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La concertazione


Dopo la crisi del governo Amato e la formazione del governo “tecnico” Ciampi, il 28 aprile '93, la trattativa entrò di nuovo nel vivo anche per volontà del presidente del Consiglio e del Ministro del Lavoro Giugni di giungere rapidamente ad un accordo definitivo che calasse in un quadro più ampio le intese del luglio '92.

L'accordo fu raggiunto il 3 luglio 1993 e si articolò nei seguenti punti principali: la politica dei redditi era riconosciuta come strumento fondamentale di contenimento dell'inflazione e di riduzione del debito pubblico; la concertazione della politica dei redditi si sarebbe articolata in due sessioni annue (maggio-giugno e settembre) attribuendo una dimensione istituzionale alle relazioni industriali mai avuta nella storia del dopoguerra; in tema di contratti si riconoscevano due livelli, quello nazionale (la cui durata era quadriennale per la parte normativa e biennale per la parte salariale) e quello aziendale o territoriale, e si stabiliva una distinzione delle materie tra questi livelli; la disciplina del periodo di vacanza contrattuale.

Prima della firma le Confederazioni chiesero di poter consultare la base. Il risultato del voto delle assemblee di fabbrica fu una maggioranza vicina al 70% a favore del sì (ma non mancarono eccezioni come l'assemblea all'Alfa di Arese dove la maggioranza fu per il no). L'accordo fu definitivamente chiuso a palazzo Chigi il 23 luglio 1993.


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