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Phoudon: la federazione


La federazione è il termine ultimo del processo di spontanea organizzazione ed integrazione dei gruppi e dei centri sociali minori in forme più articolate e collaborazione, sancite da una serie di contratti che culminano in quello federativo.
La stabile riunione di più persone genera di per se stessa una forza collettiva che è il potere sociale che dà consistenza unitaria al gruppo sociale.
Più famiglie quando si stabiliscono su un determinato territorio e svolgono attività che si coordinano e integrano tra loro dando vita a relazioni comuni e rapporti di solidarietà formano un gruppo naturale che presto si trasforma in città e organismo politico affermando la propria unità e indipendenza.
Il comune-città ha la pienezza dei poteri sovrani, provvede all’ordine interno e alla difesa esterna, amministra la giustizia, ha una sua scuola, impone i tributi.
La città è l’organismo sociale in cui si integrano i gruppi sociali minori per costituire un’entità politica che  compiuta in se stessa.
Quando la città ha raggiunto il suo punto di massima espansione si formano altri gruppi sociali che formano altre città.
Lo stato che ha la sua ragion d’essere nella centralizzazione deve essere sostituito in una organizzazione federale costituita dalle città che hanno comuni interessi che la fanno sussistere mediante una serie di accordi che si riassumono tutti nel contratto di associazione federativa.
Nel 1864 un gruppo di operai pubblicava il Manifesto dei 60 per presentare i candidati alle elezioni politiche di quell’anno: per la prima volta i lavoratori votavano per i propri rappresentanti operai senza delegare tale funzione ai politici. Il manifesto testimonia la presa di coscienza della classe operaia di voler diventare soggetto attivo e autonomo di un’azione politico-sociale volta a instaurare un nuovo ordine economico-sociale nel quale fossero riconosciuti i diritti dei lavoratori.
In quell’occasione Proudhon scrisse l’ultima opera: Della capacità politica delle classi operaie. Rileva la distinzione tra una capacità legale e una capacità reale. La prima è conferita dalla legge a tutti con il suffragio universale, la seconda si riferisce alla capacità che una categoria di persone possiede e che può far valere. Diceva che le classi operaie avevano acquistato coscienza di se stesse. La classe operaia era appena nata alla vita politica e non era ancora in grado di affermare la propria preponderanza, di far valere la sua volontà di trasformazione della società. Una vera riforma della società era possibile solo con un alleanza tra la media borghesia, che avrebbe fornito le capacità direzionali e imprenditoriali e il proletariato.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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