Il caso di Edward Solly
Il caso di Edward Solly
È accaduto frequentemente nella storia del gusto, che ragioni economiche, disponibilità, timore di contraffazione e altre considerazioni del genere abbiano incoraggiato collezionisti o studenti a esplorare sfere artistiche solitamente considerate di modesto interesse. Su queste basi si basava in larga misura la moda invalsa nella Francia settecentesca dei quadri di scuola fiamminga o olandese, raffiguranti piccoli ambienti intimi e raccolti, in contrasto con la pittura italiana a soggetto storico. Assai più spettacolare è stato il caso di Edward Solly, un commerciante di legname inglese vissuto a Berlino durante le campagne napoleoniche e che nella città tedesca riuscì a crearsi una solida fortuna. A quell’epoca Solly la cui passione per il collezionismo pittorico sembra essersi manifestata pressoché all’improvviso intorno al 1811, era in condizioni di assicurarsi capolavori dell’alto Rinascimento, non inferiori per qualità e prestigio a quelli che erano affluiti a Londra. Entro certi limiti costui trasse dalle occasioni offertegli i tradizionali vantaggi. Riuscì a procacciarsi una Madonna col Bambino di Raffaello (sebbene questo fosse un dipinto giovanile, troppo forse per il gusto del tempo in Francia e in Inghilterra), un ritratto virile del Moroni e soprattutto un bellissimo autoritratto di Tiziano, opere che avrebbero potuto aggiungersi molto degnatamene a qualsivoglia collezione inglese dell’epoca e addirittura acquisizioni del museo napoleonico, ma per l verità bisogna ammettere che sarebbero stati letteralmente sommersi sotto la valanga dei circa 3000 quadri che Solly ospitava tra le mura della sua residenza berlinese: Botticelli, Cranach, Andrea del Castagno, van der Weyden, è assai improbabile che il nome di questi artisti fosse noti a più di un mezza dozzina di amatori e tantomeno è verosimile che fossero disposti ad acquistare – come Solly fece in misura senza eguali – opere di questi autori, dei loro contemporanei e predecessori. È possibile che Solly, le cui sagaci attività professionali sono state ricostruite in anni recenti con lodevole attenzione, ma la cui personalità permane assai enigmatica, sia stato spronato da una sensibilità per il bello non convenzionale che nella sua portata e nella sua apparente profondità costituiva un unicum ai suoi tempi e sarebbe valso a farne uno dei grandi pionieri nella storia del gusto pittorico? Non possiamo escluderlo, ma più di un motivo ci esorta a dubitarne. Invero, Solly acquistò gran parte die quadri nell’arco di circa un decennio, servendosi all’uopo di agenti prima ancora di prenderne visione di persona. Non solo: non aveva mai messo piede in Italia, donde proveniva la maggioranza dei dipinti in quesitone. Per giunta le sue rare considerazioni sull’arte designano un interesse esclusivo per le opere del Rinascimento italiano: il che concordava pienamente con l’opinione comune e appariva in netta discrepanza con le peculiarità affatto inconsuete della sua collezione, del resto a quell’epoca venduta. Lo stesso Solly riconosceva esplicitamente che non era disposto a conservare i suoi quadri se prima non avevano ottenuto il parere positivo del comitato di Berlino.Non c’è dubbio d’altronde come, nel corso di alcuni anni, prima che nel 1821 cedesse i suoi quadri al governo di Prussia, fosse andato acquisendo opere di antichi maestri tedeschi e in quanto tali suscettibili di essere vendute a potenziali acquirenti assai più dei dipinti quattrocenteschi di scuola italiana che costituivano la caratteristica più insolita della sua raccolta. Forse Solly è stato il primo, e con grande successo, fra tanti facoltosi personaggi, a subire l’influenza degli storici dell’arte tedesca, la cui supremazia andava affermandosi proprio in quegli anni. Indubbiamente non pochi tra i più quotati conoscitori e docenti di storia dell’arte di Berlino e di altre città tedesche manifestavano una crescente entusiastica propensione per l’antica pittura nordica di cui riconoscevano il magistero qualitativo. Subito dopo il rientro a Colonia da Parigi, Schlegel, insieme con i fratelli Boisserée creò una cospicua raccolta di primitivi tedeschi e fiamminghi che suscitò l’ammirazione di Goethe e di tutta Europa, in forza dell’interesse storico-estetico offerto dal suo contenuto così eccentrico, sia perché per la prima volta nella storia valeva a dimostrare come un’ideologia e una fede religiosa (nazionalismo e fede cattolica) potessero assumere i connotati visivi attraverso una collezione privata di antichi maestri.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alessia Muliere
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Umanistiche
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