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Pasolini apre la polemica sul neorealismo
Pasolini legge a Roma, durante il premio Strega, la sua Epistola in versi "In morte del neorealismo". L'epistola riguarda il Cavaliere inesistente di Calvino e attacca palesemente Cassola, che si presenta con la Ragazza di Bube: «Sono qui a seppellire il neorealismo italiano non a farne l'elogio». Dopo quel polemico intervento molti saranno i dibattiti che impegneranno gli intellettuali, compreso Pasolini, per tutta la metà del decennio successivo. Il suo è un attacco sia politico che culturale a tutte le forme sclerotiche della critica con la sua stessa elevazione a istituzione, e anche un elenco di quegli scrittori che, con «conferenze, inchieste hanno finito col restaurare la lingua e ottenere quello che volevano: ridurla al grigiore dello stato». Una lingua restaurata come il potere, codificata e priva di realtà, come quella del neorealismo (sia letterario che cinematografico) «sigillato col sangue dei partigiani».
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