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I Patti lateranensi
Vengono stipulati tra tra lo Stato italiano e la Santa Sede i Patti lateranensi. Attraverso il Concordato, Mussolini porta così dalla sua parte l'ultimo centro di potere rimasto fino ad allora estraneo alla "diarchia" Re-Duce.
La proclamazione della conciliazione fra Stato e Chiesa coglie di sorpresa i contemporanei, perché si tratta di uno dei pochi aspetti della politica italiana su cui il segreto è mantenuto fino in fondo. In realtà l'accettazione, da parte del Vaticano, dello Stato liberale moderno si è già configurata con il patto Gentiloni e si era poi concretizzata del tutto con la nascita del Partito Popolare; inoltre la comune posizione anti-comunista e anti-sovversiva ha spinto dalla stessa parte della barricata fascismo al potere e Chiesa cattolica; ed il segnale più evidente di acquiescenza della Chiesa al fascismo era stato l'ordine di scioglimento del Ppi.
La fine delle ostilità fra Stato e Chiesa è dunque un frutto maturo. La formalizzazione giuridica dell'accordo viene esaltata, nondimeno, dalla propaganda fascista, come un successo del regime. La Chiesa, dal canto suo, che ha trovato nel fascismo un efficace baluardo contro il "pericolo rosso" e che ha ottenuto un Concordato a condizioni favorevoli, quali non avrebbe mai potuto sperare da una controparte liberale, esalta Mussolini come «l'uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare».
La maggioranza dei cattolici italiani, abituata all'obbedienza perinde ac cadaver dalla rigida gerarchizzazione della Chiesa preconciliare, reagisce all'accordo con l'accettazione, entusiasta o forzata (De Gasperi e Sturzo sono gli esponenti più illustri di questa minoranza silenziosa).
Gli unici oppositori alla Conciliazione furono gli antifascisti laici o liberi religiosi. L'unica espressione pubblica di tale disaccordo è il discorso che Croce, senatore a vita, terrà al Senato nel dibattito sull'approvazione della legge, sua ultima partecipazione ai lavori parlamentari durante il ventennio fascista. Con la sua opposizione al Concordato, Croce inizia a rappresentare il portavoce degli antifascisti impossibilitati a far conoscere la propria posizione, anche dei più lontani dalle sue concezioni politiche, come potevano essere i comunisti, che infatti, con Gramsci nei Quaderni dal carcere e con Togliatti dall'esilio, concordano con la sua opposizione e con i motivi che la originano.
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