moderna, pur nascendo con l'ambizioso compito di correggere i mali della città industriale, si arricchisce di contenuti e finalità diverse, dedicando, oggi, grande attenzione al problema del recupero dell'esistente e dei centri storici .
La nostra attenzione si concentrerà, però, sui vincoli di inedificabilità derivanti da piano regolatore generale , una delle problematiche più dibattute ed effervescenti degli ultimi anni che ha mobilitato un'inesauribile dottrina e giurisprudenza pronta a supplire a lacune e latitanze legislative.
Secondo la tradizione romanistica, la proprietà (dominium) indica il rapporto dell'uomo con la cosa che gli appartiene, senza ulteriore specificazione; essa costituisce un prius indeterminato rispetto ad una serie di facoltà (iura): ius possidendi, ius alienandi, ius aedi-ficandi ecc. .
Caratteristica comune delle singole facoltà è l'elasticità, vale a dire la possibilità di essere compresse e di riespandersi una volta cessata la limitazione (si pensi all'estinzione dell'usufrutto) .
E' noto che i romani non conoscevano la distinzione fra proprietà immobiliare e mobiliare (che ci viene dal diritto germanico) ma è certo che, fin dal periodo classico, sono rinvenibili esempi di limi-tazione del diritto del proprietario in relazione a pubblici interessi .
I Romani, dunque, non ebbero alcuna remora ideologica ad ab-bandonare l’intangibilità della proprietà privata dinanzi ad interessi pubblici prevalenti.
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Informazioni tesi
Autore: | ALESSANDRO SABELLI |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alfredo Contieri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 154 |
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