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I “Discorsi” di Machiavelli


14.12 Machiavelli, nei Discorsi,  analizza anche la situazione delle Repubbliche, come quelle italiane del tempo. Esse dovrebbero essere caratterizzate dalla certezza del diritto e da una reale eguaglianza giuridica, in base alla quale tutti possono essere accusati senza timore, ma deve anche essere prevista una seria pena per i calunniatori. Compie un’analisi comparata con la politica romana, in cui il rispetto per la legge era una vera religione civile (non solo per la Repubblica, ma anche per molti imperatori), tant’è che, quando questa si dissipò, iniziò la vera crisi di Roma.

4.13 La religione civile fece la fortuna di Roma: non aveva aneliti trascendenti, ma era funzionale alla ragion di Stato, alla quale, all’occorrenza, si sottometteva. Il Cristianesimo, al contrario, non può essere una religione civile perché i valori che promuove – rassegnazione, pietismo, perdono e altri – si addicono ben poco alla politica.

4.14 Senza la religione, viene meno il timore di Dio e, quindi, si genera disimpegno civile e mancata obbedienza alle leggi. Per evitare il crollo dello Stato, prima o poi al timore di Dio si sostituisce il timore per un principe, ma è solo una soluzione momentanea, poiché neanche il più grande fra gli uomini può, in breve tempo, risvegliare negli uomini lo spirito civile. I buoni costumi sono fondamentali per mantenere la legge e perché il popolo possa dirsi libero; se il popolo è corrotto, non può neanche essere libero, poiché le nuove leggi sono frutto della corruzione stessa.

14.15 Neanche le migliori leggi possono risollevare la vita politica se non sono animate dal giusto spirito nella società: se il popolo è corrotto, viene meno la possibilità di elezioni meritocratiche e diventa impossibile l’avvicendamento delle cariche (presupposto per la vita di una repubblica), poiché le cariche vengono affidate non per merito, ma per corruzione. Le leggi, in questo contesto, devono indicare agli uomini il senso del limite (cioè il senso del dovere), e da esse dipende la durata delle repubbliche.

14.16 Le Repubbliche sono sempre durate di più delle monarchie perché governano poco: decentrando il più possibile il potere, esse si adattano meglio alle diversità dei cittadini e dei tempi, mentre il governo centralizzato allontana i cittadini dalla vita politica e  provoca, a lungo andare, un impoverimento del popolo, che finisce per perdere fiducia nelle leggi. La perdita della religione civile provoca corruzione e decadenza morale perché, in un tale contesto, l’unico obiettivo rimane quello di imitare i ricchi, proprio come nella Firenze dei tempi di Machiavelli.

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