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Il primo congresso del Movimento Sociale Italiano
Si celebra a Napoli il primo congresso del Movimento Sociale Italiano, occasione per un primo confronto pubblico tra le diverse correnti.
Il dibattito precongressuale è istruito da tre relazioni approvate dal Comitato Centrale «come indirizzo generico e di base di discussione» per le assemblee comunali e provinciali e per il congresso stesso. Le relazioni riguardano la "Politica sociale ed economica", la "politica interna e costituzionale" e la "Politica estera". Con il documento relativo alla "Politica interna e costituzionale" il Msi si oppone all'istituto delle Regioni previsto dalla Costituzione (la quale secondo i missini deve essere posta al vaglio referendario) e manifesta l'insofferenza verso lo «strapotere dei partiti che si sovrappongono all'azione dei pubblici poteri», inoltre dichiara che non era nelle intenzioni del partito «sopprimere la democrazia». Per quanto riguarda la "Politica Estera", il punto principale su cui tutto il partito è d'accordo è il rifiuto del Trattato di Pace, per il modo inglorioso con il quale è stato siglato e per le condizioni umilianti ivi contenute. Pertanto urge la revisione del "Diktat". Tuttavia, il Msi opera una precisa scelta di campo, definendosi «Presidio dei valori occidentali». La relazione "Politica sociale ed economica" è la più significativa e propone come obiettivo l'adempimento del «processo evolutivo che è stato interrotto dalla guerra» e cioè la sintesi tra il corporativismo del fascismo-regime e la socializzazione del fascismo repubblicano. Concretamente il documento indica: il riconoscimento giuridico delle categorie; l'obbligatorietà dei controlli collettivi; introduzione della magistratura del lavoro e difesa dell'unità sindacale (definita una «conquista dei lavoratori»); in contrapposizione alla libera concorrenza, la «programmazione nazionale».
Il "tono" del Congresso è effettivamente dato dalla corrente di sinistra e dagli interventi dei suoi uomini di punta: Ernesto Massi, Giorgio Bacchi, Gianluca Gatti e lo stesso segretario Giorgio Almirante. La ricerca di una terza via tra capitalismo e socialismo, secondo i "veronisti", non conduce alla rivalutazione del corporativismo così come si è caratterizzato nel periodo del regime fascista, perché l'approccio corporativo ha valore solo se integrato da un processo di socializzazione.
Augusto De Marsanich, infine, segna la conclusione del Congresso con un suo intervento di sintesi tra socializzatori e corporativisti. La mozione conclusiva, poi, riprende molti punti del suo discorso. Infatti essa codifica la posizione del Msi nei riguardi del fascismo con il celebre motto di De Marsanich «non rinnegare e non restaurare», augura la «pacificazione tra le generazioni che il dramma della guerra civile ha diviso», rilancia il tema della corporazione in antitesi alla filosofia del materialismo storico e della lotta di classe e al liberismo, e propugna «la dottrina dello Stato nazionale del lavoro: nazionale e non nazionalista, sociale e non socialista»; infine chiede che la «Nazione sia ricondotta al suo naturale rango di dignità e onore».
In questo Congresso le diverse correnti non si esasperano e tesendono a risolversi in un compromesso, nel quale, per il momento, la leadership di sinistra mantiene il controllo del partito; la Direzione riconferma Almirante alla Segreteria e Michelini, Roberti e Massi come vicesegretari. Inoltre tutto l'apparato organizzativo del Movimento Sociale, articolato in sezioni, federazioni, Comitato Centrale e Direzione, riflette l'abbandono della tipologia fascista come partito di milizia e ordinamento gerarchico e presenta anche per il MSI lo schema classico del partito di massa.
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