Il post seconda guerra mondiale
Uno degli aspetti più importanti del post II Guerra Mondiale è la rapidità con la quale le economie europee si riprendono dalla devastazione bellica. Sia per la Germania Ovest sia per l’Italia gli anni 50 sono caratterizzati dal miracolo economico. I due paesi sono stati distrutti (Germania più dell’Italia). Le perdite demografiche sono state imponenti. Le fabbriche e le aziende agricole sono state danneggiate. Eppure, in un breve lasso di tempo, le economie rimettono in movimento. E lo stesso accade in altri paesi occidentali come Regno Unito, Francia, Belgio e Olanda. Un ruolo importante viene svolto dal sistema economico statunitense a tutte le economie che gli sono collegate. La spinta fondamentale è data dalla crescita della spesa statale per gli armamenti che tra il 1950 e il 1952 cresce esponenzialmente. Ciò ha un enorme ricaduta in tutti i settori industriali. Un altro elemento essenziale è il Piano Marshall. I crediti e le forniture di beni di varia natura che arrivano in Europa grazie al Piano hanno l’effetto di rivitalizzare sistemi economici prostrati dalle conseguenze della guerra e di rimettere in moto la domanda e gli investimenti. Una parte dei prestiti viene impiegata nella ricostruzione degli edifici, strade, reti di trasporto e industrie distrutte nel corso della guerra. Anche questi investimenti portano effetti perché c’è richiesta di macchinari e materiali. In Italia l’industrializzazione si concentra soprattutto nelle regioni settentrionali dove si trovano i più importanti stabilimenti siderurgici e meccanici.
Un’importante spinta alla ripresa economica viene dalla rete di accordi economici che fondano l’Europa comunitaria. Il processo ha inizio il 18 aprile 1951, quando su iniziativa di Robert Schuman (politico francese di ispirazione cattolica) e Jean Monnet (economista francese autore del “piano Schuman” che conduce alla costituzione della Ceca), i rappresentanti di sei paesi europei (Belgio, Francia, Germania occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) si accordano per coordinare la produzione e lo scambio del carbone e dell’acciaio, fondando la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca). Nel 1957 gli stessi sei paesi sottoscrivono il trattato di Roma, che fonda la Comunità economica europea (Cee): obiettivo è quello di formare un Mercato europeo comune (Mec), attraverso un abbassamento delle barriere doganali, la facilitazione della circolazione di merci e individui, il coordinamento delle politiche agricole e industriali, il sostegno delle aree depresse. Si costituisce anche la Comunità europea dell’energia atomica (Ceea, Euratom), organismo collettivo che ha il compito di coordinare e incoraggiare le ricerche per l’utilizzazione dell’energia atomica a scopi civili.
Dato il bisogno sempre maggiore di manodopera, si assiste ad un grande flusso migratorio. Così dall’India, dal Pakistan, dalla Giamaica si va verso il Regno Unito e dal Marocco, dall’Algeria e dalla Tunisia si va in Francia.
Anche molti italiani del Sud si trasferiscono a Torino e a Milano per lavorare nelle fabbriche.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gabriella Galbiati
[Visita la sua tesi: "Logica del tempo in Guglielmo di Ockham e Arthur Norman Prior"]
- Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
- Facoltà: Sociologia
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Gabriella Gribuadi
- Titolo del libro: L'età contemporanea. Dalla grande guerra a oggi.
- Autore del libro: Alberto Mario Banti
- Editore: Laterza
- Anno pubblicazione: 2009
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