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Promulgata la Costituzione Meiji
In Giappone viene promulgata la Costituzione Meiji, redatta nella massima segretezza e presentata come dono elargito dall'Imperatore al popolo.
Il primo articolo proclama la sacralità e l'inviolabilità dell'Imperatore, il quale continuerà a guidare il paese in virtù della sua origine divina. La leggenda della fondazione divina della nazione, intorno al 660 a.C., da parte degli antenati della famiglia imperiale diventa così la dottrina ufficiale dell'impero, nonostante sia priva di qualunque fondamento storico.
Il potere sovrano dell'Imperatore è in qualche misura limitato dalle disposizioni della Costituzione, anche se la sua volontà rimane prevalente rispetto a quella del parlamento in molti settori della vita pubblica: le leggi emanate dall'organo di rappresentanza del popolo necessitano dell'approvazione imperiale. L'Imperatore ha inoltre il potere di emanare editti imperiali e ordinanze con valore di legge.
Trattati nel secondo capitolo della Costituzione Meiji, diritti e doveri dei sudditi si configuravano come elargiti dalla volontà illuminata dell'Imperatore. Il popolo giapponese continua a essere un popolo di "sudditi," senza che vengan loro riconosciuti i diritti umani "naturali" che l'uomo può rivendicare in quanto individuo. La Costituzione garantisce questi diritti, stabilendo che qualunque limitazione dovrà essere prescritta per legge e approvata dal parlamento.
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