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Trentin firma la proposta Amato


Gli ultimi passaggi prima dell'accordo del 31 luglio 1992 furono drammatici. Amato presentò una proposta che implicava la fine della scala mobile, salvo che nei periodi di vacanza contrattuale; l'accettazione che la crescita di salari e stipendi (politica dei redditi) fosse compatibile con la discesa dell'inflazione al 2% in tre anni e la sospensione della contrattazione articolata per due anni. Erano condizioni decisamente dure da accettare per la CGIL.
Ne nacque un durissimo braccio di ferro nel quale il governo usò l'arma della minaccia di dimissioni. In quel clima politico, economico e giudiziario la caduta del governo avrebbe provocato conseguenze incontrollabili. Trentin firmò l'accordo e contestualmente presentò le dimissioni al direttivo della CGIL (respinte dal direttivo riunitosi ad Ariccia ai primi di settembre): per la prima volta nella sua storia la CGIL accettava il principio della politica dei redditi.

Gli eventi immediatamente successivi rivelarono che quella scelta del sindacato era stata provvida e ineluttabile se si voleva contribuire a salvare il paese dalla bancarotta e restituire al sindacato confederale un ruolo politico necessario anche per fronteggiare il declino.
Ma questo non impedì l'esplosione della contestazione antisindacale che in certi momenti ebbe episodi incresciosi come il ferimento durante dei comizi di Trentin e D'Antoni, rispettivamente a Firenze (22 settembre) e Milano (13 ottobre).
A fine ottobre 150 consigli di fabbrica proclamarono uno sciopero mettendo in grande difficoltà le Confederazioni ed in particolare la CGIL. Quest'ultima, anche in virtù delle pressioni interne da parte della corrente "Essere sindacato" decise di aderire allo sciopero provocando una serie di polemiche con le altre Confederazioni. Questo atteggiamento oscillante ed ambiguo della CGIL che da un lato voleva tenere ferme le posizioni assunte a luglio e dall'altro cercava di mantenere il raccordo con la base protestataria e dissenziente, era la prova delle forti vischiosità interne esistenti che determinavano un rischio di scissione per il sindacato come era accaduto per PDS-PRC.


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