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Che cos'è la politica sportiva?


Per politica sportiva si può intendere quella fase di gestione istituzionale che, dopo un'adeguata conoscenza di tutta la realtà sportiva, opera scelte operative e gestionali. Il problema maggiore anche a questo livello rimane la difficoltà per delimitare gli interventi soltanto sullo sport. Nell'implementazione politica infatti ritorna tutta la complessità del fenomeno oggetto dell'indagine sociale: qualsiasi intervento sullo sport riguarda contemporaneamente molti altri aspetti della politica. Si evidenzia l'estrema difficoltà di essa a delineare precisi ambiti di intervento, ma soprattutto a non valutare gli aspetti sinergici (educazione, salute, ...) agli interventi sullo sport nella gestione della cosa pubblica.
Oggi il significato sociale dello sport di alto livello, anche in situazioni di tifo localistico, è improntato maggiormente al consumismo ed all'immagine del campione, non tanto mitico, quanto commerciale, avulso da qualsiasi appartenenza politico-partitica e di cittadinanza. Con la globalizzazione dello sport alla politica sportiva rimane allora, almeno nei paesi democratici, l'obiettivo di offrire pari opportunità di pratica sportiva a tutti i cittadini all'interno appunto dell'idea di diritto allo sport per tutti.
Siamo in un momento storico di grandissime trasformazioni per lo sport; proprio per le sue valenze economiche e sociali non può rimanere un sotto-sistema autoreferenziale all'interno del sistema sociale. L'autoregolamentazione potrà essere possibile soltanto per quelle attività praticate in modo residuale, che fanno parte dell'ambiente, piuttosto che dal sottosistema; attività che sono svolte in modo spontaneo, volontaristico, da parte di individui e piccoli gruppi che non hanno bisogno di alcuna organizzazione per svolgere la loro attività sportiva.
In tutti gli altri casi non può mancare il controllo normativo ed un indirizzo politico da parte delle istituzioni sociali, pena l'anarchia e la deregulation di un importante settore della società.
Per l'Italia la recente legge sul doping (L. 376 del 14/12/00) può essere un sintomo dell'aumentato controllo sulle vicende sportive; inoltre la legge si pone l'obiettivo costituzionale di garantire la salute a tutti i cittadini: “l'attività sportiva è diretta alla promozione della salute individuale e collettiva e deve essere informata al rispetto dei principi etici e dei valori educativi... (comma 1, art. 1 L. 376/00).
E' del 1976 la prima carta europea dello sport nella quale si sottolineava il diritto allo sport per tutti, diritto che avrebbe dovuto essere recepito da tutti i governi della comunità per sviluppare politiche sportive più omogenee in tutti gli stati
Il consiglio d'europa sottolinea che: “ogni individuo ha il diritto di partecipare allo sport” e stabilisce una divisione delle attività sportive nelle seguenti categorie:
-    giochi competitivi;
-    attività all'aria aperta;
-    attività fisica praticata per ragioni estetiche;
-    attività di condizionamento.
L'unione europea considera lo sport un settore di intervento in cui devono valere ancora il principio di sussidiarietà e di autonomia delle organizzazioni sportive: al di là delle decisioni ogni paese può organizzare lo sport liberamente, quindi non si è ancora implementata una politica veramente comune in nessuno degli aspetti dello sport.
La politica sportiva dovrebbe essere indirizzata dalle istituzioni di governo europee e dei singoli paesi, ovviamente tenendo conto delle istanze che le singole organizzazioni fanno agli organi governativi. Allo stesso tempo questi devono correlare gli interventi con quelli degli altri settori politici, in particolare con quello sanitario, ma anche economico, urbanistico ed ambientale, formativo, turistico.
In questo modo si può dare una risposta alla domanda: chi deve operare le scelte e le decisioni di politica sportiva?
Pensiamo che le decisioni dovrebbero essere effettuate all'interno di un coordinamento fra più organizzazioni, in cui l'istituzione deve farsi responsabile degli indirizzi della politica sportiva e dei controlli sugli interventi delle singole organizzazioni partecipanti.
Dunque è l'istituzione che dovrebbe farsi garante per indirizzare la politica sportiva operando le scelte; ciò può avvenire soltanto dopo la conoscenza puntuale ed ampia, per il territorio di riferimento, del fenomeno sport nel suo complesso.
Quale strumento può avere l'istituzione? La risposta è l'osservatorio socio-sportivo.

Tratto da LA SPENDIBILITÀ DEL SAPERE SOCIOLOGICO di Angela Tiano
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